Inspiegabilmente dimenticata dal Trattato di Maastricht, l’armonizzazione delle legislazioni sull’industria finanziaria procede tra resistenze (soprattutto della City), accelerazioni e difese di interessi nazionali. Ma se l’obiettivo è assicurare una maggiore concorrenza nell’industria finanziaria a beneficio dei consumatori, diventa cruciale trovare un accordo sui requisiti di trasparenza nella formazione dei prezzi.
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Per risolvere i guai prodotti dal Patto di stabilità non è sufficiente riavviare il programma di investimenti pubblici in infrastrutture europee transnazionali. Sono difficili da realizzare, il loro impatto macroeconomico è modesto e riguardano solo una parte del capitale pubblico. Né danno maggiore trasparenza ai bilanci pubblici. Da ampliare, invece, il ruolo della Bei.
A Bruxelles si discute l’ennesima riforma della politica agricola comune. Come da copione, l’Italia chiede nuovi sussidi. Ma ancora una volta il dibattito elude il punto cruciale: leccessiva protezione accordata allagricoltura fin dalla istituzione del Mercato Comune. Prezzi dei prodotti alimentari più alti e una struttura produttiva inefficiente sono i risultati. Che finiscono per penalizzare gran parte degli agricoltori italiani.
In alcuni ambiti come la politica estera non c’è alternativa al metodo comunitario. Perché anche se si applicasse il voto a maggioranza nessun Paese si sentirebbe responsabile delle decisioni comuni, con il rischio di far prevalere le scelte populiste su quelle realiste. E condannando così cittadini e Governi a una condizione di irrilevanza. Come ha dimostrato la guerra in Iraq.
I candidati all’ingresso nella Ue dovranno mantenere il tasso di cambio entro i margini di oscillazione del 2,5 per cento, annuncia Solbes. Un’impresa quasi proibitiva per Paesi soggetti ai flussi e deflussi di capitali, tipici dell’integrazione nei mercati finanziari internazionali. L’interesse comune è, invece, riconoscere la diversità di questi Paesi e permettere un loro ingresso nelleuro in tempi ragionevoli. Anche per evitare una nuova fase di instabilità monetaria generalizzata.
Le politiche monetarie e fiscali corrono su binari opposti, mentre il dollaro si deprezza e l’euro si rafforza. Così gli Usa volano verso la ripresa e il Vecchio Continente è sull’orlo della deflazione. Eppure, i fondamentali sono giusti e per tornare a crescere agli europei basterebbe un cambio d’umore, magari determinato da politiche macroeconomiche più ambiziose.