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Milano senza fondi

La vicenda dei 192 milioni promessi dal presidente del Consiglio al sindaco e mai arrivati, è emblematica della voglia di ritorno a un passato senza regole. Sotto la Madonnina, tutti si chiedono solo perché i soldi non arrivano. Nessuno si domanda se sia giusto che i trasferimenti agli enti locali vengano decisi sulla base della pura discrezionalità politica. Che è dannosa e inefficiente. E produce risultati inattesi. È inutile infatti premiare con ulteriori risorse una città che comunque ti voterà. Meglio riservarle per luoghi dove la competizione elettorale è aperta. Come Roma.

Un condono molto atteso

Gli italiani si aspettavano l’estensione ai redditi 2002 della sanatoria? E si sono comportati di conseguenza, rimandando i versamenti delle imposte dovute? A prevedere una nuovo condono sono stati soprattutto liberi professionisti e imprenditori. Ovvero coloro che “giustificano” l’evasione con le imposte troppo alte. Ma anche coloro che più di altri legano la necessità di questi interventi alle difficoltà del bilancio pubblico. Il campione, i risultati e le stime del sondaggio lavoce.info-Demoskopea.

Il circolo vizioso dei condoni

Gli effetti economici delle amnistie fiscali dipendono molto dalle aspettative. E i risultati di un nostro sondaggio condotto da Demoskopea suggeriscono che le categorie più ricche, più istruite e con più capacità di evadere hanno effettivamente ridotto i pagamenti delle imposte dovute. Ma a loro volta queste riduzioni comportano un peggioramento del bilancio dello Stato e dunque la necessità di ulteriori “perdoni fiscali”. Con il rischio di un’auto-alimentazione dei condoni.

Da Necker a Tremonti

Difficoltà di finanza pubblica, vincoli internazionali e innovazioni finanziarie richiedono interventi per garantire e migliorare la trasparenza dei conti pubblici. Va risolta la discrasia oggi esistente tra i principi contabili nazionali e i principi contabili europei e va disaggregata per componenti la contabilità di cassa del settore statale. I nuovi interventi sul patrimonio statale, ottenuti spostando attività e oneri di finanziamento su enti definiti come esterni al settore pubblico, richiedono invece l’elaborazione puntuale di conti patrimoniali per il settore pubblico.

Quando blindare vuol dire appannare: i conti pubblici nel 2003

La chiamano nettizzazione. Significa che di soldi nelle casse del Tesoro non ne arrivano, ma che si scambiano debito e patrimonio. I primi risultati sull’andamento dei conti pubblici nel 2003 indicano che il rapporto tra debito pubblico e Pil migliora, ma a costo della trasparenza dei conti pubblici. Mentre la sessione di bilancio per il 2004, appena conclusa, sembra aver segnato una profonda modifica dell’equilibrio dei poteri tra Governo e Parlamento. Si sta andando verso la non emendabilità della manovra di finanza pubblica? Non sembra una strada promettente per migliorare la qualità delle decisioni di bilancio e dell’informazione disponibile per l’opinione pubblica.

Comparabilità delle statistiche sui conti pubblici

La comparabilità delle statistiche europee di finanza pubblica è nettamente migliorata negli ultimi dieci anni. Tempestività, coerenza fra dati nazionali e dati di contabilità pubblica, capacità di rappresentare la situazione reale dei flussi finanziari e di stock sono invece le questioni ancora aperte. È sempre più importante perciò garantire l’indipendenza della statistica dal potere politico e guardare al di là dei saldi contabili.

Le Fondazioni in Cassa

Il ministero dell’Economia ha ceduto alle Fondazioni bancarie quote della nuova Cassa depositi e prestiti per un miliardo di euro. L’investimento ha un rendimento minimo garantito ed è previsto il diritto di recesso: le azioni privilegiate acquistate dalle Fondazioni appaiono così strumenti di debito più che quote partecipative. Quello scelto dal Governo è un modo rapido per ricapitalizzare la Cassa, in vista di una successiva privatizzazione. Ma sarebbe stato meglio vendere sul mercato parte delle partecipazioni dello Stato nelle imprese pubbliche.

L’ottimismo delle regole

Sotto l’albero di Natale abbiano trovato l’ennesima legge ad hoc varata per sanare ex-post situazioni di crisi, il decreto Parmalat, e la proroga del
condono fiscale ai redditi del 2002. Confermano l’immagine di un paese in cui le regole esistono solo per essere disattese. Per far fronte alla diffidenza degli investitori esteri spaventati dalla truffa consumatasi in quel di Collecchio e per ridurre l’incertezza servirebbero, invece, regole credibili. Per far sì che vengano rispettate bisogna cominciare a premiare chi ne denuncia le violazioni. E informare sulle situazioni in cui vi è meno trasparenza. Cercheremo di dare, con il vostro aiuto, il nostro contributo nel 2004.

Libertà di scelta per ridurre l’incertezza

Per molte carriere retributive è prevedibile che la riforma del 1995 comporterà una drastica diminuzione del tasso di sostituzione tra pensione e ultima retribuzione. Ma il lavoratore italiano non dispone oggi di alcuna informazione sulla sua situazione contributiva ed è abbandonato all’incertezza. Una condizione da risolvere al più presto, altrimenti il passaggio al contributivo sarà traumatico. In realtà, sarebbe possibile eliminare l’incertezza sul grado di copertura della pensione futura consentendo ai lavoratori di integrare volontariamente la contribuzione al sistema pubblico.

I figli del bonus

È legge il premio di mille euro per il secondo figlio. Solo però per i bambini nati fino al 31 dicembre 2004. E per un solo anno. Non serve certo a coprire i costi: calcoli riportati dallo stesso ministero del Welfare indicano che sarebbe necessario un aumento del reddito del 18-30 per cento per garantire alla famiglia lo stesso tenore di vita precedente alla nascita del secondo bambino. Meglio sarebbe offrire servizi all’infanzia, come dimostra l’esperienza dei paesi scandinavi.

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