Alla fine lo stato è intervenuto per ricapitalizzare Mps. La strada per concludere il salvataggio è ancora lunga e ricca di incognite, ma già si possono trarre insegnamenti. Il primo: cambiare le regole sulle crisi bancarie, con priorità alla stabilità del sistema finanziario.
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Dal 2012 l’articolo 36 del decreto “salva Italia” vieta gli incarichi incrociati per i consiglieri di amministrazione delle società finanziarie. La riforma non è però riuscita a raggiungere l’obiettivo: il settore sembra rimanere strettamente collegato al suo interno. I risultati di uno studio.
Nelle discussioni sul salvataggio del Monte dei Paschi è assente la prospettiva storica dell’evoluzione del rischio di insolvenza delle banche italiane. Gli istituti di credito infatti non falliscono in un giorno. Perché la crisi arriva da lontano e i fattori che hanno contribuito ad aggravarla.
Prima un accordo per lo scambio di azioni, poi la rottura, oggi la scalata di Vivendi al capitale di Mediaset. I passaggi di questa travagliata vicenda alla luce delle trasformazioni in corso nel mercato della televisione. Con nuovi modelli di business, nuove tecnologie e nuovi protagonisti.
L’intervento dello stato ha un ruolo determinante nella gestione delle crisi bancarie. E le misure adottate non sono per forza dannose per le finanze pubbliche. Diverse esperienze internazionali dimostrano al contrario che a volte lo stato ci guadagna.
Per risolvere i problemi delle banche italiane servono decisioni coraggiose. Certo non vanno sottovalutati i rischi di una pervasiva socializzazione delle perdite degli intermediari. Ma già il solo annuncio di un intervento pubblico frena la speculazione. E riduce così il costo del risanamento.
Nel 2018 entra in vigore la Mifid II, che aumenta la trasparenza dei costi del servizio di consulenza sui prodotti finanziari. Chiari i vantaggi per i risparmiatori, ma che effetti avrà sugli intermediari? I risultati della Rdr in Gran Bretagna possono darne un’idea. La sfida per le banche italiane.
L’esecutivo che succederà al governo Renzi dovrà affrontare il dossier banche. Il caso più complesso è quello di Mps. Poi c’è la difficile situazione delle banche venete e qualche eredità di “salvataggi” passati. A complicare il quadro è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato sulle popolari.
Il principale problema delle banche italiane è l’enorme quantità di crediti inesigibili accumulati. Ben venga dunque il registro elettronico con i dati di tutte le procedure di recupero. I benefici potenziali sono tanti, se il regolamento di attuazione non porrà inutili barriere all’accesso.
Mps propone ai suoi obbligazionisti di aderire a un bail-in mascherato. Se non lo faranno, arriverà quello vero e proprio. Ai risparmiatori si chiede di scegliere tra due alternative rischiose. Matteo Renzi può ringraziare J.P. Morgan, che gli ha creato una bella grana alla vigilia del referendum.