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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 63 di 81

Quella golden share che brilla sempre meno

La golden share può ostacolare la circolazione dei capitali all’interno del mercato comune europeo. Per questo la Corte di giustizia impone ai paesi che la contemplano di circoscriverne il raggio d’azione. Non sembra quindi ipotizzabile che il nostro governo possa esercitare il diritto di veto sulle operazioni Telecom di scorporo della rete fissa e mobile. Al massimo, può esigere che lo statuto della società cui è conferita la rete fissa contenga una golden share. Per mantenere gli stessi poteri di salvaguardia che ha oggi in caso di pericolo. Niente da fare invece per Tim.

Fragili capitalisti e politici senza “policy”

La vicenda Telecom ha reso ancora più evidenti le debolezze del nostro sistema politico ed economico. Ma offre qualche insegnamento per le necessarie future privatizzazioni e liberalizzazioni: dall’importanza di un’efficace regolamentazione all’alta probabilità di fallimento del mercato italiano degli assetti proprietari. Se la Cassa depositi e prestiti dovesse diventare proprietaria delle maggiori infrastrutture a rete, occorrerebbe ripensarne i compiti. Per ora, il governo non sembra aver definito un adeguato disegno di policy making.

Il Doha Round gira su se stesso

Lo sviluppo straordinario dell’economia mondiale negli ultimi 50 anni è stato in larga misura sostenuto dalla crescita degli scambi internazionali di beni e servizi. Lo sradicamento della povertà in Cina, il miracolo economico in Italia e in Spagna, l’industrializzazione delle tigri asiatiche, il balzo dell’economia dell’India non si sarebbero verificati se questi paesi non avessero potuto contare sulla rapida crescita delle proprie esportazioni.
A sua volta, l’aumento del commercio internazionale deve molto alla riduzione delle barriere agli scambi sponsorizzata prima dal GATT e, a partire dal 1994, dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Anche la crescita degli investimenti diretti all’estero, che ha contribuito non poco a stimolare l’economia mondiale, è in buona parte attribuibile alla riduzione dei costi del commercio.

Per la neutralità della rete

L’Italia non può permettersi freni alla crescita e all’innovazione. Una considerazione che vale tanto più per le telecomunicazioni e in particolare per lo sviluppo di Internet. E che dovrebbe concretizzarsi in specifiche prese di posizione per una sempre più decisa salvaguardia della libertà della rete. Che passa attraverso la sua neutralità. Senza di questa, un provider di banda larga potrebbe decidere di imporre alcuni servizi e discriminarne o rallentarne altri. E la non neutralità avrebbe riflessi anche sull’evoluzione della convergenza multimediale.

Le fusioni transfrontaliere in settori regolamentati

L’attivit?di fusione ?di nuovo in crescita e le fusioni transfrontaliere non sono pi?un affare meramente anglosassone e riguardano ampiamente settori regolati. In questi settori, l’impatto delle fusioni sui consumatori dipende dalla qualit?della regolazione. Se questa ?buona, la nazionalit?di chi gestisce i servizi ?una scelta da lasciare al mercato.

La nazionalità del gaucho autostradale

Dopo l’annuncio della fusione tra la societ?Autostrade per l’Italia e il gruppo spagnolo Abertis, il Ministro Di Pietro ha sostenuto che la concessione non potesse passare di mano senza una approvazione preventiva del Governo, in ci?confortato da un Parere del Consiglio di Stato. La preoccupazione principale sembra quella del drenaggio di risorse “italiane?da destinarsi a investimenti in Italia da parte di un operatore straniero. Ma ci sono alcuni punti fondamentali da chiarire e una regolazione da riformare.

Una resa incondizionata

E’ terminata ormai la vertenza tra i tassisti e il Ministro Bersani; inutile negare l’evidenza, hanno vinto i tassisti. L’articolo 6 del decreto legge è stato sostituito da un emendamento che prevede vari tipi di accordi fra comuni e associazioni di categoria. Il cuore dell’accordo peraltro è l’istituzione del doppio turno facoltativo, il ricorso a bandi straordinari e la concessione di licenze temporanee.

Provaci ancora, ministro

I nuovi provvedimenti sul commercio intervengono su alcune tematiche specifiche che la riforma del 1998 non aveva toccato. Soprattutto, però, si indicano alcuni principi generali da porre alla base dello svolgimento di qualunque attività di distribuzione commerciale, fondati sulla tutela della concorrenza e del consumatore. Temi sui quali si rivendica una competenza statale. Le Regioni, che hanno competenza esclusiva sul commercio in base al Titolo V della Costituzione, hanno infatti dimostrato di essere molto esposte alle pressioni degli interessi in causa.

Un taxi chiamato desiderio

Per i taxisti la licenza è come una pensione: quando decidono di ritirarsi dalla vita attiva la vendono e, col ricavato, si procurano un reddito per il resto dei loro giorni. Comprensibile dunque che si oppongano alla perdita in conto capitale che potrebbe seguire dalla liberalizzazione. Ma chi protesta non si è reso conto che il provvedimento varato dal Governo prevede misure di compensazione, tanto che la perdita sarebbe molto contenuta. Certo non sarà così se continueranno con le loro esasperate forme di lotta.

Questione di metodo

Al di là dei contenuti, è il metodo che rappresenta la vera, piacevole sorpresa del decreto Bersani: il Governo nato sbandierando il ritorno della concertazione ha esordito con il suo opposto. Il nuovo esecutivo deve però dimostrare ora di sapersi smarcare dai sindacati, da Confindustria, e da altre categorie professionali, quali giornalisti, professori universitari e piloti dell’Alitalia, finora risparmiate da tutti i governi. Altrimenti anche la meritoria iniziativa di questi giorni rimarrà troppo isolata per incidere effettivamente.

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