Nei programmi dei partiti non c’è alcun cenno alle politiche per l’organizzazione dei trasporti. Eppure, le questioni da affrontare sarebbero molte. Anche perché da alcune riforme in questo settore dipendono tranche di finanziamento del Pnrr.
Autore: Pietro Spirito
Docente incaricato di Management delle Infrastrutture presso Universitas Mercatorum e docente straordinario di Economia Applicata presso l’Università Pegaso. È stato presidente dell’Autorita di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale. In precedenza ha ricoperto le posizioni di Presidente e direttore generale dell’Interporto di Bologna, direttore centrale operazioni di Atac, direttore generale della Fondazione Telethon. Per venti anni è stato dirigente del Gruppo Ferrovie dello Stato, durante il percorso di trasformazione da ente pubblico a società per azioni. Ha iniziato la sua attività professionale in Montedison, all’ufficio studi, e nel sistema camerale, presso l’Istituto Guglielmo Tagliacarne. È stato anche funzionario della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. È autore di diversi libri ed articoli, in particolare sui temi dei trasporti e della logistica. Da ultimo ha pubblicato “Il nuovo capitalismo della mobilità”, Guida Editori.
Per la strage di Viareggio del 2009 sono stati condannati i vertici delle Ferrovie dello stato. Eppure, sulla sicurezza era stato profuso uno sforzo rilevante negli anni Novanta. L’incidente si colloca in una zona grigia del processo di liberalizzazione.
Dopo una lunga trattativa tra governi, a fine settembre è nato il più importante gruppo europeo dell’industria cantieristica. Fincantieri-Stx rappresenta anche un punto di svolta per tornare a guardare ai mercati internazionali in logica di espansione.
A Roma mezzi e infrastrutture del trasporto pubblico sono vecchi e inadeguati, penalizzando la qualità del servizio. Poiché le risorse non sono ingenti, serve una programmazione complessiva e certa, che sincronizzi la realizzazione delle nuove linee della metropolitana con il rinnovo delle flotte.
A Roma e nel Lazio la situazione del trasporto pubblico locale è davvero grave. Il neo-eletto presidente della Regione e il futuro sindaco se ne dovranno occupare con estrema attenzione e in fretta. Cercando di evitare quella divaricazione di indirizzi che è stata frequente negli anni passati.
Suscitano perplessità le misure della legge di Stabilità sul trasporto pubblico locale. Con la creazione di un fondo nazionale e la definizione di linee guida per l’allocazione delle risorse tra le Regioni, il potere decisionale torna al Governo centrale.
Diversi fattori stanno portando il trasporto pubblico locale italiano verso il collasso. A causare le maggiori difficoltà è l’incertezza del quadro normativo, con le continue oscillazioni tra orientamenti normativi pro-liberalizzazione e comportamenti pratici delle amministrazioni pro-monopoli esistenti. Alla luce della sentenza della Corte costituzionale serve un riassetto profondo del comparto, che preveda politiche di accompagnamento all’apertura del mercato alla concorrenza, consentendo la ristrutturazione e riorganizzazione delle aziende.
Il costo della logistica è variabile strategica nelle decisioni delle aziende, che possono optare per la delocalizzazione in aree maggiormente competitive. E’ perciò un asse portante per lo sviluppo dell’economia nel suo insieme. Nella selezione degli investimenti pubblici, la scelta dovrebbe cadere sulle “piccole opere” capaci di dare risposte di breve-medio termine alla richiesta delle imprese di qualità nei servizi di trasporto e di logistica. Tenendo conto della peculiarità della struttura industriale italiana e del fatto che i tempi di realizzazione sono un elemento cruciale.