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Autore: Stefano Micossi Pagina 3 di 5

micossi Consulente per le strategie e le policies di Assonime e Visiting Fellow presso l’European University Institute, e prima direttore generale di Assonime, direttore generale dell’Industria alla Commissione europea (1995-1998), direttore del Centro studi della Confindustria (1988-1994), direttore del settore internazionale del Servizio studi della Banca d’Italia (1986-88), dove aveva lavorato come economista dal 1974. Professore al Collegio d’Europa, dove insegna il corso base per gli economisti (post-graduate) sull’integrazione e il mercato interno (dal 1991, con l’intervallo degli anni della Commissione). E' Membro del consiglio di amministrazione del Ceps di Bruxelles (dal 2002) e Presidente del gruppo Cir.

DA LISBONA UNA NUOVA COSTITUZIONE PER L’EUROPA*

Il percorso che ha portato all’accordo sulle istituzioni europee è stato tormentato, ma il risultato finale sembra soddisfacente. Migliora il sistema decisionale con la fine della presidenza a rotazione e i nuovi meccanismi di voto in Consiglio. Di fatto, l’Unione avrà un ministro degli Esteri e gli affari di giustizia e di polizia entrano a pieno titolo tra le politiche comuni. Il Consiglio europeo conferma il suo ruolo di decisore centrale, sempre più affiancato dal Parlamento, mentre si indebolisce la Commissione. Cooperazioni rafforzate e direttorio informale.

Un buon compromesso dal Consiglio europeo

Si è salvata la sostanza delle innovazioni del Trattato costituzionale, realizzando un sistema più funzionale di decisone e di organizzazione dei poteri. E si è saputo dare risposte adeguate a un’opinione pubblica che chiedeva maggior controllo sulle scelte dell’Unione e maggiori garanzie sulle sfere di autonomia delle politiche nazionali. Le puntigliose precisazioni a tutela delle prerogative degli Stati membri non attenuano l’importanza dei nuovi poteri dell’Unione in materia di politica estera e di difesa e di sicurezza interna.

Appunti per un nuovo Trattato

Il Consiglio europeo di giugno può trovare un compromesso che non oltrepassi la “linea rossa” degli Stati membri e nello stesso tempo assicuri un effettivo miglioramento nel funzionamento e nella legittimità democratica delle istituzioni europee. Lo stallo dura da quasi un decennio ed è ora di superarlo. Della Costituzione bocciata dai referendum francese e olandese andrebbero salvate la Parte I e la Parte III. Ma anche la Parte IV, in particolare le clausole sulla passerella e le procedure di revisione.

Fino all’ultimo miglio

La discussione sul futuro della rete fissa di Telecom sembra incanalarsi sulla strada giusta, ma occorre evitare che le nuove regole siano in contrasto con il diritto comunitario. Deve essere opportunamente giustificata e motivata la decisione di attribuire all’Agcom ulteriori poteri. Che devono essere delimitati da chiari principi di necessità e proporzionalità rispetto alla finalità di garantire l’accesso in condizioni di uguaglianza alla rete fissa non duplicabile. Un buon quadro regolatorio fornisce anche la risposta alle preoccupazioni sugli investimenti.

I 50 anni dell’Unione: politicizzare le istituzioni?

Non basta migliorare la funzionalità delle istituzioni dell’Unione, occorre ridarle muscoli e sangue di sostegno polare. A questo fine si dovrebbero attribuire al Parlamento europeo i poteri di nomina del presidente della Commisione e di decisione sulle spese pluriennali del bilancio dell’Unione lasciando al Consiglio la decisioene sul tetto delle risorse proprie (come anche propone Gros). Con queste due semplici modifiche, le elezioni europee prenderebbero nuovo significato: i partiti dovrebbero indicare il programma per il bilancio europeo e il candidato a guidare la Commissione.

Perchè l’Unione riparta

L’Unione Europea è in crisi profonda. Perché l’equilibrio originale è stato profondamente alterato dai successivi allargamenti, paralizzando le decisioni sulle grandi questioni. E perché è sceso il sostegno pubblico alle istituzioni comunitarie, a causa di politiche nazionali inadeguate ad affrontare le sfide dell’integrazione e della globalizzazione. Occorre una nuova iniziativa in tre settori critici: un disegno credibile di politiche economiche coordinate; un accordo sulla riforma del bilancio; una discussione aperta sulle questioni istituzionali. Una sintesi e, in allegato, il documento integrale.

Come rendere efficiente la sanità pubblica

Si parla di una nuova legge delega per la sanità. Ma prima andrebbero valutati gli effetti di quanto fatto nel passato. Da rafforzare la fissazione delle tariffe di prestazione e l’aziendalizzazione delle Asl. Alle quali si dovrebbe applicare un vincolo di bilancio stringente, affiancato dalla pubblicazione regolare di indicatori di performance e di costo. Soprattutto, bisogna dare voce ai pazienti, affidando l’acquisto delle prestazioni sanitarie a fondi mutualistici o assicurativi. Lo Stato avrebbe comunque il compito di fissare gli standard di qualità e prezzo.

Le priorità della politica economica

Se si vuol discutere seriamente di crescita, dobbiamo parlare di istituzioni e di regole, non di politica industriale. Dobbiamo intervenire incisivamente per separare la politica dall’economia. Un decalogo dei buoni rapporti fra politica e affari: servono legalità e buona giustizia, rapida e prevedibile negli esiti; chiare e semplici regole per l’avvio e l’esercizio dell’attività economica; tutela della concorrenza. Ma i primi a dover cambiare i loro comportamenti sono proprio i membri delle assemblee elettive e i pubblici amministratori.

Un bilancio in rosso

Al Consiglio europeo si è trovato un accordo sul bilancio dell’Unione per il periodo 2007-2013. Grazie alla mediazione della Germania. La discussione è stata pregiudicata dalla decisione del 2002 di mantenere invariati i tetti per la spesa agricola. Il compromesso raggiunto in extremis non cancella la delusione per un negoziato che poco innova nel bilancio comunitario e rinvia tutte le decisioni al prossimo round, dopo il 2013. Una postilla all’intervento già apparso su questo sito.

Fallimento: una legge sulla strada giusta

La nuova disciplina del fallimento amplia gli spazi per gli accordi tra le parti nella ricerca di soluzioni della crisi d’impresa, anche prima della dichiarazione di fallimento. Le decisioni sulla gestione delle crisi sono attribuite ai creditori. Le procedure divengono più semplici e rapide. Il nuovo sistema non è perfetto, ma introduce novità positive. Ora si tratta di iniziare ad applicare le nuove norme. E sarebbe opportuno istituire un sistema di monitoraggio dell’efficienza delle procedure concorsuali, anche mentre sono in corso.

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