Ferie d’Agosto, la giusta quiete, E’ questo il tempo per prendere in mano Ma è mai possibile che quasi ogni volta Per riformare la Costituzione Se il capo ultras è all’uscio che bussa E poi il nostro Capo riceve in Certosa Lui lancia il sasso e ritira la mano E poi la sparata di fine estate Insomma, è riuscito a rompermi il fiato Così come il suo, se non vado errato,
Tempo per vivere e per pensare
Buone letture e accesso alla Rete
Le nuove idee mi vengono al mare
Spunti e intuizioni lasciati da parte
Il tempo libero è spazio sovrano
Per nuovi articoli e città d’arte
Dando un’occhiata distratta al giornale
La mia attenzione veniva distolta
Perché non siamo un paese normale?
A quattro Saggi han fatto ricorso
Li han proclamati per televisione
Almeno i giudici han vinto un concorso!
E vuol la squadra in serie B
Semplice, in fascia mettiamo La Russa
Ormai certe cose si affrontan così
Gli ospiti accoglie con faccia spavalda
Ha preparato con cura ogni cosa
Riempiendo di cactus la Costa Smeralda
E i suoi poi continuan con grande protervia
Attenti Piero, Carlo e Romano
Per voi va in onda Telekom Serbia
Sui giudici pazzi. Se Lei mi consente:
ma come le pensa ste cose insensate
che neanche a Benigni verrebbero in mente?
Mi sono distratto con cose meschine
Per calmar l’ulcera mi sono sfogato
Ma il mio mestiere non è scriver rime
E’ l’arduo ufficio del governare.
Quel suo contratto andrebbe onorato
E un po’ di silenzio, vorrei lavorare.
Categoria: Archivio Pagina 54 di 58
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La Conferenza intergovernativa di Roma è alle porte. AllItalia la responsabilità di guidare il processo che porterà alladozione del nuovo testo di costituzione sulla base del progetto elaborato dalla Convenzione. È bene dunque che la discussione su questi temi sia quanto più ampia e informata possibile. Proponiamo perciò la sintesi di un dibattito tra Marco Buti, Alberto Majocchi, Jean Pisani-Ferry e Guido Tabellini sulla proposta Giscard. (Nella rubrica Pro e contro la versione integrale in inglese). Migliora lefficienza decisionale dellUnione, ma non la sua capacità di affrontare i grandi problemi europei. Sulla governance economica le critiche più accese.
Antefatto
Il 28 agosto 2003 la commissione presenta il rapporto finale al ministro Schmidt, confermando per le pensioni quanto già reso pubblico durante i lavori (vedi lavoce.info del 5.6.2003) ovvero l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni. Nel rapporto si sottolinea che le proposte avanzate non intendono stravolgere la riforma Riester del 2001, di cui si conferma l’impostazione, respingendo l’idea di abbandonare il sistema a ripartizione pur sollecitando un rafforzamento delle previdenze integrative a capitalizzazione; si vuole semplicemente dirigersi verso modifiche che rendano sostenibile e stabile il sistema previdenziale, correggendo con misure più realistiche e conformi alla situazione attuale le stime demografiche ed economiche ottimistiche alla base della precedente riforma, frutto peraltro di un compromesso politico fra riformisti da un lato e associazioni varie e sindacati dall’altro. Per arrivare almeno ad una stabilizzazione dei contributi previdenziali occorre collegare stabilmente la formula di calcolo delle pensioni alle entrate contributive.
Le misure introdotte dalla riforma Riester per rallentare l’innalzamento del contributo previdenziale obbligatorio, non bastano per mantenere l’aliquota entro il 22% per il 2030, anzi secondo gli esperti il contributo potrebbe superare il 24%.
