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Categoria: Energia e ambiente Pagina 53 di 60

A passo d’uomo. Ma con l’aria più pulita

Milano vara la sua pollution charge. Da apprezzare il rigurgito di sensibilità al problema del traffico, ma continua a sorprendere il malinteso di fondo che caratterizza il provvedimento. La prospettiva da adottare dovrebbe essere quella del pedaggio anti-congestionamento. Sulla base del principio che tutti i mezzi privati, anche quelli a emissioni nulle, occupano spazio. La cui disponibilità limitata, soprattutto nelle città, costituisce il vincolo fondamentale. Male quindi le esenzioni e gli sconti, mentre la zona interessata dovrebbe essere più ampia. Un intervento sul tema di Sergio Ascari.

Un Dpef poco energetico

Il periodo di competenza del Dpef appena varato si sovrappone quasi completamente alla prima fase degli impegni sulla riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti che l’Italia deve rispettare in base al Protocollo di Kyoto. Eppure, il documento non indica alcun intervento specifico in materia e si limita a generiche enunciazioni di principio. Mentre il ripetuto riferimento alle disponibilità di bilancio fa pensare che ancora una volta la lotta ai cambiamenti del clima sia una priorità subalterna. Un atteggiamento che potrebbe costarci molto caro.

Lavori in corso su energia e ambiente

Quello dell’energia e dell’ambiente è un fronte molto ampio e assai variegato che abbraccia molti ambiti. Il programma elettorale del centrosinistra rifletteva questo fatto: dedicava molto spazio a tali temi e assumeva di conseguenza importanti impegni.

Il programma era centrato su tre principi: lÂ’impatto sul clima, la sicurezza degli approvvigionamenti, lÂ’assetto istituzionale.
Per attenuare l’impatto sul clima dell’utilizzo dell’energia, il governo di centrosinistra si proponeva di ridurre l’impiego di combustibili fossili e comunque di incidere sul loro mix, privilegiando il gas naturale nella generazione elettrica. Nei trasporti l’obiettivo del clima doveva essere raggiunto con un riequilibrio delle modalità di trasporto (a favore della rotaia e del trasporto collettivo), l’uso dei biocarburanti e l’incremento degli standard di efficienza dei mezzi di trasporto. Nell’industria e nei servizi si sottolineava l’incentivazione dell’innovazione tecnologica in direzione dell’efficienza energetica. Nel settore civile infine si attirava l’attenzione sugli standard energetici degli edifici, sui sistemi di riscaldamento e raffreddamento, sui sistemi di illuminazione e sugli elettrodomestici.
Per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti si puntava su un maggior ricorso alle fonti rinnovabili e all’uso efficiente dell’energia, la realizzazione dei rigassificatori già autorizzati, la costruzione di nuovi gasdotti. Si intendeva anche operare un rafforzamento della rete di distribuzione interna e una maggiore concorrenza sui mercati di elettricità e gas.|
Quanto all’assetto istituzionale si prometteva un revisione dei poteri dell’Autorità per l’energia, una riforma della tariffa sociale dell’elettricità, una revisione del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili, un rinnovato impulso all’attività di ricerca, dell’Enea, ma anche di centri di eccellenza, da istituire, per studi nel settore energetico e ambientale, la realizzazione di un programma energetico-ambientale con la costituzione di un consiglio superiore per l’energia e un’Agenzia nazionale per l’energia e per l’ambiente.

