Il Dma nasce come strumento per aumentare la contendibilità dei mercati digitali nel mercato interno. Mentre la Commissione è alle prese con la sua piena attuazione, gli Usa premono per alleviarne l’impatto. Ma non può diventare un’arma negoziale.
Autore: Oscar Borgogno
Ricercatore presso il Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia e Senior Fellow presso la George Washington University. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino e alla Scuola di Studi Superiori “Ferdinando Rossi”, ha conseguito un MSc in Law and Finance all’Università di Oxford e un dottorato in diritto dell’economia all’Università di Torino. I suoi interessi di ricerca riguardano le politiche della concorrenza, la regolamentazione finanziaria e la proprietà intellettuale.
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Con il Digital Markets Act, la Ue fa un passo avanti nella regolamentazione delle piattaforme digitali. La fase di attuazione sarà cruciale per l’efficacia della disciplina, così come il coordinamento con le normative delle altre principali economie.
La sentenza dello scorso aprile della Corte Suprema degli Stati Uniti segna un precedente importante per l’economia digitale, sancendo che il copyright non si estende agli eventuali usi trasformativi delle opere. Ma molte questioni restano ancora aperte.