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Autore: Paolo Naticchioni

brugiavini

Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Roma Tre. Ha conseguito titoli di dottorato presso l'Université Catholique di Louvain e la Sapienza Università di Roma. E’ stato anche Dirigente presso la Direzione Centrale Studi e Ricerca dell’Inps, segretario dell'Associazione Italiana degli Economisti del Lavoro, ed è fellow del centro di ricerca IZA. I suoi interessi di ricerca sono nell'ambito dell'economia del lavoro (in particolare temi come la disuguaglianza, sindacato e contrattazione, dinamica dei salari), economia regionale, political economy, economia dell'immigrazione, valutazione di politiche pubbliche.

Quando il reddito è extra-parlamentare

La possibilità di mantenere un’attività lavorativa al di fuori del Parlamento ha due conseguenze. Da un lato, facilita l’ingresso alla Camera o al Senato di cittadini particolarmente affermati nel mercato privato che altrimenti non si sarebbero candidati. Un fatto auspicabile laddove la capacità dimostrata sul mercato sia in qualche maniera correlata con la capacità di risolvere i problemi del paese. Dall’altro, riduce il loro impegno nell’attività parlamentare, almeno in quella più strettamente legislativa.

L’identikit del parlamentare italiano

Una banca dati permette di delineare profilo, comportamenti e modi di selezione dei parlamentari italiani delle ultime tre legislature. Chi è stato eletto con il maggioritario ha spesso esperienze amministrative precedenti e presenta un numero maggiore di disegni di legge. L’elezione in Parlamento ha un’influenza positiva sul reddito, soprattutto per alcune professioni. La nuova legge elettorale, che rende meno competitiva la composizione delle liste dei candidati, potrebbe determinare una riduzione del livello medio di competenza ed esperienza.

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