A fine 2006, gli stock investiti all’estero dalle banche cinesi erano pari a 12,3 miliardi di dollari. Per il 2007, i dati parlano di un flusso superiore ai 10 miliardi. E forse siamo solo all’inizio. La crescente capitalizzazione, mentre in Occidente si soffre la crisi subprime, e l’ampia disponibilità di riserve ufficiali suggerisce che gli istituti bancari cinesi guarderanno ancora con attenzione ad acquisizioni fuori dei confini nazionali. Cosa è cambiato nel sistema bancario della Cina per spingerlo a livelli di produttività tali da sopportare i costi di un’espansione internazionale?