Continua la discussione sulle pensioni d’oro e sul possibile “contributo di equità”. Simulazioni su dati Inps confermano che il gettito sarebbe limitato. Ma garantirebbe risorse che potrebbero essere destinato alla tutela di generazioni penalizzate dal sistema di welfare.
Autore: Tommaso Nannicini Pagina 2 di 4
È professore ordinario di economia politica all'Istituto Universitario Europeo (in aspettativa dall’Università Bocconi). Ha pubblicato su numerose riviste internazionali, tra cui l’American Economic Review e l’American Political Science Review. Ha insegnato anche all’Universita’ Carlos III di Madrid, USI Lugano e Harvard University, e svolto periodi di ricerca al MIT, Fondo Monetario Internazionale, EIEF e CREI. È stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nella XVII legislatura e Senatore nella XVIII.
Resi pubblici gli importi delle pensioni d’oro, quello che continua a mancare è quanto i beneficiari di tali pensioni hanno effettivamente versato. Un’informazione essenziale per ridurre le pensioni troppo generose senza incorrere nella censura della Consulta. Devono infatti valere principi di equità sia redistributiva che intergenerazionale.
Al nostro paese serve una legge elettorale che abbia un’ottica di lungo periodo e rifondi il rapporto tra elettori ed eletti su basi nuove. Un sistema con collegi uninominali e doppio turno alla francese consentirebbe di migliorare la selezione dei politici e favorire la governabilità.
Una proposta per realizzare un prelievo sulle pensioni “più generose”, vuoi perché l’assegno è alto, vuoi perché il loro rendimento implicito è molto elevato. Servirebbe a tutelare l’equità attuariale e intergenerazionale. Quanto si potrebbe ricavarne e come andrebbero impiegate queste risorse.
Nell’Italia ancora senza Governo, c’è chi sottolinea il buon andamento dell’economia belga nel lungo periodo in cui il paese è rimasto senza un esecutivo. Ma i dati indicano che anche Bruxelles potrebbe aver pagato un prezzo in termini di minore crescita economica per l’instabilità politica.
Pd e Pdl hanno perso consensi soprattutto dove ne avevano ricevuti di più nel 2008. Mentre quella espressa nel voto grillino è una protesta generalizzata a tutto il paese e a tutte le classi di reddito, che al Sud pesca soprattutto dal bacino del Pdl e al Nord da quello del Pd. Il voto giovanile.
Non fosse stato per pioggia e neve che imperversavano in buona parte d’Italia, il M5S avrebbe potuto raggiungere il 27,9 per cento dei voti nelle prime elezioni politiche svoltesi d’inverno. Ecco perché il movimento di Grillo è il più danneggiato dal maltempo, che invece ha avvantaggiato Pd e Pdl.
Non ci sono dubbi che Beppe Grillo abbia stravinto le elezioni. E ora? Per candidarsi a governare il paese, il Movimento 5 Stelle potrebbe proporre una legge elettorale uninominale a doppio turno. Per ragioni diverse, potrebbe piacere anche a Pd e Pdl. E sarebbe pure nell’interesse dei cittadini.
Candidati sicuramente eletti, incerti, di riempitivo. Li abbiamo individuati e ne abbiamo analizzato le principali caratteristiche: genere, età, istruzione, professione, esperienza, produttività. Ecco una radiografia della Camera e del Senato che usciranno dalle elezioni.
I partiti sembrano aver trovato l’accordo sulla nuova legge elettorale. La proposta accontenta un po’ tutti proprio perché è una riforma “usa e getta”, figlia della debolezza dei suoi firmatari. Rischia però di consegnarci un parlamento troppo frammentato per dar vita a qualsiasi coalizione, avvicinandoci così alla Grecia. Mentre invece dovremmo guardare alla Francia e al suo sistema maggioritario a doppio turno. Meglio prefigurare una fase costituente, per arrivare a una legge elettorale agganciata a una riforma istituzionale in grado di superare il bicameralismo perfetto.