Categoria: Licenza Poetica Pagina 13 di 16
Che il calcio sia metafora di vita Ho ancora negli occhi la finale Poi di colpo le cose son cambiate E gli avversari, già dati per spacciati Alla fine, la crudele lotteria Prima di cena, purtroppo è unaltra storia Ed il vantaggio delle ultime elezioni Vorrei ricordare a lor signori
È una tesi che fin da Gianni Brera
Per quanto si presenti un poco ardita
Al fondo si rivela spesso vera
A fine primo tempo un gran vantaggio
Un dominio assoluto e generale
La sensazione che sia solo il primo assaggio
Allinizio sembrava un incidente
Le grandi stelle confuse e frastornate
Che allimprovviso non riuscivano a far niente
Han ritrovato forza ed ardimento
Mentre i nostri parevano squagliati
Inesistenti, portati via dal vento
Che ha una logica nel suo duro sorteggio
Non premia chi ha mostrato più maestria
ma più coraggio, pur giocando peggio
La baruffa nellUlivo è cominciata
Cè chi sostiene di mangiar pane e cicoria
e chi risponde in una trama già annunciata
Festeggiato con gioia e con speranza
Con lUlivo che conquista le regioni
Sembra di colpo aver perso ogni sostanza
Che la smettano di darsi calci e spinte
Perché si possono perdere ai rigori
Le partite che si pensano già vinte
Se uno prova ad alzare un po la testa Se uno prova a comprendere Follini Se uno prova a farsi una ragione Se uno prova a guardar con disincanto Se uno prova a ascoltare il Cavaliere Mi sorprendo perché adesso che è successo Quellalchimia da vero illusionista Ecco da capo litalica alternanza Una preghiera a quelli dellUnione Trovate un modo per stare tutti assieme
Dal concitato succedersi di eventi
Che in queste ore tra sgarbi e ira funesta
Stanno agitando il sonno dei potenti
Da cui tu non ti aspetti certi azzardi
Tutto impegnato, su invito di Casini,
Ad espiantare dal Governo il Giovanardi
Del perché Gianfranco è ancora al palo
Voce ferma ma eterna indecisione
Se il gioco è duro si fa triglia più che squalo.
La caduta degli Dei in tono minore
Il fuggi fuggi, lo sconcerto, a volte il pianto
Lammiccare al futuro vincitore
Che farfuglia dei prossimi sondaggi
Mentre teme di accettare anche un bicchiere
Da chiunque gli si aggiri nei paraggi
Quel che mai avrei pensato così in fretta
Non esulto, non mi vien da fare il fesso
Suonare il clacson, disegnare una vignetta
Che univa la Padania e Miccichè
Dopo mesi di travaglio in bella vista
Si è sgonfiata quasi fosse un bel soufflè
Le coalizioni che non duran cinque anni
Vincono, litigano e lasciano la stanza
Senza concludere e lasciando anche dei danni
Non vorrei una proposta accattivante
Non la pensate per la televisione
Non il cerone usate, ma il collante
Che non vorrei nei tempi che verranno
Assistere a quello che uno teme
Parti invertite ma copione di questanno.
Ma che gli fa al Berlusca il Bruno Vespa?
Ogni volta che lo ospita in salotto
Mentre sorveglia che la pace non si increspa
Finisce a combinare un quarantotto.
Il clima è da briscola tra amici
Ampie poltrone, un pubblico plaudente
Suona Apicella e tutti son felici
E non è ammesso il quesito impertinente.
Bruno si aggira con aria compiaciuta
Che il suo salotto ospita il Monarca
Con lespressione servile ma anche astuta
Sorride e la schiena gli si inarca
E quello si rilassa e si racconta
Le prime palazzine su in gran fretta
Le tv che ti introducono a chi conta
Presidente, la sa una barzelletta?
Tutto procede in un grande minuetto
Assieme a Bruno, novello cicisbeo
Bianco di cipria, stretto nel corpetto
Che di autentico gli rimane solo il neo.
Ma qui giace linsidia più nascosta
Che non ti aspetteresti, a tradimento.
Mentre reciti lennesima risposta
Ti nasce dentro uno strano sentimento
Vorresti ricambiar la cortesia
Di chi è tanto fedele e comprensivo
Potresti dedicargli una poesia
Vorresti essere ancora più espansivo
Ma poi ricordi che Bruno è un giornalista
Lo so, non sembra, ma questo è il suo mestiere
Qual è il regalo che certo lo conquista?
Uno scoop che varca le frontiere!
E presto fatto, la fantasia non manca
Serve in diretta il grande patatrac
Annuncia che lItalia è troppo stanca
E a Settembre si ritira dallIraq
Il risveglio è stato una tragedia
Presidente, cè George che lha cercata
Tony ha chiesto se è vero o è una commedia
E pure Ciampi aspetta una chiamata
E va beh, lei dice “ero distratto”
Ma Santo Dio, non è la prima volta
Firmò da Vespa, maledetto, quel contratto
Ma tanto quando è lì Lei non mi ascolta!