La Finanziaria e le misure per lÂ’ambiente

Non tutte le promesse sono state finora realizzate, ma molto ha fatto il governo in questo primo periodo di attività. La legge Finanziaria 2007 ha previsto unÂ’ampia serie di misure che spaziano dalla riqualificazione degli edifici allÂ’efficienza dei motori elettrici impiegati nellÂ’industria, a provvedimenti sul parco automobilistico, agli incentivi al sistema agroenergetico (biocarburanti) fino allÂ’istituzione di un fondo “Kyoto” per favorire misure di riduzione delle emissioni di gas-serra. In aggiunta a queste norme, si incentiva il solare fotovoltaico, si potenziano i certificati bianchi (i cosiddetti titoli di efficienza energetica), si rafforza il meccanismo di incentivazione delle fonti rinnovabili rivedendo i cosiddetti certificati verdi e modificando il famigerato meccanismo Cip6 della bolletta elettrica, si incentiva la cogenerazione e si dà impulso alla bioedilizia.
Il governo ha poi lanciato il “primo progetto di innovazione industriale sullÂ’efficienza energetica” volto a fare nascere e prosperare una ecoindustria nazionale attraverso il finanziamento di progetti di innovazione in campo energetico-ambientale. È stato rivisto il cosiddetto codice ambientale, si stanno prendendo provvedimenti di tutela delle fasce deboli in vista della prossima apertura del mercato elettrico, si sono assunti obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti. Ed altro.

Le emergenze: rifiuti e approvvigionamento gas

Se è vero che, in linea di principio, vi è ancora parecchio tempo fino alla scadenza della legislatura, e quindi vi è ancora ampia possibilità per realizzare il programma elettorale, sussistono tuttavia delle emergenze che ci accompagnano e rispetto alle quali un segnale di forte discontinuità non appare essere stato dato. Una di queste è l’emergenza rifiuti: vi è chiaramente qualcosa che non funziona, non può essere solo il risultato della sindrome Nimby, rispetto alla quale le attuali regole istituzionali vanno forse ripensate, un intervento strutturale organico è necessario.
Un’altra emergenza che quest’anno non è stata tale, ma potrebbe esserlo di nuovo il prossimo inverno, è la sicurezza degli approvvigionamenti di gas (prima ancora che di petrolio). Ora che il presidente russo Putin appare alzare il livello della contrapposizione con l’occidente, ora che una Opec del gas è un’eventualità meno vaga che in passato, ci vogliono più di prima provvedimenti decisi a favore di una diversificazione geografica delle forniture. I promessi incentivi ai rigassificatori non sembrano ancora avere sortito granché ed entrano in gioco problematiche simili a quelle dei rifiuti, dal meccanismo perverso delle opposizioni locali agli episodi di malcostume e di criminalità.

In ritardo sul clima

Ma soprattutto incombe su di noi l’emergenza clima. Qui va dato un segnale forte, che ancora dal governo non è venuto. È arrivata invece una bocciatura del piano di allocazione per il secondo periodo dello schema europeo di scambio dei permessi di emissione, l’Eu-Ets, in quanto troppo generoso. Siamo in buona compagnia: la Commissione europea ha respinto i piani di una ventina di paesi membri. Ma non è stato un buon segnale il disaccordo tra i due ministri competenti, con uno dei due smentito dalla Commissione e che è finito per passare per il sostenitore degli interessi dell’industria energivora ed emittiva.|
Il programma dellÂ’Unione affermava testualmente che lÂ’80 per cento della prevista riduzione di emissioni proverrà da misure domestiche. Conteneva inoltre lÂ’obiettivo di raddoppiare, durante la legislatura, la quota di impiego di fonti rinnovabili nella produzione di elettricità. Nel frattempo, si sono aggiunti gli impegni assunti nel Consiglio europeo dellÂ’8-9 marzo scorso, con il famoso “20-20-20”. Si sono dunque sommati a promesse elettorali impegni vincolanti che già oggi molti bollano come assai difficili, se non impossibili, da mantenere. Un recente studio di un autorevole istituto di ricerca economica tedesco (1) avanza unÂ’ipotesi di burden sharing, su come ripartire cioè lÂ’onere europeo di riduzione del 20 per cento entro il 2020 delle emissioni di gas-serra rispetto al 1990: sostiene che una ripartizione equa richiederebbe che lÂ’Italia riducesse le proprie emissioni del 23 per cento.

Commento

Appare chiaro che il governo italiano deve al più presto mostrare una determinazione senza precedenti nell’affrontare il problema, in mancanza della quale si prospetta il rischio di uno sforzo finanziario massiccio a carico del bilancio pubblico o direttamente delle tasche dei cittadini quando la cambiale europea o quella di Kyoto saranno giunte a scadenza.

