Con la guerra in Ucraina l’Europa ha cercato di rafforzare le relazioni commerciali con l’Azerbaijan. Ora l’attacco azero al Nagorno-Karabakh, con l’esodo degli armeni, complica la situazione. E mostra che la transizione energetica è sempre più urgente.
Autore: Piero Martin
Professore ordinario di fisica sperimentale all’Università di Padova. Svolge la sua ricerca sulla fusione termonucleare. Al suo attivo ha oltre 140 pubblicazioni. Attualmente è Chief Physicist di DTT, il nuovo grande esperimento di fusione europeo, la cui costruzione è in corso a Frascati. È Fellow dell’American Physical Society, riconoscimento concesso a un ristretto numero di scienziati. Accompagna la ricerca con la divulgazione. È editorialista per La Stampa e ha scritto su lavoce.info Nel 2019 ha vinto il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica, sezione articoli, con un articolo pubblicato ne La Stampa. Il suo ultimo libro “Le 7 misure del mondo” (Laterza, 2021) è finalista del Premio Galileo 2022 ed è di prossima pubblicazione in inglese per Yale University Press, in tedesco, cinese, giapponese e francese. Su twitter @pieromartin.
Una guerra nucleare non può essere vinta, semplicemente perché porterebbe alla distruzione dell’umanità. Eppure, si è fatta strada l’idea che si possano usare armi nucleari tattiche, con effetti più limitati. Ma si tratta di un’illusione pericolosa.
Il nucleare è tornato nell’agenda politica, ma ancora la divide. Nei programmi elettorali si ritrova un ampio ventaglio di opinioni, con diversificazioni anche all’interno delle stesse coalizioni. Un segnale positivo è l’attenzione di tutti alla ricerca.
Il Giappone ha chiuso le sue centrali nucleari nel 2011, dopo l’incidente di Fukushima. Oggi quella decisione è rimessa in discussione. Un ritorno di Tokyo al nucleare avrebbe ripercussioni sulle emissioni di gas serra e sui mercati energetici globali.
L’Italia è sul podio internazionale per uso di energie rinnovabili ed efficienza energetica. Alla vigilia dell’iniziativa “M’illumino di meno” pare che il nostro paese si illumini anche meglio. I numeri però vanno letti con attenzione. E soprattutto vanno resi sostenibili, finanziando la ricerca.
Permangono nel nostro sistema di istruzione marcate differenze sociali. Mentre restiamo indietro rispetto ai paesi più avanzati in termini di competenze e studi completati. Sono necessarie azioni più forti e continue. E un nuovo patto sociale che ridia dignità e valore alla scuola.
Dopo il primato economico, i paesi Ocse iniziano a perdere anche quello formativo. Le economie emergenti li stanno sorpassando per numero di giovani laureati. E se continua così, da bacino di lavoro non specializzato a basso costo potrebbero presto diventare attori chiave in settori strategici.
Unione Europea, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea del Sud hanno firmato un accordo per la realizzazione del progetto Iter, finalizzato alla produzione di energia dalla fusione di nuclei leggeri. E’ una pietra miliare nel percorso verso un futuro energetico sostenibile. Che richiede fonti energetiche accessibili ed equamente distribuite sul pianeta, di limitato impatto ambientale e capaci di soddisfare un fabbisogno mondiale in continua crescita. Costo di costruzione del reattore sperimentale è 5 miliardi di euro. Il ruolo dell’Italia.