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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 39 di 82

SE IL CREDITO DIPENDE DALLA GEOGRAFIA

La stretta creditizia che ha colpito le imprese italiane dopo il crack di Lehman Brothers è stata più intensa nelle aree dove il sistema bancario ha una minore autonomia decisionale. A essere maggiormente penalizzate, però, non sono state le imprese più rischiose e di minori dimensioni. Le banche nazionali hanno privilegiato le imprese più vicine al loro territorio di origine, riducendo l’offerta di credito verso quelle più distanti, anche se grandi e produttive. I vincoli finanziari sono dunque più stringenti per le aziende delle aree finanziariamente meno sviluppate.

PIANO CASA 2, UN FLOP ANNUNCIATO

Per rilanciare l’economia, ecco un nuovo piano casa. Prevede la riduzione dei tempi del silenzio-assenso, l’estensione della segnalazione certificata di inizio attività e un premio di volumetria. Sarà probabilmente un fallimento come quello del 2009. Perché come allora si parte da un’errata valutazione delle difficoltà del mercato. Fermo non per le lungaggini burocratiche, ma perché il reddito delle famiglie è diminuito ed è più difficile ottenere crediti. Né basterà la capacità edificatoria gratuita a convincere un imprenditore a demolire e ricostruire un immobile.

FIAT: ALLEATO CERCASI

Il mercato dell’auto in Europa continua a registrare risultati negativi e le prospettive per il 2012 non sono rosee. Per Fiat è prioritario riacquistare competitività nel Vecchio Continente che rappresenta ancora più del 27 per cento delle sue vendite, addirittura il 52 per cento se si esclude l’apporto di Chrysler. Alla casa torinese serve un partner le permetta di superare la soglia dei 6 milioni di veicoli prodotti. Psa e Suzuki sembrano corrispondere all’identikit dell’alleato ottimale. Con gli asiatici in vantaggio perché sui francesi pesano difficoltà di ordine politico.

DUBBI SULLE SOCIETÀ DA UN EURO

Tra le riforme approvate nel recente decreto legge “cresci Italia”, salta agli occhi la società a responsabilità limitata semplificata costituita da giovani sino a 35 anni. Apparentemente, si tratta di una misura importante, che abbatte i costi della costituzione di srl e incentiva l’imprenditoria giovanile. Ma un’analisi più approfondita rivela qualche incongruenza, oltre a un forte dubbio di costituzionalità. Altri paesi europei hanno già affrontato gli stessi problemi. La loro esperienza avrebbe potuto suggerire soluzioni migliori su un tema tanto complesso.

CONTRO IL MONOPOLIO SULLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE

La proprietà intellettuale, cioè il monopolio sui prodotti frutto delle innovazioni, ha alcuni effetti indesiderabili. Il principale è che il monopolista riduce in modo inefficiente la quantità venduta per mantenere alto il prezzo. Malgrado i costi sociali siano enormi, generalmente si pensa che la proprietà intellettuale sia un prezzo da pagare per stimolare l’innovazione. Un libro di Michele Boldrin e Davide K. Levine edito da Laterza e dal titolo significativo ” Abolire la proprietà intellettuale”, che mette in discussione proprio quelle che ci sembrano certezze acquisite.

UN COLPO ALLE CORPORAZIONI?