(1) DIW Wochenbericht n. 18/2007.

Mimare, ma non fare, le liberalizzazioni: elettricità e gas

La liberalizzazione dell’energia in Europa non è stato un successo. Dipendendo dalle importazioni, il mercato energetico è difficile, ma alcuni errori sono stati commessi. E’ facile prevedere che le imprese reagiranno alle loro debolezze negli acquisti di gas integrandosi, ma solo un mercato integrato potrebbe difendere anche i consumatori.

Giocando d’anticipo la partita del clima

Al Consiglio europeo di inizio marzo è stata definita una politica climatica ed energetica integrata. E’ passato il principio del “20-20-20”: l’Unione Europea si impegna a ridurre in modo indipendente del 20 per cento le proprie emissioni di gas-serra entro il 2020, a realizzare almeno il 20 per cento di consumo di energia con fonti rinnovabili e ad aumentare del 20 per cento l’efficienza energetica. Un fatto storico, che conferma il ruolo dell’Europa quale precursore nella lotta ai cambiamenti climatici.

Obbligo di fonti rinnovabili

Le solenni decisioni del Consiglio europeo di Bruxelles mirano a mitigare i cambiamenti climatici e allo stesso tempo a risolvere il problema della sicurezza dellÂ’approvvigionamento. Una sfida che nessun paese europeo può ora eludere. La grande novità dell’accordo sono infatti i target vincolanti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli interrogativi su nucleare e biocombustibili. Sulla questione dell’efficienza energetica si è rimasti a livello di buone intenzioni, anche se il tema resta cruciale.

Le compensazioni non sono la panacea

Il fondo per le compensazioni è il cardine della strategia del governo per superare i problemi di accettabilità per le grandi infrastrutture energetiche. Rappresenta un importante cambiamento di rotta rispetto alla filosofia del decreto “Sblocca centrali” e della Legge obiettivo. Ciononostante, la fiducia nelle compensazioni appare eccessiva. Sarebbe forse utile affiancare agli “oneri di localizzazione”, gli “oneri di partecipazione”, risorse destinate a finanziare tutte le attività preliminari di dialogo, ascolto e ricomposizione del conflitto.

Clima, il destino dell’Europa

Oggi la Commissione europea adotta una Comunicazione al Consiglio dei capi di Stato e di governo e al Parlamento europeo denominata “Limiting Global Climate Change to 2 Degrees Celsius – Policy Options for the EU and the World for 2020 and Beyond”. Il suo punto di partenza è la constatazione che il cambiamento del clima è in atto. Interventi urgenti per contenerlo entro livelli tollerabili sono perciò necessari. Il testo della Comunicazione e lo studio di supporto riaffermano la volontà di intervento e la leadership europea nei confronti del fenomeno.

Dalla mitigazione all’adattamento

Il protocollo di Kyoto copre solo un periodo limitato di tempo e comunque prevede una riduzione delle emissioni che rimane largamente insufficiente. Ha costi immediati e benefici molto futuri. E il “post–2012” non è ancora stato definito con chiarezza. Molti ritengono che il cambiamento climatico sia ormai inevitabile. Tanto vale allora prepararci e adattarci alle sue conseguenze. E’ dunque opportuno integrare nel modo più efficace ed efficiente mitigazione e adattamento che offrono due soluzioni diverse, ma complementari allo stesso problema.

L’Iter verso un futuro energetico sostenibile

Unione Europea, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea del Sud hanno firmato un accordo per la realizzazione del progetto Iter, finalizzato alla produzione di energia dalla fusione di nuclei leggeri. E’ una pietra miliare nel percorso verso un futuro energetico sostenibile. Che richiede fonti energetiche accessibili ed equamente distribuite sul pianeta, di limitato impatto ambientale e capaci di soddisfare un fabbisogno mondiale in continua crescita. Costo di costruzione del reattore sperimentale è 5 miliardi di euro. Il ruolo dell’Italia.

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