Le aree interne continuano a perdere abitanti. La ragione è forse nella difficoltà a raggiungere i servizi essenziali. Per distribuirli in modo da favorire processi di rivitalizzazione possono essere d’aiuto le politiche di coesione. I dati sul Piemonte.
Autore: Santino Piazza
Dirigente di ricerca presso Ires Piemonte (Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte, Torino), dove è responsabile dell’Area Sviluppo Economico Regionale e Finanza Territoriale.
Laureato in Filosofia presso l’Università degli studi di Bologna, ha conseguito Master e Dottorato di Ricerca in Economia e Finanza dell’Amministrazione Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Coordina un gruppo di lavoro sulla valutazione dei Fondi di Coesione, sulla finanza territoriale, in particolare sui modelli di previsione delle entrate tributarie locali, oltre che sui temi dell’Economia Regionale.
Contribuisce al Rapporto sulla finanza territoriale in Italia (a cura di Ires Piemonte, Irpet Toscana e altri Istituti di ricerca regionali).
È da aprile che il Ministero dell’Interno ha sospeso la fornitura in modalità download dei dati relativi ai bilanci dei comuni e delle province italiani, disponibili in precedenza sull’Osservatorio della Finanza Locale nel sito del ministero. I dati possono ancora essere scaricati, ma bisogna prendere i quadri di bilancio per ogni singolo comune o provincia e poi, se necessario, riaggregarli assieme. Per chiunque voglia fare analisi comparate sulla finanza degli enti locali italiani (ricercatori, funzionari e politici locali, semplici cittadini), uno spreco di tempo enorme, e tale spesso da rendere il lavoro semplicemente impossibile. A meno che non si abbia qualche “santo in paradiso”, nel caso concreto un qualche funzionario amico al ministero, che per pura cortesia si scarica di persona i dati e poi te li spedisce. Il ministero non ha offerto alcuna spiegazione per l’interruzione del servizio; si è inizialmente pensato a qualche problema tecnico, ma ormai sono passati sei mesi e neppure il più incapace dei tecnici avrebbe potuto metterci tanto. Da notare che esistono viceversa imprese private, che a pagamento, offrono banche dati complete e che risultano al momento molto gettonate.
Una delle frasi preferite del senatore a vita Giulio Andreotti è, come noto, che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”. Noi non vogliamo pensar male, ma la convergenza tra una riforma federale pasticciata e la scomparsa dei numeri che potrebbero consentire di valutarla solleva qualche interrogativo. Si noti anche che uno degli obiettivi della riforma federale, come evidenziato nella Relazione sul Federalismo Fiscale pubblicata il 30 giugno 2010 è proprio quello di “assicurare il completo scambio di informazioni e la piena trasparenza nel monitoraggio di azioni e risultati” . Ma il primo passo per consentire la trasparenza è proprio l’accesso universale al dato, senza il quale non c’è né monitoraggio né critica razionale possibile.
PONIAMO DUNQUE UNA SEMPLICE DOMANDA ALL’ONOREVOLE ROBERTO MARONI:
Signor ministro, quando pensa di rendere nuovamente accessibili a tutti gli interessati i dati sui bilanci degli enti locali?