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RICALA IL DEBITO PUBBLICO

Nel 2007 il debito pubblico in rapporto al PIL ha invertito la tendenza a salire dei due anni precedenti calando di 2 punti e mezzo. E’ un evento raro. Dagli inizi degli anni ’80, da quando l’Italia ha iniziato ad accumulare debito come negli anni di guerra, è solo la seconda volta che si assiste a un marcata inversione della tendenza del debito ad aumenatare. La prima volta fu tra il 1996 e il 1999, Ministro del Tesoro Carlo Azaglio Ciampi. La seconda nel 2007, Ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa. Vi fu un accenno di stabilizzazione una terza volta durante il breve ministero Dini. Cosa hanno in comune queste persone? Certamente la coscienza, maturata nella Banca d’Italia, dell’importanza del contenimeno del debito per assicurare stabilità finanziaria ed economica al paese. Ma ancor più l’indipendenza dagli “indici di popolarità” che legano le mani dei ministri politici, inducendoli a fare ciò che raccoglie consenso aniziche ciò serve all’Italia.

LA CINA E LA CRESCITA

Con grande prevvegenza nel 1816 Napoleone sentenziò che il giorno i cui la Cina si sarebbe risvegliata il mondo avrebbe tremato. Quel giorno è arrivato e molti oggi tremano di fronte alla concorrenza cinese. Da noi la paura della Cina ha preso una strana piega: alla Cina si imputa la colpa degli elevati prezzi. L’argomento è che, mentre prima i cinesi vivevano di autoconsumo e di agricoltura, oggi “consumano come noi”. Ai cinesi si attribusce la colpa di aver improssivamente accresciuto la domanda mondiale e di aver messo pressione sui prezzi. C’è un po’ di verità e molta falsità in questa affermazione. L’elevata e sostenuta crescita della Cina sicuramente ha contribuito ad accrescere la domanda e il prezzo di alcune materie prime, tra cui il petrolio. Ma la massiccia produzione cinese a bassi costi ha enormemente contribuito a calmierare i prezzi dei manufatti. Senza la pressione competitiva cinese oggi tanti beni che acquistiamo quotidianamente costerebbero molto di più. Contingentare le importazioni dalla Cina, come alcuni propongono, comporterebbe – questo sì – un forte aumento dei prezzi con grave nocumento per i nostri consumatori.

ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Immaginate un capo d’azienda che in passato ha riscosso vari ed importanti successi internazionali, grazie ad un gruppo eccezionale di dirigenti, giunti peraltro alle soglie della pensione, senza che ne sia assicurato un adeguato ricambio. Immaginate che, per beghe familiari egli non voglia mettere ulteriori risorse nell’azienda e che quindi proponga per il futuro di affidarsi a vari dirigenti, quali in un ospizio per convalescenti, quali passati per varie e poco esaltanti esperienze in piccole imprese di provincia. Immaginate ancora che queste scelte miopi e sparagnine siano presentate come la chiave per una lunga, ulteriore stagione di successi futuri.
Affidereste ad una persona siffatta un qualsiasi incarico di responsabilità? Ovviamente no: i successi del passato non compensano né gli errori nella gestione delle risorse umane, né il rifiuto di aprire i cordoni della borsa né, soprattutto, la palese contraddizione fra mezzi e obiettivi.
Il tragico è che quell’uomo esiste e si chiama Silvio Berlusconi. Le sciagurate imprese che abbiamo descritto sono quelle che caratterizzano l’ultimo anno della gestione del Milan.

Come ben sa il popolo milanista, la stagione 2007-08 è stata affrontata con un manipolo di atleti, onusti di gloria, ma anche tanto logori da risultare spesso più fragili di un cristallo di Swarowski. Eppure, dopo tante poco esaltanti partite di campionato e dopo l’eliminazione crudele e meritata da parte del giovane Arsenal, Berlusconi ha proclamato davanti alle truppe demoralizzate che la riscossa futura si baserà sul ritorno di Shevchenko, il recupero di Ronaldo e l’innesto di Borriello.
Milanisti, fratelli, popol mio, come avrebbe detto il grande Gianni Brera, se dovete prepararvi ad altri anni amari, almeno aprite gli occhi come elettori. Il Nostro è completamente fuori di testa e non è più in grado di dirigere alcunché, meno che mai di assumere la guida del Governo.
Che credibilità, anche internazionale, ha un Berlusconi che dà retta ad una figlia che invoca il principio del sano bilancio? Non si era mai visto un politico rinnegare così spudoratamente le sue tradizioni e i suoi principi. Come se Eltsin avesse partecipato in campagna elettorale ad una riunione di alcolisti anonimi o se Bush (uno a scelta) si fosse iscritto ad un corso di filosofia teoretica.