Le proposte – Basandosi su queste considerazioni la commissione suggerisce dunque un innalzamento graduale dell’età pensionabile da 65 a 67 anni, a partire dal 2011, con l’incremento di un mese ogni anno, spalmando così l’intero processo sull’arco di 24 anni. Premessa per questo innalzamento è ovviamente il miglioramento della domanda di lavoro rispetto alla situazione odierna: per questo sono richiesti sia interventi legislativi che un maggiore coinvolgimento dei datori di lavoro. Una vita lavorativa più lunga richiede migliori opportunità soprattutto per i lavoratori più anziani (i Paesi in cui il prepensionamento non viene utilizzato come strumento di politica del lavoro mostrano tassi più elevati di occupazione dei lavoratori più anziani, senza contare che il prepensionamento non fa che aumentare il costo accessorio del lavoro e quindi crea disoccupazione più che diminuirla). Da qui l’importanza della formazione permanente, a cui si aggiungono per una carriera lavorativa più lunga misure in campo sanitario rivolte alla prevenzione e alla riabilitazione. Benché l’età pensionabile salga a 67 anni si intende offrire ancora la possibilità di anticipare di tre anni il pensionamento (dunque a 64 anni e non più a 62) ma con le riduzioni attuariali già previste (0,3% per ogni mese di anticipo con un tetto massimo di 10,8%) senza prevedere eccezioni per chi fa lavori usuranti e per chi ha molti anni di versamenti contributivi (45); questi ultimi tuttavia possono usufruire di una “finestra d’uscita” anticipando fino a 5 anni il pensionamento, sempre con relative decurtazioni.
Restano invariati gli incentivi per chi decide di continuare a lavorare: 0,5% per ogni mese in più, 6% per anno.
Oltre all’aumento dell’età pensionabile la commissione suggerisce di rallentare in futuro l’incremento della pensione per non gravare su chi versa i contributi. Nella formula di adeguamento della pensione verrebbe integrato un fattore di sostenibilità che riduce l’adeguamento annuale della pensione, se il rapporto fra pensionati e chi versa i contributi cambia a sfavore di questi ultimi. Per contro si può arrivare ad adeguamenti più elevati delle pensioni, se grazie ad una maggiore partecipazione al mercato del lavoro si allarga il numero dei contribuenti. Secondo i calcoli della commissione, il fattore di sostenibilità dovrebbe portare ad un abbassamento di mezzo punto percentuale all’anno dell’aliquota rispetto all’attuale formula di adeguamento. Esso avrebbe in sé un effetto di stabilizzazione, in quanto tiene conto dello sviluppo demografico e dello stato dell’occupazione. Le conseguenze sono un abbassamento del livello della pensione.
Quello attuale corrisponde ad un 48% dei salari lordi; tale livello scenderà al 40% per il 2030 (6 punti percentuali sono già il risultato della riforma previdenziale del 2001). Nonostante questo non verrà intaccato il potere di acquisto delle pensioni: supponendo un aumento reale dei salari del 1,5% annuo, una pensione standard depurata dell’inflazione salirà dagli attuali 1.170 euro mensili a 1.429 nel 2030; senza le modifiche proposte dalla commissione sarebbe di 1.496 euro. Con le misure proposte, si avrà dunque un risparmio nel 2030 sull’aliquota contributiva di 2,2 punti percentuali, di cui 1,4 da attribuire al fattore di sostenibilità, 0,6 all’aumento dell’età pensionabile e 0,2 al posticipo dell’adeguamento delle pensioni dal luglio al gennaio successivo (misura non ancora attuata, ma che sembra prevista per il prossimo anno).
Pur riconoscendo alla riforma Riester il merito di aver introdotto e favorito la previdenza aziendale e privata, la commissione sollecita l’estensione di tali sistemi a capitalizzazione a tutti i contribuenti, suggerendo di rendere più semplici e trasparenti le procedure di attuazione e soprattutto di partire subito con l’incentivazione fiscale del 4%, senza aspettare di arrivarci per gradi nel 2008. Per il momento resta invece in sospeso la decisione se rendere obbligatoria la previdenza integrativa privata.
Infine i pensionati a partire dal 2010 dovranno farsi carico di un contributo del 2% del loro reddito soggetto a contribuzione, per coprire i crescenti costi dell’assicurazione per l’assistenza di lungo periodo (soprattutto degli anziani non autosufficienti).
Dopo lunghe discussioni e approfondite analisi, la commissione Rürup accantona invece alcune proposte di riforma, ritenute non idonee e comunque non compatibili con i principi di fondo della previdenza obbligatoria e fonti di considerevoli effetti negativi sul sistema stesso, respingendo così: un cambiamento di sistema verso una pensione di base finanziata con le imposte; aliquote e pensioni stabilite in base al numero dei figli per riconoscere alla cura dei figli un contributo materiale al mantenimento del sistema; un taglio selettivo delle prestazioni pensionistiche dei redditi più elevati come pure una differenziazione della pensione a seconda del numero di anni di contribuzione; un ampliamento della platea dei contribuenti (autonomi e funzionari statali) e l’inclusione di altre forme di entrate (interessi, affitti) nella base di calcolo dei contributi.
