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Liberateci dal Cicr

Dopo l’approvazione della legge sul risparmio, è stato convocato, per il 22 febbraio, il Comitato interministeriale del risparmio. E’ un organo con competenze limitate e ormai obsoleto. Il nostro ordinamento si regge sul ruolo centrale delle Autorità indipendenti, nel presupposto che debbano esercitare i loro poteri in modo del tutto autonomo rispetto alle determinazioni politiche. Per prevenire il rischio di un controllo politico sulla vigilanza è meglio abolire il Cicr. Ma in tempo di campagna elettorale, qualcuno avrà il coraggio di proporlo?

Che fine faranno confische e sequestri

La legge Rognoni-La Torre ha permesso di sottrarre alla criminalità organizzata in via temporanea o definitiva oltre 3,6 miliardi di euro di sequestri e quasi 700 milioni di euro di confische. Molte di queste risorse sono state utilizzate per attività sociali e reimmisse nell’economia legale. Ora si pensa però di rifomare la legge. A destare preoccupazione è in particolare l’affidamento dellÂ’amministrazione dei beni in sequestro o confisca all’Agenzia del Demanio e la possibilità di revisione della decisione definitiva di confisca nel procedimento di prevenzione.

Nuove regole per le Opa

Restano pochi mesi per recepire la direttiva europea sulle offerte pubbliche di acquisto. Se in altri paesi l’orientamento dei Governi è già chiaro e raggiunto attraverso un dibattito ampio, da noi del processo di recepimento si sa molto poco. Sembra però che il filo conduttore sarà “il ricorso a unÂ’ampia autonomia statutaria”. Gli statuti delle società potrebbero derogare alle disposizioni sull’autorizzazione assembleare per le misure difensive oppure introdurre regole di reciprocità. Il rischio è di avere assetti ancora meno contendibili di quelli attuali.

Perdita di credibilità: ma quanto costi?

Nel vivo della vicenda Fazio-Fiorani, gli appelli di chi chiedeva le dimissioni del Governatore hanno spesso fatto leva sulla perdita di credibilità che il nostro sistema bancario e in generale il nostro paese stavano subendo, avvertendo che i costi di tale perdita di credibilità potessero essere sensibili. Ma sono davvero così rilevanti questi costi? La risposta è inequivocabilmente sì, e due studi recenti offrono stime che consentono di valutarne la probabile entità.

I finanzieri ribaldi e il boccone troppo grosso di Unipol

La magistratura continua a svolgere un provvidenziale, ma improprio, ruolo di supplenza ad autorità regolative e amministratori che non vigilano sul rispetto delle regole.  La plausibile presenza di intrecci fra il progetto Unipol-Bnl e lo scandalo finanziario connesso alla Banca Popolare Italiana giustifica cautela nel concedere l’autorizzazione all’Opa su Bnl.  Che rimane un boccone troppo grosso per Bnl. L’impresentabilità dei “finanzieri ribaldi”  non deve nascondere le debolezze del “salotto buono” del capitalismo italiano.

Il caso Unipol-Bnl tra mercato e autoreferenzialità

La non contendibilità di Unipol non è una buona ragione per impedirle la scalata a Bnl, in un contesto italiano dove non esiste alcun mercato degli assetti proprietari delle imprese quotate. La questione vera è sapere se il nuovo agglomerato disporrà di un cash-flow sufficiente per pagare gli interessi passivi sui debiti contratti, se dovrà alienare asset per rimborsare il debito, se potrà remunerare adeguatamente gli azionisti di minoranza. Mentre l’autoreferenzialità del management delle grandi cooperative rischia di allentare i controlli interni ed esterni.

Declino e caduta di Fazio: il buio oltre la siepe

Fazio è stato il perfetto interprete di un’economia che privilegia il valore delle relazioni rispetto alle forze del mercato, la discrezionalità alla trasparenza delle regole, il dirigismo alla concorrenza, e che usa il pretesto della difesa dell’italianità per proteggere interessi costituiti. Il sistema bancario è stato gestito, con il consenso di molti, con le stesse logiche di molti altri segmenti del nostro sistema economico. Senza una precisa volontà politica, non basterà a mutare questo stato di cose una migliore governance della Banca d’Italia.

Per il falso in bilancio il tempo si è fermato al 2002

Dopo uno scandalo come Parmalat, è difficile presentarsi sui mercati finanziari internazionali senza una seria disciplina penale del falso in bilancio. E dunque bene ha fatto il Parlamento a rivedere il blando regime introdotto nel 2002. Ora però l’emendamento al testo di legge sul risparmio azzera la novità, salvo un inasprimento di pena nel caso di grave danno ai risparmiatori. Una scelta criticabile perché lancia il messaggio che la repressione delle frodi contabili non è una priorità in Italia. E perché accresce il costo del capitale per tutte le imprese italiane.

Scandali finanziari e governo delle banche

La vicenda della Banca popolare di Lodi dimostra come ancora una volta sia fallita l’intera catena dei controlli. Sulle omissioni o collusioni sarà compito della magistratura individuare le responsabilità, ma è importante chiedersi se gli assetti di governance della banche, e in particolare delle popolari, siano adeguati per prevenire fenomeni patologici. Senza aspettare l’intervento del legislatore, si possono adottare alcune misure che impediscano l’affermazione di nuclei dirigenti autoreferenziali e sganciati da qualsiasi verifica sul loro operato.

Nuove norme per il nuovo Governatore

Per ridare credibilità al nostro sistema bancario e per renderlo affidabile agli occhi dei risparmiatori è necessario che a Fazio succeda un Governatore davvero autorevole e competente. Ma non basta. Ci vogliono nuove regole che evitino in futuro una gestione monocratica dell’istituto, impongano un termine al mandato del Governatore e attribuiscano la tutela della concorrenza bancaria all’antitrust. Riproponiamo ai nostri lettori il confronto apertosi su questi temi sul sito sperando che il Parlamento sappia rapidamente varare le nuove norme.

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