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Categoria: Banche e finanza Pagina 95 di 115

LA CLASS ACTION NASCE ORFANA

Il Senato ha approvato la class action in un modo rocambolesco e abbastanza inaspettato. La norma presenta rilevanti criticità giuridiche e di efficienza del sistema giustizia. Le associazioni dei consumatori hanno un forte incentivo alla proposizione di cause collettive anche pretestuose. E resta comunque il diritto del singolo cittadino ad agire in giudizio per la medesima controversia. Per i processi non è prevista alcuna corsia preferenziale, né un giudice particolarmente qualificato. Non bastano modifiche in corsa, serve una più ampia riflessione.

LE LOCUSTE, IL CAPITALE E IL LAVORO

Hedge fund e private equity mettono molto spavento, ma in realtà hanno effetti positivi per le società. Non bisogna erigere barriere. Al contrario, i loro interventi vanno incentivati in un sistema che ha bisogno di rinnovate risorse finanziarie. Si tratta di trovare strade che consentano di conoscere, rendere trasparenti e controllare piani e programmi degli investitori. Per esempio, attraverso la presenza di rappresentanti dei lavoratori negli organi di controllo. Le nuove frontiere della finanza impongono nuove scelte sul terreno delle relazioni industriali.

NUOVE REGOLE PER IL GOVERNO DELLE BANCHE

Le disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche prospettate dalla Banca d’Italia, perseguono il lodevole obiettivo di portare chiarezza in un ordinamento societario che favorisce, invece, la confusione dei ruoli e delle responsabilità fra i vari organi della società. Tuttavia, sono costrette a suggerire soluzioni di dubbia efficacia non solo nel sistema monistico, ma anche nel dualistico qualora si attribuiscano al consiglio di sorveglianza poteri di indirizzo.

LE PIRAMIDI E IL FISCO

La necessità di contenere i gruppi piramidali appare difficilmente discutibile. Ma come? Se una soluzione per legge del problema è alquanto difficile da attuare, l’alternativa è utilizzare la via fiscale. Che sembra in grado di condurre spontaneamente verso equilibri più rispettosi degli interessi delle minoranze. Anche perché è sempre più impellente dare una risposta all’interrogativo su che cosa effettivamente possa giustificare il trattamento fiscale di favore da sempre riservato alle piramidi societarie nel nostro paese.

PER LE BANCHE POPOLARI UNA RIFORMA COMPLESSA

La riforma della disciplina delle banche popolari è complicata perché investe problemi di governance e di performance. Si tratta infatti di trovare un equilibrio tra l’irrobustimento dei meccanismi di controllo sull’operato del management, aumentando anche le capacità di ampliamento patrimoniale, e la salvaguardia della forma cooperativa. Se la correzione della clausola di gradimento non sembra sollevare grandi perplessità, nella scelta di innalzare il limite alla partecipazione azionaria diviene dirimente la questione della misura.

QUALI REGOLE PER LE SCATOLE CINESI

Le ipotesi proposte per regolare le cosiddette scatole cinesi darebbero vita a normative speciali e di settore che consentirebbero arbitraggi regolamentari e legislativi a danno del mercato unico europeo dei capitali. Bene sarebbe approfittare dell’integrazione tra borsa di Milano e London Stock Exchange e dell’avvio della direttiva Mifid. Per separare anche in Italia la funzione pubblica del listing da quella del trading. Verrebbero così eliminate alla radice le occasioni di conflitto di interesse. E si potrebbero adottare regole più severe per l’ammissione.

QUOTE ROSA A PIAZZA AFFARI

Sono davvero pochissime le donne nei consigli di amministrazione delle società italiane. E così si riduce per definizione l’ambito di risorse e di talento a cui il paese può attingere per il proprio sviluppo. Se si vuole contribuire a risolvere il problema della mancanza di ricambio della classe dirigente, in politica come negli affari, bisogna dunque guardare anche alle questioni di genere. Magari seguendo l’esempio della Norvegia. Che la presenza femminile ai posti di comando l’ha imposta per legge, ottenendo risultati più che soddisfacenti.

IL RISCHIO CHE VIENE DAL CREDITO

Si parla molto dei rischi finanziari assunti dagli enti locali nella stipula di contratti di finanziamento in cui sono presenti strumenti derivati. Poca enfasi si dà invece ai rischi di credito. La normativa vigente vuole incentivare l’investimento in titoli di Stato italiani o emessi da enti locali. Ma presenta molti problemi. Per risolverli basterebbe vincolare l’inserimento dei titoli sulla base di un rating minimo, senza alcuna limitazione geografica. E specificare i limiti massimi di concentrazione per categoria e per singoli emittenti.

UN PASSO VERSO LA PUBLIC COMPANY *

La direttiva europea sui diritti degli azionisti rappresenta un’opportunità di ridurre i problemi di partecipazione degli azionisti che caratterizzano le società quotate italiane, attraverso un ricorso facilitato al voto per delega. Le disposizioni si possono applicare anche alle cooperative quotate e, dunque, alle banche popolari, che soffrono oggi di un deficit particolarmente grave di democrazia azionaria. Ma la raccolta delle deleghe è estesa agli amministratori: negli Stati Uniti è un meccanismo che ha permesso il funzionamento della public company.

LA SETTIMANA DI FUOCO DELLE BANCHE *

Quali lezioni trarre dalla vicenda Northern Rock? La prima è preoccupante: se un’ondata di panico si può scatenare nel paese finanziariamente più sofisticato d’Europa, allora può scatenarsi ovunque. E questo nonostante tutti i meccanismi di vigilanza e controllo predisposti. A crisi in atto, per impedire un peggioramento della situazione, è indispensabile intervenire con rapidità, decisione, visione chiara delle responsabilità, utilizzando tutti gli strumenti finanziari necessari. Il conflitto tra rigore scientifico e pragmatismo.

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