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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 61 di 85

IL TREMONTI PENSIERO ALLA PROVA DEL GOVERNO

Le idee di Tremonti, pur utili per conquistare consensi elettorali, non lo sono altrettanto per risolvere i problemi dell’Italia. Perché la Cina è ormai una grande potenza commerciale e politica, un enorme mercato di sbocco per le imprese europee e perché dell’importazione dei suoi beni a basso costo beneficiano in tanti. E poi anche altre economie subiscono la concorrenza cinese, ma è la nostra a crescere di meno. Per carenze e inefficienze tutte italiane. Da queste un governo dalla solida maggioranza dovrebbe partire per ridare fiducia a lavoratori e imprese.

QUEL PROTEZIONISTA DI BARACK OBAMA *

Il senatore dell’Illinois è autore di una proposta di legge, il Patriot Employer Act, che prevede tagli alle tasse delle imprese che si impegnano a mantenere la sede negli Stati Uniti, a non mutare il rapporto tra dipendenti in Usa e all’estero e a pagare un salario minimo più alto, oltre a prevedere contributi per fondi pensioni e assicurazione sanitaria. Sarà pure animata da buone intenzioni, ma è una proposta protezionista, reazionaria e inconsistente sotto il profilo economico. Se passerà, finirà per favorire alcune categorie di lavoratori a discapito di chi è davvero povero.

CORDATE

AirFrance, Aeroflot. Tutto va bene per migliorare il risultato finale della trattativa. Anche se, fuori dalle polemiche elettorali, Alitalia convolerà a giuste nozze, quasi certamente con Air France. Come ha detto Berlusconi, basta che ci sia “pari dignità – il che non significa nulla, ma aiuta perché si può sempre sostenere che finora Air France non l’avesse data, e che la sua prossima proposta (quasi identica alla prima) soddisfa invece questo requisito.
E va bene così proprio per difendere l’interesse nazionale, per avere qualcuno che ha capacità manageriale, risorse finanziarie e network capaci di rilanciare questa impresa. Questo non basterà per garantire che la nuova Alitalia sappia dare un servizio di qualità a prezzi accettabili – per questo si dovrà far funzionare la concorrenza. E largo ai vari Meridiana, AirOne, ecc., ben vengano, e chi ha pilo (competitivo) farà più tela.
E Malpensa? Non è mai stato un problema del nord. Andate a Bergamo o Brescia per sentire quanto tengono a Malpensa. Eppure i milanesi ricordano bene che l’unica ragione per cui tanti volano da Malpensa è che dieci anni fa un decreto del governo (centro sinistra) chiuse centinaia di voli da Linate, che il mercato voleva tenere lì e cheper decreto sono stati deportati a Malpensa.
Il ridimensionamento di Malpensa è un problema dell’alta Lombardia e dovrà esssere risolto come tale: un problema di sviluppo territoriale.
La lega – a suo tempo contraria all’intervento dello Stato – oggi reclama i soldi di Roma per Malpensa. Ma se diamo aiuti di Stato a una delle regioni più ricche d’Europa, quanto denaro dovremo dare alla Sicilia?

TELECOM ITALIA IN UN MERCATO CHE CAMBIA

In questi anni l’evoluzione delle tecnologie e del mercato è stata notevole e Telecom Italia si trova ora in una situazione non semplice. Auspicabile una separazione strutturale della rete, con quotazione della nuova società e partecipazione o sostegno finanziario anche di soggetti pubblici. E’ l’unica soluzione per garantire lo sviluppo di un mercato aperto e competitivo e il reperimento delle risorse finanziarie private e pubbliche in grado di sostenere gli investimenti infrastrutturali necessari allo sviluppo della rete. Serve però un forte impegno su regolazione e controllo.

LIBERALIZZAZIONI

Le liberalizzazioni compaiono nei programmi dei diversi schieramenti in modi ovviamente assai differenziati non solo per contenuti, ma proprio per l’impostazione e il livello di approfondimento dei programmi stessi.
Gli schieramenti che menzionano il tema con maggiore ricchezza sono Udc, Pdl e soprattutto Pd. “Soprattutto” nel senso che il programma del Pd ritrovabile su internet è molto più lungo e articolato su tutti i temi. Non sembrano esserci differenze radicali: mentre Udc e Pdl parlano esplicitamente di “liberalizzazione” dei servizi pubblici, termine che per altro può significare tante cose, il Pd parla di “aumento del grado di concorrenza”. Sarà la stessa cosa? Ah, saperlo.

ITALIA DEI VALORI

Nel manifesto dell’Italia dei valori si legge “Liberalizzazione dei pubblici servizi”. Èquesto uno dei soli tre punti citati sotto il titolo “Economia”: si deve perciò pensare che lo schieramento attribuisca al tema grande importanza, ma purtroppo è difficile discutere un titolo.

SINISTRA ARCOBALENO

La Sinistra arcobaleno non menziona neppure il termine “liberalizzazione”, e questa non pare essere una dimenticanza. Ma discutere ciò che non è scritto è ancora più difficile.

UDC

L’Udc afferma esplicitamente che la gara deve essere l’unica modalità di affidamento della gestione del servizio pubblico locale.
Mentre nessun parla di privatizzazione, un termine che sembra ormai scomparso dal discorso politico nazionale, l’Udc menziona esplicitamente l’opportunità di incentivare gli “enti locali che escano dal capitale azionario delle società che gestiscono i servizi pubblici locali” e propone la “separazione della proprietà pubblica delle reti e della gestione del servizio”.
Chiede un rafforzamento del ruolo delle autorità indipendenti.