Il corposo pacchetto di liberalizzazioni varato dal governo Monti si propone di rendere più competitiva l’economia italiana, intervenendo su una molteplicità di fronti.
Alcune delle misure adottate, pur avendo polarizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, non sembrano destinate ad avere un impatto particolarmente rilevante su crescita e prezzi. Altre, quelle relative a imprese, trasporti, infrastrutture, energia, sono potenzialmente molto più rilevanti, ma la loro effettiva efficacia dipenderà in larga misura da come saranno implementate.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie mille dei commenti.
La prima questione da affrontare è il ruolo dei Trattati europei nel processo di liberalizzazione. Come noto, i Trattati promuovono il rispetto delle quattro libertà, la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, il che non necessariamente implica l’adozione di una regolazione proporzionata agli interessi generali perseguiti. Per esempio, in materia di farmacie, la Corte di Giustizia ha sostenuto in una recente sentenza (19 maggio 2009) che la normativa nazionale che limita la gestione delle farmacie da parte di non farmacisti non è di per se incompatibile con le disposizioni del Trattato. La questione che pongo nel mio intervento, tuttavia, non riguarda l’eventuale contrasto dell’assetto regolatorio nazionale con le norme comunitarie. Alla luce della giurisprudenza della Corte, spetta infatti agli Stati membri individuare il bilanciamento ottimale di interessi tra tutela della salute e concorrenza. Come ho scritto nell’articolo pertanto, la presenza di un farmacista è necessaria nella fornitura al pubblico di farmaci e probabilmente è anche necessario affidare a un farmacista la responsabilità della farmacia, ma non necessariamente la sua proprietà. Relativamente ai farmaci da banco, se è vero che un farmacista può aiutare il  consumatore nelle sue scelte, è anche vero che può essere sufficiente una corretta informazione sulla confezione, lasciando libero il cliente. Infatti se desidero acquistare 100 confezioni di aspirina posso farlo liberamente, quindi cosa evita la presenza di un farmacista relativamente ai farmaci da banco, non è chiaro.
Sui tassisti, obiettivo della politica pubblica dovrebbe essere l’eliminazione delle artificiali rendite di posizione associate alla regolazione ingiustificatamente restrittiva. La concorrenza conduce infatti alla struttura del mercato più favorevole per soddisfare la domanda dei consumatori  e va limitata solo in presenza di interessi generali da tutelare. Altrimenti si rischia di proteggere gli interessi costituiti, non i consumatori. Sfruttamenti eccessivi di lavoratori precari, quali quelli evocati da un lettore e ipoteticamente associati al diffondersi delle società di taxi, vanno combattuti dalla normativa sul mercato del lavoro, non dalla regolazione degli accessi.
Infine, la regolazione della grande distribuzione è volta a tutelare interessi generali, quali il traffico, l’arredo urbano, l’urbanistica, non a proteggere altre forme distributive. La questione è che la modernizzazione della distribuzione commerciale produce effetti che non rimangono confinati all’interno del comparto, ma si estende all’intero sistema economico con ricadute importanti sulla distribuzione all’ingrosso e sulla stessa industria manifatturiera, oltre che naturalmente sul benessere dei consumatori.

COMPENSARE I DANNI DA LIBERALIZZAZIONI?

L’obiettivo ultimo di ogni liberalizzazione è l’eliminazione delle rendite associate a una regolazione ingiustificatamente restrittiva. Spesso però la liberalizzazione impone a chi ne beneficia significative perdite in conto capitale. Mercati come quelli di taxi e farmacie devono essere regolati perché vi sono obblighi di servizio pubblico. Che però non hanno niente a che vedere con gli assetti proprietari. Al progressivo declino del valore delle licenze, si potrebbe rispondere istituendo un fondo di compensazione. Oggi in Italia, più per i tassisti che per i farmacisti.

L’ARITMETICA DELL’OTTIMISMO SECONDO MONTI

L’obiettivo del decreto sulla concorrenza è aumentare l’efficienza e la crescita. Le riforme potranno ridurre il costo della bolletta energetica, delle assicurazioni o dei servizi notarili. Ma se ciò avverrà senza tradursi in un netto guadagno di efficienza e di possibilità di spesa per l’economia nel suo complesso, il “più” dell’utente sarà il “meno” del produttore che prima delle liberalizzazioni beneficiava di rendite monopolistiche. È l’effetto netto delle liberalizzazioni che fa salire il Pil: ottenere un “più 1 per cento” di crescita aggiuntiva non sarà facile.

MA L’ENTRATA È ANCORA REGOLAMENTATA

Gli interventi di liberalizzazioni del governo interessano anche i settori a entrata regolata. La direzione è quella giusta, ma resta la logica del contingentamento all’entrata. Cresce il numero di operatori, senza però affermare il principio generale del libero accesso all’attività economica. Dunque resta aperta la possibilità di ricostituire barriere all’ingresso. Soprattutto quando sono coinvolte le autorità locali, generalmente più sensibili alle lobby. Positiva l’istituzione del tribunale delle imprese. Costi ridotti per le società costituite da giovani.

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