Alcuni paesi nordici dell’area euro propongono di modificare le clausole di azione collettiva che definiscono le procedure in caso di ristrutturazione di un debito sovrano dell’area euro. Ma la soluzione ipotizzata rischia di destabilizzare il sistema.
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Doveva essere un vertice decisivo per l’euro. Non lo è stato, nonostante il recente accordo franco-tedesco. Approvato il nuovo ruolo dell’Mse a sostegno delle crisi bancarie, ma rimandate le altre questioni aperte. Segno di conflitti politici irrisolti.
Come assicurare il debito pubblico della periferia dell’Eurozona e spingere la crescita: è una recente proposta di quattro autori. Questo contributo vuole ricostruire il contenuto “autentico” della proposta, per concentrarsi sui suoi pro e contro invece che su “cosa dice esattamente”.
Lo schema di mutualizzazione del debito è un meccanismo finanziario inutilmente complicato, poco trasparente e a tratti immotivato, che comporta una gigantesca assunzione di oneri e rischi da parte dei tedeschi. Come tale, non ha alcuna possibilità di essere realizzato. Ed è meglio così per tutti.
Dopo quasi dieci anni, la saga greca è a una svolta. Il governo ha rispettato gli impegni e sono state concordate una serie di misure che possono ora sostenerla nel lungo processo di ripresa. Misure talvolta stringenti, ma che possono essere allentate in futuro.
L’aumento dello spread ha fatto riesplodere le polemiche sugli acquisti di titoli di stato da parte della Bce. Ma non c’è stato nessun “complotto” a Francoforte. I rendimenti sui titoli italiani sono aumentati a causa dell’incertezza politica in Italia.
In Italia c’è un preoccupante silenzio sul tema fondi Ue. Ma i dati confermano difficoltà di spesa che richiederebbero un ripensamento dell’intera impalcatura funzionale della politica di coesione, anche in vista del negoziato sul bilancio dell’Unione.
Continuano in Europa le trattative su bilancio europeo e stabilizzazione dell’Eurozona. Se sul primo tema un compromesso è possibile, più difficile un accordo sul secondo. Per l’Italia potrebbe non essere un male, anche se i rischi non mancano.
Trasparenza, portabilità, diritto all’oblio: sono i cardini del regolamento Ue sulla protezione dei dati, in vigore dal 25 maggio. Per aziende e organizzazioni che li trattano ci sono nuovi obblighi e sanzioni severe. Basterà per mettere fine agli abusi?
Come sopperire al buco nel bilancio Ue lasciato dalla Brexit? Si ipotizza di ricorrere a una parte degli utili delle banche centrali nazionali dell’Eurozona. Ma è un’idea che mal si concilia con il mandato all’Eurosistema sulla politica monetaria unica.