I voucher, utilizzati marginalmente, sono stati aboliti. Il governo ha così evitato un referendum spinoso. Però ha anche rinunciato a uno strumento utile per sostenere i lavoratori più deboli e per riportare il lavoro occasionale alla luce del sole.
Autore: Think-tank Tortuga Pagina 4 di 5
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Inquadrare il traffico di influenze illecite è difficile perché non esiste un concetto ben definito di quelle lecite, ovvero dell’attività di lobbying. Regolamentare meglio i rapporti fra i gruppi di interesse e la pubblica amministrazione porterebbe più trasparenza e chiarezza.
Nella riforma costituzionale cambia il rapporto Stato-regioni, con una separazione più netta di competenze. Ne deriva un assetto istituzionale più razionale ed efficiente. Per le regioni a statuto ordinario c’è la possibilità di ottenere maggiore autonomia. A patto di avere i conti in ordine.
Vari studi dimostrano che esecutivi più stabili e longevi favoriscono politiche meno miopi. Perché non hanno bisogno del consenso immediato degli elettori e possono concentrarsi su interventi che danno risultati nel medio periodo. Come investimenti in istruzione e riduzione del debito pubblico.
Nella campagna referendaria si discute molto di velocità di approvazione delle leggi. Il confronto con altri paesi mostra che in media il nostro parlamento non impiega più tempo per varare una legge. Ma c’è una grande differenza tra decreti del governo e norme di iniziativa parlamentare.
Poteri di proposta di nuove leggi e pareri sui provvedimenti approvati dall’altra camera. Si fermano qui le similitudini tra il Senato delle autonomie che esce dalla riforma costituzionale e il Bundesrat. Le differenze dovute a due diverse impostazioni: federalista in Germania, regionale in Italia.
Gli ultimi dati Istat sono un nuovo monito sulla crescita della povertà in Italia. Nello stesso giorno della loro pubblicazione, la Camera ha approvato il disegno di legge delega che prevede l’istituzione del reddito di inclusione. I passi avanti e quello che manca per fronteggiare l’emergenza.
La nuova legge elettorale per la Camera ricalca a grandi linee quella per l’elezione dei sindaci. L’esito del voto amministrativo del 5 giugno offre dunque un’interessante simulazione dei risultati che si potrebbero determinare alle politiche. Effetti del passaggio dal bipolarismo al tripolarismo.
In Italia la povertà rimane un’emergenza che riguarda soprattutto gli stranieri. Nuovi strumenti per contrastarla possono favorire anche una maggiore integrazione? E quali sarebbero i costi e i benefici per il paese? I dati e una contrapposizione tra lavoratori italiani e immigrati da evitare.
Meglio i voucher del lavoro nero
Di Think-tank Tortuga
il 28/03/2017
in Commenti e repliche
Misura realista
Rispondiamo ai commenti al nostro recente articolo sui voucher, rispetto all’impostazione “neoliberista” dell’articolo, all’utilità e agli abusi dei buoni lavoro e agli aspetti politici della vicenda. Non deve esistere lavoro senza diritti e proprio per questo il lavoro retribuito a voucher, quando non abusato, garantisce più diritti di quello a nero. Nell’articolo descriviamo come vanno limitati gli abusi: un primo (deciso) passo era stato fatto con l’introduzione della tracciabilità, passi successivi sarebbero potuti essere la sinergia di risorse e controlli con l’Inps e la limitazione a settori che hanno più marcate necessità di lavoro occasionale o stagionale. Limitarli a famiglie e singoli non aiuta necessariamente a eliminare gli abusi e impedisce l’utilizzo in alcuni dei contesti in cui sarebbero più utili (basti pensare al settore agricolo). È interessante anche guardare agli articoli 80 e 81 della “Carta universale dei diritti del lavoro”: propongono qualcosa di estremamente simile ai voucher, limitando però committenti e ricettori in un modo che impedisce l’accesso ai buoni a soggetti che potrebbero beneficiarne (pensiamo ad esempio ai lavoratori part-time). Non sembra quindi un’alternativa altrettanto efficace. Importante infine ricordare che i voucher sono intesi come lavoro accessorio sia per il committente che per il ricettore, non possono cioè costituire il lavoro principale, ma un’integrazione (utile perché flessibile) per il lavoratore, che può aiutare a sostenere il reddito. Per quanto riguarda le considerazioni politiche, ribadiamo due aspetti: non è auspicabile arrendersi agli umori e agli slogan semplicistici, come l’abolizione tout court dei voucher. D’altra parte, sembra plausibile che, dato l’effetto così contenuto dello strumento, il governo abbia preferito cancellarlo rispetto a farsi logorare per difenderlo, o spendere troppo tempo ed energia a negoziarne i cambiamenti.