Reazioni. Il cancelliere Schröder ha tranquillizzato immediatamente il gruppo SPD contrario alle proposte di riforma, affermando che Rürup non è la Bibbia; il ministro Schmidt ha diplomaticamente affermato che molte delle proposte sono “giuste e ragionevoli” e che verranno attentamente esaminate. Schröder ha dichiarato, fra l’altro, che sarebbe già un grosso passo avanti se l’età pensionabile reale si avvicinasse a quella attuale di legge dei 65 anni, concordando in questo con il presidente del gruppo SPD Franz Müntefering, il quale in un’intervista a Bild am Sonntag ha ribadito come un aumento dell’età pensionabile non “porterebbe attualmente a molto”. L’effettiva età della pensione è 59-60 anni e quindi bisognerebbe riflettere su “come poter avvicinare l’inizio del godimento della pensione a quello effettivamente previsto dalla legge”. Anche la Cdu, per voce di Angela Merkel, si dichiara contraria ad un innalzamento dell’età pensionabile. L’ex ministro democristiano Blüm, che aveva introdotto il fattore demografico, cancellato dalla coalizione rosso-verde, rifiuta l’idea di elevare a 67 anni l’età pensionabile, in quanto il 60% delle imprese tedesche non impiega lavoratori che hanno più di 50 anni. Senza un cambiamento nei rapporti di lavoro la formula pensione a 67 anni non significherebbe altro che tagli alle pensioni. Associazioni delle famiglie e sindacati promettono battaglia sui cambiamenti avanzati dalla commissione. Le associazioni delle famiglie vedono le proposte come uno svantaggio soprattutto per le donne che, dati gli anni dedicati alla cura dei figli, non riescono a disporre di periodi contributivi superiori ai 25,8 anni all’ovest e 35,8 all’est contro i 45 anni richiesti per avere un livello pensionistico pari all’attuale 48% del reddito lordo
Dure critiche vengono anche da DIHK (Unione delle Camere di Commercio e Industria) il cui presidente Braun giudica le riforme come una struttura informe, a cui manca un disegno organico. Favorevole invece il presidente della BDA (Confederazione federale delle associazioni tedesche dei datori di lavoro), Hundt, che ha dichiarato: “Le proposte sono un’eccellente base per ulteriori passi verso la modernizzazione e la sostenibilità futura dei diversi rami dell’assicurazione sociale”. Il capogruppo dei verdi Kirsta Sager si è detta ugualmente favorevole alla pensione a 67 anni.
Aspre critiche per quanto riguarda il fattore di sostenibilità vengono dal mondo sindacale : si teme che in futuro sempre più persone avranno pensioni a livello di sussidio sociale. Soprattutto la generazione degli attuali trentenni sarebbe duramente colpita dall’abbassamento del livello lordo della pensione, dall’introduzione del fattore di sostenibilità e da un ulteriore contributo per l’assicurazione assistenziale. Peters, il neoeletto capo dell’IG Metall, ha dichiarato che darà battaglia alla politica di riforme intrapresa dal governo rosso-verde, che ha tradito il suo programma elettorale.
E’ dunque evidente che alla commissione Rürup non ha ancora raccolto il consenso politico attorno alla proprie proposte e che larga parte del sindacato non intende sostenere quanto suggerito dal rapporto, rendendone difficoltosa la realizzazione; del resto le spaccature all’interno della commissione si sono presentate all’esterno attraverso i voti di minoranza che costellano la relazione finale. Lo stesso Rürup ha dichiarato: “In una commissione che rappresenta così diversi pareri, le decisioni unanimi sarebbero state molto spesso compromessi che non avrebbero risolto i problemi” ed ha esortato la coalizione a trasformare in legge le proposte avanzate, senza tenere conto del parere contrario dei sindacati.
Mentre sul lavoro della commissione ferve un acceso dibattito, il ministro Schmidt ha dichiarato che presenterà in ottobre le sue conclusioni sulla riforma; allo stesso tempo la CDU attende sempre per i primi di ottobre le proposte alternative elaborate da una propria commissione (soprattutto per quanto riguarda la componente famiglia) guidata dall’ex presidente della repubblica Herzog e il gruppo parlamentare SPD alla Camera ha dato incarico ad un team di esperti guidati dal prof. Doering dell’università di Francoforte di effettuare una controvalutazione sulla riforma dei sistemi sociali, anche questa attesa per ottobre.
