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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 47 di 82

COMPETITIVITÀ TEDESCA, UN GIOCO DA BAMBINI. PRODIGIO

Il post-crisi è caratterizzato da uno spostamento dei centri del potere economico verso le grandi economie emergenti e da una disperata ricerca di produttività e competitività nelle grandi economie occidentali. C’è riuscita la Germania, che pure è stata pesantemente colpita dalla crisi globale. Come? Partendo dal riconoscimento delle difficoltà e con un’azione di politica economica ispirata a una visione chiara e realistica del futuro. Per creare le condizioni istituzionali e strutturali per lo sviluppo delle attività economiche di domani.

La concorrenza, questa sconosciuta

La legge antitrust ha rappresentato un importante punto di svolta dell’economia e della regolazione italiane. Tuttavia, il nostro paese è caratterizzato da una imprenditoria diffusa e da una quota elevata di piccole e medie imprese, non sempre attente a questo tipo di norme. Ciò implica che le pratiche di cartello, probabilmente diffuse come altrove, siano messe in atto senza una piena consapevolezza del fatto che sono vietate e che comportano sanzioni elevate, se scoperte. Per questo sarebbe utile promuovere attivamente la cultura della concorrenza. Il caso Alitalia.

 

Quel patrimonio da salvare

Sulla difesa e valorizzazione del patrimonio culturale del nostro paese si contrappongono due visioni ideologiche: quella dei fautori della gestione pubblica e quella di chi vede con favore una transizione alla gestione privata e decentrata. Sono entrambe sbagliate e hanno portato a gravi fraintendimenti. La sfida sembra invece essere la costruzione di un nuovo umanesimo e delle condizioni istituzionali che lo consentano. Una questione che riguarda insieme, seppur in modi diversi, il pubblico e il privato e che pone alle scienze umane e all’economia un problema di pensiero.

 

Lo spettacolo? Un dramma

I finanziamenti statali allo spettacolo hanno raggiunto nel 2009 i livelli del 1985 in termini nominali. In termini reali lo stanziamento annuale si è praticamente dimezzato in venticinque anni. Eppure è stato mostrato che esistono ricadute economiche positive dirette e indirette dal consumo di spettacolo. Affidarsi esclusivamente ai meccanismi di mercato porterebbe alla sopravvivenza solo delle produzioni più popolari o commerciali. Ecco perché in molti paesi occidentali l’intervento dello Stato in questo settore è generalmente considerato necessario e fondamentale.

 

Servizi, motore dello sviluppo

Il rilancio dell’economia italiana è possibile solo con lo sviluppo dei servizi, che crescono più dell’industria e in Italia sono sottosviluppati. E’ però necessario superare i pregiudizi sfavorevoli verso il settore e adottare politiche specifiche, in particolare quelle che favoriscono la crescita dimensionale delle imprese e la lotta al sommerso che distorce la concorrenza. Solo il diffondersi di una cultura delle regole è in grado di realizzare questa trasformazione.

 

Se finisce tutto a tarallucci e acqua

Con il regolamento attuativo della riforma dei servizi pubblici locali si passa da una norma che bollava come inefficienti tutte le gestioni in house a una disciplina che consentirà a buona parte di quelle stesse gestioni di autoproclamare la propria efficienza e ottenere la deroga. Le società in house così salvaguardate dovranno però rispettare il Patto di stabilità interno. Ovvero non potranno operare. Una proposta per garantire alle imprese, anche pubbliche, maggiori margini di autonomia strategica e di bilancio. Ma con criteri più seri per mantenere l’affidamento.

 

Il rompicapo degli squilibri mondiali

Per ragioni diverse, Stati Uniti e Unione Europea hanno messo al centro della scena del vertice di Seul il problema degli squilibri esterni. Riconoscere l’importanza delle partite correnti è tuttavia solo un primo passo. Più difficile è determinare quale dovrebbe essere il loro livello ottimale, come apportare correzioni e come affrontare l’asimmetria tra deficit e surplus. Bene che il G20 ne discuta, a patto però di evitare obiettivi rigidi e di indicare soluzioni chiare per una vasta gamma di campi. Servirebbe anche una maggiore fiducia reciproca.

 

Imprese più solide contro il precariato

I problemi finanziari delle imprese italiane accentuano la dualità del mercato del lavoro. Una recente ricerca dimostra che sono meno propense ad assumere con contratti a tempo indeterminato le aziende che hanno più problemi a ottenere finanziamenti bancari. E usano di più i contratti a termine per assorbire variazioni inattese nel livello di domanda. Dunque misure volte a ridurre i vincoli di accesso al credito potrebbero contribuire ad aumentare l’offerta di contratti a tempo indeterminato e frenare così il precariato.

 

Dalla tutela della concorrenza al diritto all’informazione

Con quali criteri si devono valutare i pro e contro di una fusione tra imprese della comunicazione? La tutela della concorrenza non è sufficiente perché la collettività non vuole solo garantire i consumatori come tali, ma anche proteggere il loro diritto come cittadini di ricevere un’offerta informativa pluralistica e completa. Una preoccupazione difficile da prendere in considerazione con gli strumenti attuali di analisi concorrenziale. Ai quali va dunque aggiunto un criterio oggettivo di protezione della capacità dell’elettorato di essere informato.

 

No, non è la Bbc

Quale futuro si delinea per la Rai? Rispetto al passato, le funzioni di servizio pubblico che richiedono la presenza di un canale pubblico si sono ridotte, grazie all’offerta multicanale e alla convergenza tra diversi mezzi di trasmissione. Ma con una forte concentrazione nell’informazione televisiva e un ruolo declinante dei giornali, un canale pubblico di informazione gestito secondo criteri di pluralismo può rappresentare un fattore importante. Perché questo avvenga diventa però cruciale una riforma del sistema di nomina e governance.

 

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