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Autore: Tito Boeri Pagina 31 di 38

tito Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.

Che sia davvero l’ultima riforma

La riforma delle pensioni non serve a ripianare l’attuale deficit di bilancio. E’ necessaria soprattutto per ridurre il precariato. Ma se non si ha la forza politica di completare il passaggio al metodo contributivo, meglio lasciare tutto com’è. Perché i ritocchi costano più dello status quo. Tra i correttivi prioritari da adottare, l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, l’introduzione di riduzioni attuariali per chi lascia il lavoro prima dei 65 anni, lo smobilizzo immediato del Tfr nelle piccole imprese. Interventi e commenti di Sandro Gronchi, Marcello Messori e Carlo Ippoliti.

Se non ora quando?

Economia e finanza pubblica italiane hanno bisogno di riforme strutturali. Dopo aver indicato una rotta riformatrice con il Dpef, la politica economica italiana sembra ora in una situazione di stallo. Alimentata, paradossalmente, da una serie di buone notizie sullo stato dell’economia. Eppure, come dimostra l’esperienza dei paesi europei negli ultimi vent’anni, le riforme politicamente difficili, quelle che agiscono sul lato della spesa, riescono nei periodi di espansione. E sono anche le uniche che permettono di coniugare risanamento e crescita.

Un Dpef balneare?

Doveva essere un Dpef di legislatura, ma rischia di passare alla storia come un Dpef balneare. I segnali di ripresa economica e l’imprevisto aumento degli introiti fiscali hanno convinto il Ministro dell’Economia e delle Finanze che l’aggiustamento di finanza pubblica richiesto dal Dpef approvato a luglio vada ridimensionato. E’ un errore, anche perché il nuovo patto di stabilità impone che l’aggiustamento sia piu’ marcato quando le cose vanno bene. Speriamo che almeno sulle intenzioni di intervenire su enti locali, sanità, pubblico impiego e previdenza il Dpef riesca a superare l’estate.

Tre segnali sull’immigrazione

Ampliando le quote, liberalizzando i flussi di lavoratori dai nuovi stati membri e non chiedendo la restituzione del bonus bebè, il governo ha voluto lanciare tre messaggi importanti a italiani, immigrati già presenti nel nostro paese e lavoratori dei nuovi Stati membri. Dicono basta all’ipocrisia delle quote irrealistiche e alle discriminazioni nell’accesso alle prestazioni di welfare, aprono alla manodopera qualificata. Occorrerà ora rivedere in modo organico la normativa, possibilmente cercando di guidare un processo di armonizzazione delle politiche dell’immigrazione a livello europeo.

Freno e acceleratore senza marce

Un Dpef di inizio legislatura può essere un documento molto utile perché può avere un orizzonte programmatico relativamente lungo. Ma bisogna riempirlo di contenuti. Non e’ il caso del Dpef approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì 7 luglio. Speriamo che a settembre, quando presenterà gli interventi promessi ma non specificati, il Governo mostri lo stesso coraggio avuto col decreto sulle liberalizzazioni. Servirà per coniugare risanamento e crescita, freno e acceleratore. Altrimenti si rischia di inchiodare l’economia. Come quando si guida una macchina senza marce col piede sinistro.

Un taxi chiamato desiderio

Per i taxisti la licenza è come una pensione: quando decidono di ritirarsi dalla vita attiva la vendono e, col ricavato, si procurano un reddito per il resto dei loro giorni. Comprensibile dunque che si oppongano alla perdita in conto capitale che potrebbe seguire dalla liberalizzazione. Ma chi protesta non si è reso conto che il provvedimento varato dal Governo prevede misure di compensazione, tanto che la perdita sarebbe molto contenuta. Certo non sarà così se continueranno con le loro esasperate forme di lotta.

Il goal non segna la crescita

L’Italia ha vinto i campionati del mondo di calcio. La banca olandese Abn-Amro aveva accreditato l’Italia di uno 0,7 per cento in più di crescita in caso di vittoria ai mondiali. Ma lo scenario non ha nulla di reale. Infatti, lo studio non cerca di isolare l’effetto della vittoria sul Pil dopo aver tenuto in considerazione tutte le altre variabili che determinano la performance di un’economia. Se poi si guardano i dati, si scopre che chi vince va peggio dal punto di vista economico rispetto all’anno immediatamente precedente e al successivo. E che il paese vincitore cresce meno in media dell’altro finalista.

Pensioni: 10 correttivi al posto di uno scalone

Ritoccare le regole di un sistema previdenziale è operazione molto delicata. Si deve dare il tempo ai lavoratori coinvolti di rivedere i propri piani di lavoro e risparmio, evitare di generare nuove sperequazioni e nuovi interventi in futuro. Il Governo Prodi dovrà rimediare agli errori commessi nella scorsa legislatura rivedendo la normativa con orizzonti lunghi, guardando alla sostenibilità del sistema, alla necessità di dare spazio a un secondo pilastro, piuttosto che all’esigenza di fare cassa da subito. Ecco dieci possibili correttivi che mirano ad anticipare l’entrata in vigore del sistema introdotto dalla riforma del 1996.

Una ricognizione fra il tecnico e il politico

Tre i messaggi chiave del rapporto della Commissione Faini: la situazione dei nostri conti pubblici è molto difficile, e più grave di quella descritta nella Trimestrale di cassa; avrebbe potuto essere peggiore senza l’ombrello dell’euro; la Ragioneria generale dello Stato è un organismo troppo soggetto ai condizionamenti della politica. Bene, dunque, potenziare i servizi bilancio di Camera e Senato e dotarsi subito di strumenti per fare tagli selettivi della spesa delle amministrazioni pubbliche. Anche perché la manovra non deve essere solo sulle entrate. Discutibili, invece, la scelta della Commissione di valutare la fattibilità politica di alcuni interventi, e di formulare una forbice di valori per il tendenziale.

Quando l’Europa può darci un fischietto*

Quale potrebbe essere stato il risultato delle partite oggi al centro delle indagini della magistratura? Perchè proprio quelle?  Hanno davvero alterato l’esito del campionato? E che rapporto c’e’ tra il condizionamento degli arbitraggi e il crescente divario fra grandi e piccoli clubs? Proviamo a fornire alcune prime risposte a tali quesiti, sulla base di un’analisi dei risultati degli ultimi campionati. Una superlega con selezione delle terne arbitrali a livello europeo potrebbe risolvere al contempo diversi problemi e ridare credibilità al calcio.

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