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Autore: Vincenzo Galasso Pagina 3 di 5

galasso Vincenzo Galasso è professore di Economia Politica presso l'Università Bocconi di Milano, Research Affiliate del CEPR - Centre for Economic Policy Research, London e Research Fellow dell´IGIER. Ha conseguito una laurea in Economia Politica presso l'Università Bocconi e un Ph.D. in Economics presso la University of California at Los Angeles. Successivamente è stato Assistant Professor presso la Universidad Carlos III de Madrid. Nella sua ricerca si occupa prevalentemente di political economics, pensioni e stato sociale.

Un modello francese per l’Italia

Al nostro paese serve una legge elettorale che abbia un’ottica di lungo periodo e rifondi il rapporto tra elettori ed eletti su basi nuove. Un sistema con collegi uninominali e doppio turno alla francese consentirebbe di migliorare la selezione dei politici e favorire la governabilità.

Per una vera staffetta tra generazioni

La staffetta generazionale proposta dal Governo Letta si basa sull’idea che per dar lavoro ai giovani sia necessario “toglierlo” agli anziani. Servirebbe invece una nuova distribuzione dei trasferimenti pubblici e una riduzione del carico fiscale sul lavoro. I costi per le finanze dello Stato.

Non è tutta colpa del Porcellum

Con un diverso sistema elettorale, avremmo avuto una maggioranza stabile? L’ingovernabilità non sembra dovuta al Porcellum, ma all’esistenza di tre poli di dimensioni simili e poco propensi ad accordi. La riforma della legge elettorale è comunque necessaria, per migliorare la qualità dei candidati.

Legge elettorale: la prossima prima riforma

Si torna al voto con il Porcellum. La selezione dei candidati resta così saldamente nelle mani delle segreterie di partito. E mancano gli incentivi elettorali alla ricerca di politici di qualità. Ma ai futuri senatori e deputati possiamo già chiedere un impegno preciso per la prossima legislatura.

La riforma “usa e getta”

I partiti sembrano aver trovato l’accordo sulla nuova legge elettorale. La proposta accontenta un po’ tutti proprio perché è una riforma “usa e getta”, figlia della debolezza dei suoi firmatari. Rischia però di consegnarci un parlamento troppo frammentato per dar vita a qualsiasi coalizione, avvicinandoci così alla Grecia. Mentre invece dovremmo guardare alla Francia e al suo sistema maggioritario a doppio turno. Meglio prefigurare una fase costituente, per arrivare a una legge elettorale agganciata a una riforma istituzionale in grado di superare il bicameralismo perfetto.

NÉ BISCOTTO NÉ BISCOTTINO

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RIFORMA ELETTORALE: IL MOMENTO È QUESTO

Obiettivo di una nuova legge elettorale dovrebbe essere quello di consentire agli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Rispetto alle liste bloccate, il ritorno ai collegi uninominali, con doppio turno, sarebbe un netto miglioramento. Ma non basta. È necessario ridisegnare le circoscrizioni per aumentare la competizione. E forse è il momento giusto per vincere le ovvie resistenze dei partiti, per le difficoltà in cui tutti si dibattono. E i cittadini dovrebbero mobilitarsi per riappropriarsi del proprio diritto di scelta su parlamentari e governi.

CHI C’È DIETRO A BEPPE GRILLO

Il presidente Napolitano ha scelto di sminuire il successo elettorale dei grillini, ricordando nostalgicamente che il vero boom ebbe luogo negli anni 60. Per molti commentatori politici, si è trattato di un (inutile) voto di protesta da paragonare all’astensione. Il voto degli scontenti. Forse è perché oggi sono in molti in Italia ad essere scontenti, ma gli elettori dei grillini non possono essere descritti come persone che vivono ai margini della società. Anzi. Si tratta per la maggior parte di uomini tra i 35 e i 45 anni, con un elevato titolo di studio, che risiedono nelle grandi città. Gli elettori del Movimento 5 Stelle non sono dunque solo indignados, giovanissimi che, come in Spagna, vedono il loro futuro ipotecato dalla crisi economica, né donne in cerca di maggiori spazi in una società ancora troppo maschilista. Sono piuttosto i rappresentanti di una delle fasce d’età tipicamente più dinamiche della società e del mercato del lavoro, che dovrebbe essere in prima fila per contribuire alla rinascita ed alla crescita del paese. E che invece in Italia si ritrova senza presente, con un lavoro incerto, in un paese ingessato dai corporativismi, e dalla gerontocrazia, che ha smarrito da troppi anni la via della crescita economica. Se si tratta di un voto di protesta è una protesta che viene dal cuore della società, e che deve far riflettere sul futuro del paese. Gli anni 60 sono lontani. Le elezioni amministrative hanno mostrato che oggi c’è bisogno di un profondo rinnovamento della classe politica. Ciò è possibile. Alcuni esempi: nuove regole elettorali, come il doppio turno di collegio, che consentano ai cittadini di eleggere veramente i propri rappresentanti anche nelle elezioni politiche, garantendo però nel contempo la governabilità, così come appunto succede con i comuni. Drastica riduzione dei deputati e senatori, affinché il rapporto numerico tra rappresentanti e cittadini sia in linea con quello degli altri paesi europei. Modifica della legge sui finanziamenti ai partiti, che vanno immediatamente ridotti, con sistemi di rimborso che non premino solo coloro che in quel momento sono al potere.

Collegi rivisti per candidati migliori

Sembra ormai esserci un accordo unanime sulla necessità di cambiare le regole del gioco elettorale. Proviamo allora a farlo per migliorare la selezione dei politici, aumentando la concorrenza politica e dunque il controllo degli elettori. L’analisi dei risultati delle tre tornate svoltesi con il Mattarellum, mostra che nei collegi più incerti sono eletti i candidati di maggior qualità. Dunque, bisogna cercare di aumentare la quota dei collegi contendibili. E per farlo si potrebbero ridisegnare alcuni confini. L’esempio di Sciacca e Agrigento.

 

MENO PARLAMENTARI PER MENO CORRUZIONE

Il fatto stesso che si debba varare una legge per vietare ai politici coinvolti in episodi di corruzione di presentarsi alle elezioni la dice lunga su come non funziona la selezione della classe politica in Italia. Per migliorarne la qualità servirebbe una maggiore competizione elettorale e una migliore legge elettorale. Ma anche cittadini più attenti e un’informazione più concentrata sui fatti e meno sui retroscena. Un cambiamento che richiede tempo. Tuttavia qualcosa si può fare subito: ridurre il numero di parlamentari e di amministratori a livello locale. E bisogna farlo finché è forte nell’opinione pubblica l’indignazione per i ripetuti episodi di corruzione. Altrimenti i politici troveranno sempre un modo per mantenere (se non aumentare) poltrone e spesa pubblica.

 

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