Le riforme proposte dalla relazione Inps hanno come filo conduttore la posizione dei lavoratori anziani nel mercato del lavoro. Ma sul reddito garantito agli over 55 si dovrà fare attenzione ai possibili effetti perversi. E ricordare che se la flessibilità in uscita è un bene, non è priva di costi.
Autore: Vincenzo Galasso Pagina 2 di 5
Vincenzo Galasso è professore di Economia Politica presso l'Università Bocconi di Milano, Research Affiliate del CEPR - Centre for Economic Policy Research, London e Research Fellow dell´IGIER. Ha conseguito una laurea in Economia Politica presso l'Università Bocconi e un Ph.D. in Economics presso la University of California at Los Angeles. Successivamente è stato Assistant Professor presso la Universidad Carlos III de Madrid. Nella sua ricerca si occupa prevalentemente di political economics, pensioni e stato sociale.
Il governo ha affrontato con prontezza la questione della rivalutazione delle pensioni dopo la sentenza della Consulta. Più complessa è la partita della flessibilità in uscita. Che certo darebbe alcuni vantaggi ai lavoratori. Ma aumenterebbe la spesa pensionistica, almeno in un primo momento.
Il rapporto Brambilla sul sistema previdenziale italiano induce all’ottimismo, a patto che le stime di crescita e inflazione siano corrette. Ma le generazioni più giovani non sono penalizzate tanto nella generosità delle pensioni, quanto dal fatto che le riceveranno per molti meno anni.
I lavoratori tendono a considerare il trattamento previdenziale previsto dalla legislazione vigente nel periodo in cui versavano i contributi come una promessa, un diritto acquisito. Ma quale pensione è economicamente lecito attendersi? La disparità di trattamento fra generazioni.
L’aumento della speranza di vita richiede un allungamento della vita lavorativa. Che però si scontra con altre problematiche sul mercato del lavoro. Come la presunta minore produttività dei lavoratori anziani e i salari più elevati con il passare degli anni. Il ruolo delle imprese e del welfare.
Il processo di liberalizzazione nel mercato dei prodotti indotto dall’euro e dal Mercato unico europeo si è inceppato in molti paesi non appena acquisito l’ingresso nella moneta unica. A farlo riavviare è stata la crisi, perché nei tempi bui aumenta il costo del non far niente.
Il referendum anti-immigrazione è passato con un scarto di voti minimo e grazie al “no” dei cantoni dove il numero degli stranieri è maggiore, Ticino escluso. Gli argomenti dei sostenitori del “sì” e l’inadeguatezza della classe politica di fronte all’immigrazione.
Una campagna elettorale può basarsi su messaggi positivi che evidenzino le proposte o su messaggi negativi per mettere in cattiva luce gli avversari. Ma l’efficacia dipende anche delle caratteristiche dei destinatari. Le differenze tra uomini e donne nelle elezioni comunali di Milano nel 2011.
Il costo delle riforme delle pensioni è stato sopportato in minima parte dai pensionati. I giovani rischiano di pagare due volte. Oggi, perché entrano in un mercato del lavoro duale con altissima disoccupazione, domani perché avranno una pensione molto più bassa dei loro padri in età più avanzata.
La progressiva polarizzazione dei partiti porta all’immobilismo. Non succede solo in Italia, ma per noi la paralisi delle decisioni è pericolosa quasi quanto la crisi politica. Ecco perché è urgente la riforma della legge elettorale. I rischi del proporzionale e i vantaggi del maggioritario.