PARTITO DEMOCRATICO

Il Pd, anche nei suoi approfondimenti, non sembra volersi sbilanciare troppo. Ove non sia possibile la concorrenza, propone che chi gestisce il servizio sia identificato tramite gara.
Il Pd dedica poi particolare attenzione alla liberalizzazione del trasporto (locale e ferroviario), affermando in particolare che “le aziende di trasporto devono imparare a gestire normali relazioni industriali in un mercato aperto. Ciascuna amministrazione comunale sarà libera di scegliere le regole che preferisce, entro un campo di soluzioni diverse, ma lo Stato premierà solo quelle che scelgono il mercato”. Ovvero, pare leggersi: introduciamo la cassa integrazione anche nel settore trasporti, e premiamo le amministrazioni che, magari anche accettando di perdere qualche posto di lavoro, provano a sviluppare un sistema di trasporto locale più efficiente.
Per le banche e i costi dei loro servizi al consumatore, che sono nel mirino un po’ di tutti, il Pd menziona “forme di autoregolamentazione del settore e intese tra governo, associazioni di rappresentanza e parti sociali interessate”. Lascio al lettore riflettere sulla probabile efficacia di tali iniziative.
Il Partito democratico reclama un rafforzamento del ruolo delle autorità indipendenti, non citate invece dal Pdl. Riprendendo una proposta a suo tempo comparsa anche su lavoce.info , chiede una legge annuale sulla concorrenza, a partire dall’analisi delle indicazioni date dall’autorità antitrust. Nelle sue intenzioni, la prima dovrebbe essere rivolta a liberalizzare telefonia, trasporti, distribuzione dei carburanti, sulla scorta delle proposte del terzo pacchetto Bersani mai approvato dal Parlamento.

POPOLO DELLA LIBERTÀ

Il Pdl, come l’Udc, usa in tema di liberalizzazioni parole forse più “forti”, ma non approfondisce.
Chiede la “liquidazione delle società pubbliche non essenziali” senza però dire quali siano, né menzionare cosa fare di imprese utili che però siano in mano pubblica.
Il Pdl punta anche sulla “portabilità dei rapporti con le banche”.

REGOLE DI DIFESA

Il dibattito su protezionismo e liberismo è mal posto. L’Omc consente in alcuni casi misure di difesa commerciale per proteggere le industrie nazionali. E la Comunità, che ha tutte le competenze sulla politica commerciale, da sempre ne è uno dei maggiori utilizzatori. Quanto all’Italia, notevoli le sue battaglie degli ultimi anni. Le vere questioni sono il raggiungimento di comuni standard competitivi, sociali e ambientali e una riflessione sul mantenimento in Europa di alcune produzioni.

LA POLITICA E LA BANDA LARGA

Lo sviluppo della nuova rete di telecomunicazioni del paese deve entrare nel dibattito politico. Non per valutare cosa deve fare Telecom Italia, ma per capire se i pur legittimi piani della società sono proprio quello che serve all’Italia. Se così non fosse, e probabilmente così non è, occorre porre il tema di chi paga per “fare di più”. Il conto forse sarà salato e la questione meno attraente di altre per certi politici. Tuttavia, si tratta di un investimento cruciale. Da decidere in fretta perché le telecomunicazioni non attendono.

LARGO ALLE GIOVANI IMPRESE*

Le grandi imprese europee se la cavano bene nella competizione internazionale. Invece, hanno difficoltà ad affermarsi le start up, al contrario di quanto avviene negli Stati Uniti. Dove da tempo il sistema finanziario è in grado di garantire gli investimenti necessari alle aziende emergenti. L’Europa dovrebbe allora rivedere la regolamentazione prudenziale, aprire il settore a soggetti non banking e stabilire regole semplici valide per tutti. Insieme a una tassazione omogenea delle attività finanziarie e alla armonizzazione delle norme sulla bancarotta.

ROMA SBAGLIA SUI TAXI *

Aumentare il numero delle licenze di taxi e, allo stesso tempo, concedere agli operatori aumenti sulle tariffe, come ha fatto il comune di Roma, può portare a risultati negativi. Lo dimostra una analoga esperienza del Regno Unito. Due scenari si prospettano ora per la capitale italiana: la domanda di servizio cresce e con essa il valore delle licenze. Oppure resta stabile, ma i prezzi di corsa più alti compensano comunque i tassisti. In entrambi, i casi la resistenza a ulteriori future liberalizzazioni sarà ancora più forte.

IL MISTERO DELLA TABELLA SCOMPARSA

Da qualche mese non vengono più pubblicati i prezzi dei carburanti consigliati dalle diverse compagnie petrolifere, in attuazione di un parere dell’Antitrust. L’Autorità paventava il rischio che la diffusione di quei dati favorisse la collusione tra le imprese. Sebbene esistano vari argomenti teorici a favore di questa tesi, non si può dimenticare che in qualsiasi situazione di asimmetria informativa, eliminare un pezzo di informazione pubblica significa semplicemente aumentare il vantaggio relativo di chi dispone già di più conoscenze.

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