LETTERA A MICHELE Carissimo signor Michele Polo mentre s’intinge a più e più non posso e la tua strofa d’ironia s’offusca Ma al Leopardi del sinistro canto. e poi mi spieghi come fa Rutello scordò d’aver avuto la tessera marxista ma se poi questo va a mutar di nome MAURIZIO DEL POLO
tu scrivi molto, ma in un verso solo,
ché la tua penna mai si sente stanca
di correr lesta, declinando a manca,
in un inchiostro che s’intona al rosso.
Le rime tue s’attengono a un copione
in cui primeggia l’onesto Buttiglione
quando le tasse va a detassar Berlusca.
Il Polo vien dal Polo afflitto,
pure Gianfranco si merita il dispitto,
nessuno esenta l’impietosa rima,
la destra futile non merita la stima.
Tutto va male, non c’è nulla ammodo,
sono cresciuti i prezzi pur dell’ovo sodo:
Noi qui a Firenze siam tutti residenti
nella famosa strada di Via de’ Malcontenti
e ognuno aspetta d’ire in Piazza del Bengodi
appena l’urna ridarà il responso a Prodi.
adesso voglio dir che cessi dal suo pianto
e provi appunto a verseggiar sul Prode
di cui vorrei vedere quale sarà il fragor dell’ode
a accompagnarsi con falce e con martello.
Anche una rima o due si merita Fassino
che assiem a Walter e al triste Massimino
per dichiararsi da sempre laburista.
Or qui mi fermo, verbo più non scrivo
e ti saluto gran vate dell’Ulivo,
io qui saluto anco’l vate dell’Unione.
E a noi destrorsi che siam fessi e tardi
dedica un carme pur sul Pacho Pardi.
Febbraio 2005
Infine c’è riuscito, puntando entrambi i piedi
Nel cuore della notte l’accordo si è trovato
Pazienza se dovranno vendere anche gli arredi
Il taglio delle tasse è legge dello Stato
Dopo una sarabanda di cifre e coperture
La nebbia cala e spunta la nuova Finanziaria
Ancora alquanto informe, necessita di cure
Non state così addosso, lasciatele un po’ d’aria!
Preso da tanta attesa guardo a quel che ha fatto
I tagli corrispondono a quasi mezzo punto
Un euro al giorno e via, contento e soddisfatto
Ma in cuore mi rimane un lieve disappunto
Forse non sto capendo, ma per tagliar le tasse
Si porta a copertura l’aumento delle accise
Si allungano i condoni per rimpinguar le casse
Basta trasferimenti al Veneto e al Molise.
In pratica le tasse da un lato le riduce
Per aumentarne altre da mettere da parte
Chissà se poi Bruxelles, con quella faccia truce
S’accorgerà del gioco, quello delle tre carte.
Ma questi son dettagli, che oggi si festeggia
Siam tutti un po’ più ricchi, la mano al portafogli
Certo che fatti i conti al più qui si galleggia
Le grandi aspettative son pallidi germogli.
Promessa mantenuta, prepara l’orazione
Bandiere tricolori a cinger tutto il palco
A reti unificate, messaggio alla nazione.
Di sfondo, faccia dubbia, si scorge Siniscalco
Però questa riforma mi sembra un poco strana
Anche se lei la vende con splendida maestria
In pratica ci offre due caffè alla settimana
Vabbè la caffeina ma che scossa vuol che sia?
Ero arrivato a provare tenerezza
Per Berlusconi in bilico su un asse
Incatenato alla troppa leggerezza
Con cui promise di tagliar le nostre tasse.
Il colpo di teatro era riuscito
Quel contratto firmato a Porta a Porta
Diventò dal quel momento il suo vestito
La sua ricetta per l’Italia che è risorta.
Ma il vestito che fu la sua fortuna
Si è pian piano tramutato in un cilicio
Perché non puoi promettere la luna
Per poi sparar qualche fuoco d’artificio.
La gente è sempre pronta a dar fiducia
Ma certo non è fessa e non si illude
Ha pazienza, ma la volta che si brucia
Gira la testa e il credito ti chiude.
Il nostro Cavaliere lo ha capito
Coi rovesci delle ultime elezioni
Col suo stile gagliardo e colorito
Ha ripreso a parlar di riduzioni.
Per la riforma sono necessari
pochi giorni, no, forse qualche mese.
Ridurremo le tasse ai miliardari
Anzi no, alla casalinga di Varese!
Insomma, una scena imbarazzante
Un direttore che non viene più ascoltato
Da un’orchestra scomposta e petulante
Che a furia di parlare è senza fiato.
In mezzo a questa bolgia, Siniscalco
Con quell’aria di chi passa li per caso
Deve far della riforma il maniscalco.
Spero che almeno si turi un poco il naso.