Fonti:
www.bda-online.de
www.soziale-sicherungssystme.de
www.mea.uni-mannheim.de
“Die Dissenskommission”in Frankfurter Allgemeine Zeitung del 28.8.2003
“Unfertiger Rohbau, keine Bibel, Basis für Reformen” in . Frankfurter Allgemeine Zeitung del 28.8.2003
“Rürup-Pläne sorgen für Aufruhr “in Financial Times Deutschland del 28.8.2003
“Streikdebakel verhagelt Peters’Ergebnis zum IG Metall Chef” in Financial Times Deutschland del 31.8.2003
“CDU will Eltern bei Renten besser stellen” in Handelsblatt del 31.8.2003
” Rürup – Die Vorschläge zur Rente” in Tagesspiegel.de del 31.8.2003
“Renten-Pläne benachteiligen die Eltern” in Die Welt del 31.8.2003
“CDU auf Rürup-Kurs” in Der Spiegel nr.36/1.9.2003
In esclusiva per i nostri lettori, proponiamo la sequenza fotografica della liberazione di un fenicottero rosa, avvenuta il 12 agosto 2003 nelle acque della riserva naturale delle saline di Margherita di Savoia, popolate anche da numerosi cavalieri d’Italia. L’evento (il primo in sei anni e il secondo da quando si è insediata nella salina una colonia di fenicotteri) è stato reso possibile grazie alla cooperazione tra il Cipr di Cosenza e il Corpo Forestale dello Stato
Pietro Garibaldi recensisce il volume di William Easterly The Elusive Quest for Growth, Boston, MIT Press, che pone alcuni quesiti fondamentali sulle cause delle differenze nei livelli di reddito pro capite tra Paesi e sulle politiche per superare questi divari, innalzando il tasso di crescita dei Paesi meno sviluppati
La “polemica” di Scalfari mi ha fatto scoprire un sito ottimo, che merita di essere sostenuto
Rassegna stampa La crisi dell’IG-Metall Il fatto. Niente di decisivo alla riunione dei vertici della IG Metall dell’8 luglio, in cui si dovevano stabilire le responsabilità e trarre le conseguenze politiche della disfatta di fine giugno, quando dopo quattro settimane di scioperi si è dichiarata chiusa con un fallimento la lotta dei metalmeccanici dei Länder orientali per l’ottenimento della settimana di 35 ore, come è previsto dal 95 nelle imprese occidentali. A dire il vero gli occupati delle acciaierie orientali (8000), che fanno parte dell’IG Metall e hanno partecipato per lo stesso motivo agli scioperi, hanno ottenuto con l’accordo siglato già il 7 giugno con l’AGVS (associazione dei datori di lavoro di categoria) di arrivare gradualmente nel 2009 alla settimana di 35ore, fatta salva una clausola di supervisione, per cui se le condizioni economiche dovessero peggiorare in modo drastico i partner contrattuali faranno slittare di un anno l’accordo. Tale accordo non ha riguardato i metalmeccanici (310000), determinando per la prima volta dallo sciopero in Baviera del 1954 la sconfitta delle loro rivendicazioni. . Punti di vista. La riduzione d’orario, presentata come una questione di equità dopo 13 anni dalla riunificazione, avrebbe portato – secondo IG-Metall – ad una maggiore occupazione, in quanto avrebbe suddiviso la stessa quantità di lavoro su più occupati: la differenza nel costo unitario del lavoro, inferiore del 10% all’est rispetto ai Länder occidentali, avrebbe permesso alle imprese di finanziare il taglio d’orario. Conseguenze. Passando in rassegna i punti importanti emersi dal fallito sciopero, vi è senza dubbio il palese contrasto che si sta consumando all’interno dei vertici sindacali, per la successione di Zwickel. Il presidente uscente, che aveva visto nominare suo malgrado come successore Peters al posto del più gradito Huber (designato come vice per dare rappresentanza alle due anime della IG), ha addossato proprio a Peters il fallimento della lotta sostenendo che questi non aveva in realtà dato le giuste informazioni sullo svolgimento e i rischi dello sciopero né fornito i dati reali sulla situazione economica delle imprese orientali; lo stesso Peters aveva dichiarato di non avere avuto il sostegno da parte della centrale sindacale e da alcuni consigli di fabbrica occidentali. In realtà la lotta che si sta consumando e che lacera il più importante sindacato del mondo (2600000 iscritti), determinando ormai da tempo immobilismo ed emorragia di iscritti, è una sfida fra sindacalisti schierati su posizioni tradizionali che vedono nel sindacato una difesa dei propri iscritti (Peters) e riformatori (Huber) che sarebbero pronti a ripensare a un nuovo ruolo per il sindacato, più attento alle