I consumi delle famiglie italiane proseguono il lento recupero post-Covid. Ma le scelte dei consumatori portano a una forte ricomposizione a favore dei servizi e a scapito di beni e industria. A soffrire, in particolare, gli alimentari consumati in casa.
Autore: Sofia Felici
Economista presso il Centro Studi Confindustria, dove svolge attività di ricerca macroeconomica e analisi congiunturale dell’economia italiana. Precedentemente ha lavorato in Prometeia all’interno della practice di Analisi dei Mercati e degli Intermediari Finanziari, nell’Ufficio Studi della Confcommercio e ha svolto un periodo di tirocinio presso il Joint Research Centre della Commissione europea ad Ispra. Si è laureata in Scienze Economiche e ha conseguito il Master of Science in Economics presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, trascorrendo un periodo di studio all’estero presso l’Università di KU Leuven in Belgio.
Il risparmio accumulato dalle famiglie nell’ultimo triennio potrebbe aver alimentato la spesa nella seconda parte del 2022. Ora la situazione è cambiata: rincari dell’energia, inflazione e incertezza potrebbero frenare i consumi e favorire la stagnazione.
A partire dal 2021, i prezzi delle commodity energetiche sono progressivamente aumentati. Ne sono colpiti indistintamente tutti i principali paesi europei. Ma in Italia la crisi energetica rischia di produrre danni più gravi rispetto a Francia e Germania.
Parte dello spread sui rendimenti dei titoli pubblici è ascrivibile a un deficit sistematico di credibilità delle politiche italiane di riduzione del rapporto debito-Pil. Promesse meno ambiziose farebbero risparmiare miliardi di spesa per interessi.