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La Banca d’Italia e il miracolo di San Silvio

La riforma della Banca d’Italia presentata dal Governo compie il solo “miracolo” di lasciare tutto come prima, aggravando la situazione. Si definisce il mandato a termine, ma manca la disciplina transitoria per garantire un rapido ricambio. Molta incoerenza anche sulla questione della collegialità nell’esercizio dei poteri di vigilanza. L’intervento sull’assetto proprietario della Banca previene un conflitto di interessi che non c’è. Per infilarsi in un labirinto: come valutare le quote di partecipazione che le banche dovranno cedere allo Stato.

Un fallimento troppo “amministrato”

La recente riforma delle diritto fallimentare non interviene sulle procedure speciali e lascia ampio spazio agli interventi della pubblica amministrazione nella gestione delle crisi d’impresa. L’amministrazione straordinaria sta diventando una procedura sempre più adottata non solo per le grandi, ma anche per le medie imprese. Una vera riforma che valorizzi il ruolo del mercato e la funzione di garanzia del giudice deve costringere la mano pubblica a fare un passo indietro e deve imporre una maggiore specializzazione dei giudici.

Lettera al Financial Times

Giovedi’ 1 settembre si riunisce il Consiglio della Banca centrale europea, il primo dall’inizio di luglio e il primo dopo il feuilleton estivo italiano. In questa occasione abbiamo inviato al Financial Times la lettera qui allegata, pensando di interpretare anche il sentimento di molti nostri colleghi.

Parlamento, Presidenza della Repubblica e Banca d’Italia

Banca dÂ’Italia va riformata, per cambiare governance e Governatore. In un paese normale, lo si farebbe subito. Da noi si temporeggia. La riforma dovrebbe prevedere il mandato a termine, istituire un ristretto board che renda collegiali le decisioni in materia di vigilanza, risolvere la questione della struttura proprietaria, dettare norme transitorie per il passaggio al nuovo regime. Basterebbe un decreto legge. Ma la nostra classe politica, per interesse o debolezza, preferisce non intervenire. Con il rischio di pericolose supplenze giudiziarie.

Le cooperative e la finanza

L’accesso alle attività nel mercato finanziario non snatura le imprese cooperative. E infatti vi operano già da decenni. La loro peculiarità si fonda piuttosto sulla democraticità interna, sulla trasparenza, sulla centralità e il coinvolgimento dei soci. Il vero problema è allora la scarsa contendibilità delle cooperative. Che devono perciò sopportare gli inevitabili costi di un passaggio a regole di governance “democratica” se non vogliono correre il rischio di essere condannate a rimanere piccole da retorici richiami ai principi mutualistici.

La morale della storia *

Il finale dell’affaire Antonveneta è ancora incerto. Ma i documenti mostrano che il richiamo al principio di italianità è un luogo comune che nasconde interessi particolari. Il rispetto delle regole dimostrato dai contendenti nullo. E sorprendenti le analogie con altre scalate del 2005. Quanto agli arbitri, Consob ha agito prontamente, mentre il Governatore della Bamca d’Italia ha autorizzato Bpl ad assumere il controllo di Antonveneta con procedure anomale, arrecando un grave danno alla credibilità esterna della Banca e al suo funzionamento interno.

La via dell’autoriforma è obbligatoria?

I vincoli comunitari tutelano lÂ’autonomia e lÂ’indipendenza delle Banche Centrali degli stati membri, ma non impongono la strada dellÂ’autoriforma. Un parere della BCE del 2004 contiene importanti indicazioni sul mandato a termine, il periodo transitorio e sulle regole di trasparenza e accountability.

Le regole violate

Le polemiche di questi giorni sui protagonisti della scalata ad Antonveneta sembrano sempre più improntate (anche da parte dell’opposizione) a criticare le intercettazioni telefoniche e la diffusione dei loro contenuti. La seconda carica del Paese ha addirittura affermato che non rinveniva in esse elementi di carattere penale o deontologico. Il punto non è affatto questo: le intercettazioni sono solo la forma colorita di una sostanza grave, già emersa negli atti di accertamento Consob e nel decreto di sequestro delle azioni. Questi documenti dimostrano che la scalata è avvenuta violando tutte le regole possibili di funzionamento del mercato finanziario e bancario e che il Governatore della Banca d’Italia ha avallato e sostenuto violazioni così gravi.

Il governatore, l’Italia e le banche

Nella vicenda Banca d’Italia il Governo sta a guardare, dando l’impressione di non poter far nulla. E’ un atteggiamento irresponsabile che rischia di dilapidare il grande capitale di competenze e credibilità che rimane nella Banca d’Italia. E’ necessario, invece, che il Governo intervenga su tre aspetti: durata del mandato, collegialità delle decisioni e competenze della Banca. Questi problemi devono essere affrontati prima di una eventuale nomina di un nuovo Governatore. Non è necessario inventare nulla di nuovo: basta applicare le regole già previste per la Banca centrale europea.

Il tempo delle regole

Le regole sulle competenze, la governance e la durata dei mandati di Banca d’Italia andavano modificate da tempo, come proposto su lavoce.info anche quando ridimensionare i poteri di Banca d’Italia o criticare il Governatore era considerato da molti economisti quasi un tradimento.  Riproponiamo ai nostri lettori alcuni degli interventi apparsi su questo tema.

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