Continuiamo a pubblicare le risposte ai quesiti che avevamo posto a partiti e coalizioni in vista delle elezioni europee. Per quanto riguarda la concorrenza abbiamo chiesto se è necessaria la presenza di un’Autorità per i servizi pubblici a livello europeo e come affrontare la liberalizzazione dei settori di pubblica utilità e dei servizi professionali. Ecco qui le risposte della Lista Bonino, Forza Italia, Patto Segni-Scognamiglio e Uniti nell’Ulivo
Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 80 di 86
Sul commercio estero abbiamo chiesto come affrontare la perdita di competitività dell’industria italiana e europea, se sono necessari nuovi investimenti e come finanziarli. Riportiamo qui le risposte della Lista Bonino, Forza Italia, Patto Segni-Scognamiglio e Uniti nell’Ulivo.
Gianpaolo Rossini
Anche se gli esempi di altre compagnie non sono confortanti, questa è forse l’ultima mossa per evitare il fallimento della società . Ai lavoratori dovrebbe andare oltre la metà del capitale ora in mano al ministero dell’Economia, con un esborso ragionevole per singolo dipendente. Il vantaggio sarebbe una assunzione di responsabilità da parte dei dipendenti nella gestione dell’azienda, con tagli salariali anche cospicui. Il salvataggio avverrebbe così senza ricorrere al denaro pubblico. E potrebbero riacquistare fiducia investitori come le banche. Riproponiamo anche gli interventi di Carlo Scarpa, Marco Ponti e Mario Sebastiani già apparsi sul tema.
Il ministro dell’economia ha ragione a bloccare un salvataggio troppo costoso per Alitalia. Occorre distinguere ciò che pertiene alla sfera del mercato, e ciò che invece attiene alla sfera del servizio pubblico. Che forse interessa solo alcune zone del paese e sarebbe perciò lecito chiedere di sapere quanto costa. Se i due ambiti fossero separati, sarebbe il mercato a giudicare se c’è un futuro per la compagnia di bandiera. Senza dimenticare che l’Unione europea ha da tempo dichiarato il settore aperto alla concorrenza e gli aiuti di Stato non sono tollerati.
Il progetto di legge sulla tutela del risparmio prevede un riordino per funzioni delle autorità di controllo. Una scelta ragionevole che però si arena nelle ipotesi di attuazione. Amplia infatti eccessivamente le competenze del Cicr. Soprattutto crea un nuovo organismo per la vigilanza di stabilità dai molti poteri, ma senza alcuna responsabilità verso risparmiatori. E demanda in sede politica il coordinamento fra autorità , con evidenti pericoli per la loro indipendenza.
Sempre più difficile evitare Eurostar e Intercity anche su tratte dove sarebbe sicuramente più economico, ma anche più comodo o più veloce, salire su un interregionale. Trenitalia è articolata infatti in divisioni, ciascuna con i propri obiettivi di ricavo. I treni veloci appartengono alla stessa divisione delle biglietterie, che hanno quindi tutto l’interesse a vendere solo questo tipo di biglietti. Ma nella competizione interna al gruppo, a rimetterci sono senz’altro i passeggeri. Anche perché non esiste un’autorità indipendente di controllo per i trasporti.
La stabilità dell’Alitalia sembra essere sempre più in pericolo. Il presidente della compagnia di bandiera chiede l’intervento del Governo per evitare la crisi. Lavoce ha già affrontato questo tema. Riproponiamo per i nostri lettori gli interventi di Mario Sebastiani e Marco Ponti.
In Italia le potenzialità di crescita della domanda di trasporto aereo sono elevate e i nostri aeroporti hanno capacità in eccesso. Eppure le compagnie nazionali hanno conti in rosso. Alitalia continua a essere considerata una concessionaria di pubblico servizio, e le si chiede di massimizzare il consenso sociale. La sua privatizzazione totale è necessaria per fare chiarezza e una precondizione delle inevitabili alleanze. Si deve infatti arrivare alla creazione di pochi gruppi internazionali che operino in condizioni di concorrenza vera.
Dopo la gestione D’Amato, con il suo magro bilancio, sarà facile per la nuova presidenza riportare Confindustria su posizioni di maggiore indipendenza dal Governo. Sarà più difficile ricostruire le ragioni che giustificano l’esistenza stessa dell’organizzazione. Abbandonata l’originaria vocazione industrialista, ha ampliato tropo i suoi confini, fino a rendere inefficace la sua azione. Gli interessi imprenditoriali finiranno perciò con il riorganizzarsi al di fuori del suo ambito. A meno che Montezemolo non riesca a ridarle lo smalto perduto
La delocalizzazione produttiva nell’Europa orientale è ormai una realtà nell’abbigliamento e nelle calzature. Perché il costo del lavoro in quei paesi è nettamente inferiore, le maestranze sono qualificate e la vicinanza geografica assicura il controllo sulla qualità dei capi. Il Veneto ha scelto da tempo questo modello, che per il momento consente di mantenere in Italia le attività più innovative e a più alta intensità di capitale. Perché possa farlo anche in futuro, sono necessari investimenti in capitale umano e tecnologia.