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PIU’ POTERI ALLA BCE

Neanche le banche universali europee sfuggono alla crisi, con l’aggravante che molte sono troppo grandi per poter essere salvate da un singolo paese. Come dimostra il caso Fortis. Necessaria una risposta a livello di Unione Europea. Da attuare in due mosse. Un nuovo statuto per le banche europee con attività in diversi Stati membri, con poteri di vigilanza assegnati alla Bce. Un fondo di emergenza per i salvataggi costituito presso la Banca europea per gli investimenti.

MA COS’E’ UN’ASTA AL CONTRARIO?

Il piano Paulson era basato sull’acquisto da parte del Tesoro di attività finanziarie per le quali attualmente non esiste un mercato, detenute dalle istituzioni finanziarie in crisi. Per riuscire a stabilire un prezzo per questi toxic asset, si prevedeva l’uso delle reverse auction. Come funzionano queste aste e quali problemi lasciano aperti?

L’EUROPA CHE NON C’E’

Non ci sarà un piano Paulson per l’Europa. La Commissione Europea non ha le risorse e i singoli governi sono troppo preoccupati dei destini delle loro banche nazionali per destinare, nelle attuali circostanze, risorse ad un progetto collettivo. E’ nei momenti difficili che ci accorgiamo che l’Europa politica non c’è.

MA IL CAPITALISMO E’ VIVO

Tra il 2003 e il 2007 le banche hanno compiuto errori tanto gravi quanto grossolani. Ma il vero problema è che per più di un anno si sono ostinate a negare l’evidenza delle loro perdite. Ora arrivano i fallimenti. Ma non è certo la fine del capitalismo. Anzi è l’inizio della fine della crisi. Perché il fallimento è la sanzione ultima del mercato. Quanto alle regole, quelle attuali sono mal strutturate e sicuramente troppo complesse. E i controllori hanno lasciato che le banche le aggirassero. Anche perché tra controllore e controllato si gioca una partita diseguale.

PRAGMATICA DIFESA DEL PIANO AMERICANO

Pur con qualche eccezione, gli economisti criticano aspramente il piano predisposto da Paulson e Bernanke. I giudizi negativi si concentrano in particolare sul prezzo al quale il Tesoro dovrebbe acquistare gli asset problematici, molti dei quali non hanno un mercato e sono difficili da valutare per la loro opacità e complessità. Ma un prezzo intermedio che soccorra le banche e non gravi sulle spalle dei contribuenti potrebbe rappresentare quel livello minimo capace di rivitalizzare i mercati.

FALLIMENTO IMPOSSIBILE

Un eventuale fallimento di Fannie Mae e Freddie Mac avrebbe comportato effetti sistemici devastanti. Per questo il Tesoro americano non ha potuto abbandonarle al loro destino. Le critiche suscitate dall’intervento hanno certo un fondamento, ma bisogna considerare lo status e il modo di operare delle due istituzioni per comprendere il loro peso all’interno del sistema finanziario. Da tempo, però, si chiedeva un intervento normativo per incrementarne la trasparenza sottoporle a regole di sana e prudente gestione e svincolarle dal legame statale. Ma niente è stato fatto.

RICETTE CHE NON RISOLVONO LA CRISI

La crisi finanziaria deriva dalla bolla speculativa sul mercato immobiliare e dalla mancata regolamentazione delle banche d’investimento. Per questo la risposta non è né la riproposizione di politiche keynesiane né l’abolizione del mercato degli strumenti finanziari o il ritorno ai sistemi basati sulla banca tradizionale. Si tratta, piuttosto, di trovare meccanismi di regolazione che responsabilizzino gli intermediari e riducano i rischi di crisi sistemiche. Ricordando che anche i sistemi finanziari europei e giapponesi hanno altri gravi difetti.

PAESI DELL’EURO E COCCI FINANZIARI

Un sistema finanziario di tipo bancocentrico ha contribuito a rendere meno esposta la finanza dell’area euro alla recente turbolenza dei mercati finanziari. Ma i dati dell’Oecd ci dicono anche che in Italia e in altri paesi europei è poco sviluppata l’industria dei fondi pensione e delle assicurazioni sulla vita. E anche la composizione dei portafogli mostra una modesta attività sui mercati dei titoli di capitale. Forse è allora opportuno difendere ciò che rimane delle istituzioni per il welfare state.

LA MADRE DI TUTTI I SALVATAGGI

Il sistema finanziario statunitense è stato nazionalizzato e la Fed ha perso la sua indipendenza. E in Europa? Il caso Aig ha messo in evidenza l’interconnessione tra il mercato finanziario statunitense ed europeo, oltre a un colossale aggiramento dei vincoli sui requisiti di capitale. Ora, le maggiori banche europee sono diventate troppo grandi per fallire, ma anche troppo grandi per essere salvate. Dovrà farsene carico la Bce. I regolatori europei sono seduti su una bomba a orologeria e farebbero bene ad attrezzarsi per affrontare scenari peggiori.

IL PREZZO DELLA TRASPARENZA

La semplificazione delle informazioni trasmesse al mercato ha consentito alle banche di ampliare la platea dei compratori dei propri titoli. Ma ha anche determinato una catastrofica incertezza, che paralizza i mercati e si riverbera persino nelle scelte di politica economica degli Stati Uniti. La scelta di opacità degli emittenti e delle società di rating è stata socialmente dannosa e avrebbe dovuto trovare un argine molto più fermo nella regolamentazione. Anche se prima di oggi in pochi pensavano che la trasparenza potesse valere il 5 per cento del Pil degli Stati Uniti.

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