mutate condizioni economiche e sociali. Conclusioni: la riunione dell’8 luglio non ha portato ad una soluzione della leadership nell’IG Metall, per cui non è chiaro se al suo interno riusciranno a convivere grazie alla scelta di un tandem le due anime dei metalmeccanici o se vi sarà la prevalenza di una o dell’altra, tenendo presente che molti della base preferirebbero la figura dura e pura di Peters, mentre fra le élite sindacali (medi e alti funzionari) vi è la propensione a scegliere un riformatore. La questione è dunque in discussione fino alla “giornata sindacale”, in cui vi sarà l’investitura del nuovo presidente dell’IG Metall e che da ottobre potrebbe essere anticipata per risolvere la crisi di leadership che grava sul sindacato. “Sächsische Metaller beschliessen Streik“, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 30.5.2003 “Verhärtete Fronten im Metalltarifstreit“, Faz , 3.6.2003 “Streik in Ostdeutschland gescheitert“, Faz, 28.6.2003 “Eine Chance für die IG Metall“, Berliner Zeitung, 30.6.03 “Aufmarsch der Papiertiger “, Der Spiegel, 23/2003 “IG Metall Flucht oder Neuanfang“, Sueddeutsche Zeitung, 7.7.03 “Chronik eines gescheiterten Streiks“, manager-magazin.de, 8.7.2003 “Hartes Ringen in der IG-Metall-Zentrale “, tagesschau.de, 8.7.03 “Machtkampf in der IG-Metall überdeckt tiefe Krise“, Handesblatt.com, 8.7.03 “Zwickel weist Kritik an seiner Führungsstärke zurück“, Financial Times Deutschland, 9.7.03 “Der Machtkampf geht weiter“, tagesspiegel.de, 9.7.03 “Schily attackiert IG-Metall-Vize Peters“, Sueddeutsche Zeitung, 9.7.03 “SPD und Gewerkschaften: Die Zeiten haben sich geändert“, Faz, 10.7.03 “Das Kabinetts-Stück“, Die Zeit, 28/2003
Per il presidente di Gesamtmetall (associazione dei datori di lavoro della categoria), Martin Kannegiesser, la settimana di 35 ore avrebbe compromesso 20000 posti di lavoro e significato una rinuncia all’unico vantaggio competitivo che le imprese hanno nella localizzazione ad est. I datori di lavoro si sono dunque rifiutati sia di stabilire una data per l’inizio della riduzione d’orario, sia di introdurre gradualmente la settimana di 35 ore. Si è anche proposto di affidare ad economisti indipendenti il raffronto di determinati parametri chiave delle imprese orientali – quali produttività o quota di capitale proprio – con quelli delle imprese occidentali e solo quando vi fosse stato un allineamento pensare ad una riduzione dell’orario.
Dopo un tentativo di accordo vi è stato un progressivo allontanamento delle parti, anche su punti dove in precedenza si era trovato consenso: i datori di lavoro avevano offerto un corridoio contrattuale di 35-40 ore, in cui le imprese potevano decidere sul volume di ore lavorative, a partire dal primo aprile 2005 vi sarebbe poi stata una riduzione da 38 a 37 ore con conseguente aumento della retribuzione oraria del 2,7%, ma nessuna ulteriore riduzione fino al 31 dicembre 2008. L’IG Metall proponeva da parte sua un primo taglio dell’orario a partire dal gennaio 2004 e il raggiungimento delle 35 ore nel 2009, lasciando alle parti aziendali le decisioni in merito alla realizzazione e accettando eccezioni per le imprese in difficoltà. Pur dichiarando di non voler essere coinvolti in questa battaglia sindacale, diversi importanti esponenti politici non hanno mancato di prendere posizione, sottolineando l’isolamento in cui questa battaglia ha portato il sindacato. Lo sciopero è stato considerato con scetticismo dallo stesso cancelliere e il ministro degli Interni Schily ha espresso valutazioni negative sui funzionari che avevano guidato la protesta, così come aveva preso le distanze dal sindacato il presidente SPD della Sassonia Anhalt (uno dei Land coinvolti nello sciopero). Non solo la presidente del gruppo parlamentare Csu-Cdu Angela Merkel, ma anche il ministro dell’economia Wolfgang Clement, sostenuti in questa posizione dal prof. Zimmermann del Diw (uno degli istituti di ricerca economica), hanno dichiarato che sarebbe invece auspicabile seguire l’esempio dell’est e ricorrere a orari di lavoro più lunghi anche all’ovest. Comunque respiro di sollievo sia nella maggioranza che nell’opposizione per la fine di questo sciopero che aveva bloccato la produzione anche in alcune imprese occidentali, fra cui VW e BMW, come conseguenza dell’astensione dal lavoro di imprese dell’indotto orientale.
