Seguire la metodologia standard nelle analisi costi benefici consente di evitare le manipolazioni. Il “beneficio sociale” va dunque calcolato senza distinguere tra quello del consumatore e quello del produttore, analizzato nell’analisi finanziaria.
Autore: Tatiana Cini
È laureata in Discipline Economiche e Sociali (DES) presso l'Università Luigi Bocconi; ha frequentato il corso di specializzazione "Mediazione culturale e gestione del turismo” presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Bergamo e ha inoltre partecipato al corso di perfezionamento "Il Project Finance per il finanziamento e la realizzazione di investimenti pubblici" organizzato dalla SDA Bocconi.
Attualmente lavora in PTSCLAS in qualità di project manager su temi di economia dei trasporti, del turismo e dello sviluppo territoriale.
Esperta di valutazioni di fattibilità socioeconomica e finanziaria, si è specializzata nella redazione di analisi costi benefici e di studi di impatto territoriale di progetti sviluppati nell'ambito di investimenti dei Fondi Strutturali dell'Unione Europea, con particolare attenzione agli ambiti aeroportuale, ferroviario, stradale e del trasporto pubblico locale. Ha recentemente collaborato a indagini e analisi costi benefici su servizi ferroviari ad alta velocità (nell’ambito di un incarico conferito su iniziativa della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Sino al 2016 ha svolto attività di ricerca per il CERTeT (Centro di Economia Regionale, Trasporti e Turismo) dell’Università Luigi Bocconi al cui interno, tra il 2013 e il 2016, ha seguito i lavori del “Laboratorio Infrastrutture”.
L’analisi costi benefici rischia di rimanere vittima del dibattito sulla Tav. Invece è una tecnica da rafforzare perché cruciale nel valutare un progetto. Nel primo di due articoli alcune considerazioni di carattere generale sui fattori da considerare.