Oppure il male è ancora più sottile. Forse le solerti cure del chirurgo plastico cui Berlusconi si è rivolto più volte nel passato hanno determinato gravi ed irreversibili effetti collaterali. L’abilità del chirurgo, unita agli effetti di plurime anestesie, fanno sì  che il Cavaliere, ogni mattina davanti allo specchio creda di vedere un uomo con meno rughe, meno zampe di gallina, più capelli. Un uomo che si vede ringiovanire giorno dopo giorno, che vede il tempo scorrere all’indietro, non può che avere una visione distorta della realtà. Sa benissimo che un Ronaldo di 31 anni, con davanti un lungo anno di convalescenza non può certo tornare ai suoi livelli. Ma basterà aspettare tre anni, quando Ronaldo avrà soli 28 anni, e tutto sarà di nuovo possibile. E quando sarà al governo,  le cose si aggiusteranno da sole, tornerà tutto come ai bei vecchi tempi: già egli pregusta il prossimo G8, in cui – seduto tra Reagan e Andropov – farà battute da caserma sulla Thatcher. L’uomo non è afflitto da delirio di onnipotenza, come qualche anima semplice ritiene. E’ vittima dell’accanimento terapeutico del passato. Assicurategli una serena pensione in cui possa sognare un Milan vittorioso grazie a Ronaldo e (perché no?) Rivera e Nordahl.
Nel 2003 l’Economist dedicò la copertina a Silvio Berlusconi e un lungo editoriale per sostenere come e qualmente egli fosse “unfit to lead Europe”.  Questa volta non è necessario che si scomodi l’autorevole settimanale. Basta il popolo di San Siro.

I MacOnads

LA RECESSIONE USA

Gli ultimi dati confemano che l’economia americana sta con tutta probabilità andando incontro a una recessione di cui ad oggi è difficile prevedere la gravità e le conseguenze per le economie europee. A sorpresa il numero degli occupati è calato a febbraio di 63,000 unità. Evidentemente la crisi finanziaria sta facendo sentire i suoi effetti prima e più intensamente di quanto ci si aspettasse. Che cosa accadrà nel prossimo futuro?  E’ arduo dirlo. Da un lato gli effetti della crisi finanziaria si devono ancora esplicare; per ora ne abbiamo osservato solo i primi impatti. Dall’altro, la crisi finanziaria stessa può riservare altre sorprese ed essere a sua volta aggravata dal rallentamento dell’economia. Al momento le speranze di evitare una recessione profonda dipendono solo dalla reazione dell’economia al rapido calo dei tassi di interesse deciso dalla FED.

CICLO O CRESCITA: IL PROBLEMA DELL’ITALIA

Ieri l’Istat ha reso noto che a gennaio la produzione industriale è aumentata dello 0.5% rispetto a un anno prima, recuperando parte del calo marcato di dicembre. E’ una notizia che fa piacere. Ma non c’e molto di cui rallegrarsi. Le variazioni positive o negative da un mese all’altro non sono il problema su cui focalizzare l’attenzione. Il problema italiano è la bassa crescita di medio termine. Negli ultimi 10 anni il paese è cresciuto sistematicamente meno degli altri. In Germania la produzione industriale è oggi 20 punti piu’ elevata che nel 2001, nell’area dell’euro 12 punti in più. In Italia è ferma al livello del 2001. Questa stasi è il riflesso dei limiti strutturali dell’Italia. Una economia avanzata non può alla lunga reggere senza un sistema giudiziario efficiente, un sistema di istruzione di elevata qualità, una amministrazione rapida e amica dell’iniziativa privata, una rete di infrastrutture adeguata. Il prossimo governo, qualunque sia il suo colore, dovrà affrontare questi nodi. Mentre infatti poco possiamo fare per stabilizzare il ciclo economico il superamento di questi nodi dipende solo da noi.

LA VELTRONOMICS

Nell’eterno suo letargo
si rivolta John Maynardo
e con lui pure Pareto,
nell’udir che l’alfabeto.

della scienza economìca
lo declama, e non fatica,
il novello suo cultore,
Veltro assolo corridore.

Sul lavoro e il capitale
ne discorre senza eguale,
di sviluppo assai discetta,
ha pel debito ricetta.

Caro Tito e caro Ichino
ei vi mette all’angolino,
che a precari e inoccupati
ed a quei già pensionati,

oltre a tutti i dipendenti
ed ancora agli incapienti,
pure ai molti fannulloni,
saran dati dei soldoni.

Giù le tasse, su il salario,
di più in tasca il numerario,
ed i prezzi del fornaio,
come pur del macellaio,

scenderanno giù in picchiata,
con la frutta e l’insalata,
mentre canoni ed accise
presto assai verran recise!