Oggi ero pronto a provare tenerezza
Dimenticando le promesse un po’ avventate
Le avrei dato quasi una carezza
Che si perdona chi fa certe sparate
Ma poi leggo che alla Guardia di Finanza
E’ andato a dire che evadere le tasse
È segno di moralità e lungimiranza
Ch’eleva l’uomo al di sopra delle masse
Se le tasse non può ridurle a tutti
Sarà clemente almen con voi figlioli
Che stufi di questi lai senza costrutti
quel contratto lo attuate anche da soli.
Lo so, non si dovrebbe, dovrei mostrarmi offeso Lo so, non si dovrebbe, in simili frangenti, Lo so, non si dovrebbe, in fondo il Professore Lo so non si dovrebbe, e cos’avrà mai detto Lo so, non si dovrebbe, ma quando ieri ho letto La faccia alquanto ottusa, lo sguardo un po’ stranito Certo, non di fioretto stavolta hanno colpito
Il sopracciglio crespo, lo sguardo preoccupato
Dovrei risponder secco, con tono asciutto e teso
Non Rocco ma l’Italia avete voi bocciato.
non c’è Destra o Sinistra, ma l’essere italiani
dovremmo essere uniti, stringendo assieme i denti
son schiaffi dati oggi per pungere domani
È degno candidato di solida cultura
Parla diciotto lingue, è uomo di spessore
Forse un po’ medioevale, ma ama la lettura.
In fondo non vuol mica eliminare i gay
Crede nel matrimonio, chiede maggior rispetto
E cosa c’è di male a consultarsi con la Cei?
Del nostro Professore respinto a quell’esame
Non ho potuto nulla, il riso è nato in petto
E rido e rido ancora coi giornali di stamane.
Le accuse roboanti, la congiura dell’Ulivo
Ma io ricordo ancora che lo avevan definito
Un cronico e instancabile Cleropositivo.
Ma cosa ci aspettiamo, che siano proprio tonti?
che abbozzino cortesi senza muover manco un dito
quando mandiamo Rocco ritirando Mario Monti?
Acque agitate e tempesta imminente Chi si è impegnato con piglio deciso Ora che è arduo tagliare le tasse Così assistiamo alla rara scenetta Questo mi sembra il segnale più chiaro Tra gli spintoni e le urla di scherno Non le minacce di gogna sui media E’ lui che guida la Resistenza Certo che è strano doversi affidare Ma guarda un pò che strano Paese
Tolto Tremonti il governo si squaglia
Oggi assistiamo in un clima rovente
Ad una crisi o ad un fuoco di paglia?
Per liberare quella poltrona
Ora tentenna con qualche sorriso
No, per quel posto non son io la persona
Dopo aver messo i conti allo stremo
È mai possibile che in tutta la classe
Debba esser io quello più scemo?
Del fuggi fuggi da tanto potere
Sembrano tutti andare di fretta
Dopo di lei, ma mi faccia il piacere!
Che a quel contratto firmato in tivù
Per dare indietro un po’ di danaro
Al giorno d’oggi non credono più
Sgranando gli occhi dietro le lenti
Democristiano in stile moderno
Marco si è posto in cima agli eventi
Non le blandizie di un posto di rango
Le hanno tentate con rabbia ed invidia
Ma lui resiste sgusciando dal fango
Contro le truppe azzurre e padane
Li sfida serio, con molta pazienza
Pieno di astuzie democristiane.
Ad un allievo del vecchio Arnaldo
Per liberarsi da guitti e fanfare
Che ci han ridotto a prezzi di saldo
dove ogni cosa è diversa da se
sempre animato da immani contese
pronte a comporsi davanti a un caffè
C’era un gran caldo, era il 4 di Luglio Perché non fare un piccolo sito Oggi spegniamo due candeline Ma soprattutto ci riempie di orgoglio Cari lettori, oggi non parlo Cari lettori, oggi mi taccio, Oggi festeggio la nostra avventura Oggi ho un bel dubbio che corre veloce
Quindici amici e un sentire comune:
l’informazione, uno strano miscuglio
di propaganda, censura e lacune.
Per ragionare fuori dal coro?
Questa sarà la proposta d Tito:
Proporre idee con rigore e decoro.
Un po’ sorpresi di quel che è successo
I nostri autori sono molte decine
Veniam citati sempre più spesso.
Esser seguiti da tante persone
Cercar di essere un piccolo scoglio
D’intelligenza e di viva passione.
Di Buttiglione, di Fini e Tremonti.
Povero Giulio, che pena a guardarlo
Redde rationem, per lui niente sconti.
neanche un accenno a Berlusconi,
un po’ patetico, quasi mi spiaccio,
per le bugie son finiti i condoni.
Quanti argomenti, che ritmo infernale.
Soddisfazione, ma a volte, che dura!
Siamo finiti a fare un giornale.
Al Direttore un quesito sereno:
Quando ha inventato il sito la voce
Oltre al volante ha previsto anche il freno?