Un altro punto importante è il rapporto fra contratto collettivo e contratti d’impresa; questo sciopero per le 35 ore ha rappresentato in un certo senso solo un evento di facciata e anche se si fosse risolto positivamente sarebbe stato unicamente una vittoria simbolica: già ora solo 300 delle 3000 imprese metallurgiche fanno parte dell’associazione dei datori di lavoro e di queste secondo uno studio della Otto Brenner Stiftung (fondazione vicina al sindacato) solo la metà si attiene alle 38 ore stabilite contrattualmente, nel resto del settore si lavora più a lungo. D’altra parte vi sono già imprese (non più di una dozzina) che si possono permettere per produttività questo taglio di 3 ore settimanali, per le altre ciò potrebbe significare lo spostamento delle produzioni nella Repubblica ceca, dove i lavoratori dell’auto lavorano per un quinto del salario. Con questo fallimento vi è ora il rischio che venga definitivamente decretata la fine della contrattazione collettiva: possibilità temuta non solo dai sindacati ma anche da una parte dei datori di lavoro che per bocca dello stesso Kannegiesser mettono in guardia da sentimenti di trionfo di fronte a questa sconfitta storica e invitano a ricostruire il quadro contrattuale a cui abbinare clausole di apertura, altrimenti non si farà che portare il conflitto all’interno di ogni impresa. Anche Hundt, presidente della Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände (Unione delle associazioni dei datori di lavoro), invita a non erodere ancor di più la contrattazione collettiva cercando di ottenere il taglio dell’orario attraverso contratti aziendali.
Un altro punto che emerge da questa lotta sindacale è la volontà di alcuni politici e rappresentanti dell’economia di riformare nel quadro di una revisione del diritto del lavoro anche le norme riguardanti il diritto di sciopero. Lo stesso Hundt, ma anche il vicecapogruppo della CSU-CDU Friedrich Merz, chiedono una protezione legale della maggioranza, per cui in futuro minoranze di lavoratori non possano più decidere attraverso gli scioperi di bloccare le produzioni. Nelle fabbriche i consensi ottenuti fra gli aventi diritti al voto, ovvero gli iscritti all’IG Metall, erano a seconda dei Länder 78,8-79,94% e quindi superavano la maggioranza prevista per lo sciopero (75%), ma rispetto agli addetti del settore erano meno del 10%.
Chi non aveva un compagno viziato Un pizzicotto e poi vi guardava Crescendo ne avete incontrati degli altri Da che è Ministro di Grazia e Giustizia Lei, ingegnere devoto ai Padani Leggi tagliate e cucite con cura Oggi ci ha detto che non se la sente Per ribadire chi è che ha il Potere Chissà come mai, Ministro Castelli Spero soltanto che una notte allo specchio
Aria arrogante e parlata maldestra
Provocatore del gioco truccato
Perché è il protetto dalla maestra?
Che fai, vuoi reagire con la violenza?
Dentro la rabbia era un fiume di lava
Ma sapevate di aver perso in partenza
Pronti a godere nel darvi uno smacco
Stessa arroganza, stessi occhi scaltri
Piccoli epigoni di Ghino di Tacco
Ha imposto uno stile, si è mosso con foga
Ha caricato senza pigrizia
Appena ha visto agitarsi una toga
Nel riciclar materiale di scarto
Ha superato anche i più veterani
Confezionando leggi da sarto
Senza una piega o un filo scomposto
Per orientarsi una guida sicura
Un busto di Cesare sempre al suo posto
Di chiedere la grazia per quello di Pisa
La sua coscienza non glielo consente
Anche se sa che è una scelta assai invisa
Ci ha poi propinato un immondo pastone
Mischiando Sofri alle stragi nere
E i suoi Serenissimi in mezzo al listone
Non so immaginare dove lei la nasconda
Questa coscienza sorda agli appelli
Di chi le si oppone e di chi la circonda
La Dea Bendata le appaia in sogno
E le sussurri discreta all’orecchio
Mi scusi, Ministro, di lei mi vergogno