Poi le case popolari
ed i treni ai pendolari
ed alfine andremo a Scilla:
guida rapida e tranquilla!

Da Milan s’alza una Voce,
chiede scusa se un po’ nuoce,
butta lì un sfumatura,
"e alle spese copertura??"

Mah!? Nella fretta di partenza,
con la verde diligenza,
le valigie delle entrate
qualcheduno le ha scordate.

 

IL DECLINO

Il governo, dal balcone,
guarda in alto lo stellone,
che non splende e giù declina
verso ormai una brutta china,

per cui pensa, qui non duro,
il domani è alquanto scuro,
non si solve alcun problema,
e depresso è pur D’Alema.

Anzi, aggiunge Bertinotti,
è fallito, ha gli ossi rotti,
il governo del buon Prodi
che promise un gran bengodi,

ma poi il conto ha presentato
che di tasse s’è impinguato.
Van crescendo le bollette,
sta la gente nelle strette,

nel provare, con gran lena,
di coprire pranzo e cena,
che se il mutuo caro è assai,
la benzina più che mai.

Sono i giovani delusi
e gli adulti han tristi i musi,
i precari penitenti
gli statali inefficienti.

I rifiuti dei Campani
han raggiunto i primi piani,
c’è la casta prepotente,
la ricerca inconcludente,

quanto a scuole, le italiane,
vengon dietro a quelle afgane.
Ospedali fatiscenti,
centri urbani più scadenti,

l’Alitalia dice oui
e il declin decolla qui.
Ma se mal stan gli Italiani
il rimedio lo ha Bersani:

vai alla Cooppe più vicina,
dove  scontan l’Aspirina.
Vuoi veder che lo stellone,
farà luce ….al Berluscone!?

LA DECLINA COMMEDIA (DANTE)

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai sotto l’Unione oscura
che del governo la via s’era smarrita.
Ah quanto a dir qual’era è cosa dura

di questo esausto e smorto ministero,
che nel pensier rinnova la paura,
sicché son sconfortato e mi dispero
e del mio mal il Prodi non si cura.

Ma della pena al cominciar dell’erta
m’apparve una lonza leggiera e presta molto,
che la crescita del Pil rendea deserta
e del Tomaso avea ridente il volto.

Poi alla vista si pose un lione
di bianca testa e con rabbiosa fame.
Visco ha per nome, non conosce ragione
e sbrana chi per lavoro si spella le mane.

Seguia una lupa che ha lauta calvizie,
copre un lenzuolo sua grigia magrezza,
speziali e tassisti  vuol del suo pasto primizie,
liberalizza, con  vuota scaltrezza.

Ora per me si va nella città dolente
per me si va ne l’etterna tassazione,
per me si va tra’l perduto contribuente:
lasciate ogni speranza o voi d’esta nazione.

Qui sospiri, pianti ed alti guai
suonan per l’aere senza più condoni
ond’io da tempo ognor ne lacrimai,
oh Prodi perché tu di me abbandoni?

Ma ecco verso noi venir per nave
un veltro roseo non di primo pelo,
gridando "Guai a voi anime prave
non isperate mai veder lo cielo,

i’ vengo per menarvi ad altro litorale,
anime che siete lasse e nude,
dove a seguir nuova tenzone elettorale
verrete a sottostar ben altre tasse crude.

Oh Beatrice dai rossi capelli
accorri, salvami… anche dal Rutelli!

L’AUMENTO DEI PREZZI

Il governo precedente
ebbe un serio mal di dente,
ché ai listini dell’aumento
non riuscì il contenimento

e i controlli fé mancare
a chi andava a comperare
e alla quarta settimana
si trovava senza  grana.

Ora qui l’ovvia questione
vado a porre a questa Unione,
che oramai da molti mesi
quei problemi se li è presi.

Se aumentata è la minestra
ancor colpa è della destra?
Come pur di pane e crusca
sta crescendoli il Berlusca?

Le tariffe vanno a stelle
sempre il torto è CidieLle?
Ci son strappi nel lenzuolo
del Bersani ragazzuolo,

ma se il super sfora i conti
non c’è dubbio, il reo è Tremonti.
Pure è colpa d’Alemanno
se il carciofo, dopo un anno,

sta sul  banco del mercato
sempre a un prezzo decuplato
sul spettante al zappatore?
Ma su fatemi il favore!

Questi aumenti, una foresta,
mi hanno indotto il mal di testa,
ho bisogno  di aspirina,
ma non è la Coop vicina
…e più spendo, di benzina!

Così disse Einaudi

Su segnalazione del nostro collaboratore Guido Ascari

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