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Crisi dei subprime: cosa non funziona*

Gli attori del mercato finanziario hanno approfittato della creazione di barcollanti strumenti di debito ma non pagheranno il grosso del costo della crisi e le perdite ricadranno sulle spalle degli investitori finali. Vanno corrette tre cose: le stime del credito, valutazioni della negoziabilità degli asset e la trasparenza nel mercato al dettaglio delle attività finanziarie.

Scatole, patti e scalate

Il dibattito sul governo delle società quotate si è concentrato attorno a tre punti critici: presenza di gruppi piramidali e scatole cinesi, controllo tramite patti di sindacato, debolezza della normativa sull’Opa. Problemi di contendibilità delle società e di tutela delle minoranze esistono davvero. Per risolverli, gli interventi di tipo regolamentare sono preferibili a quelli per legge. Ma debbono essere efficaci e non solo formali. Appellarsi all’agire del mercato, che opera con tempi lunghi, e al “mito” della difesa di piccoli azionisti, non basta più.

Banca e industria, fine di una separazione

L’analisi comparata mostra che in Europa l’Italia ha la regolamentazione più severa sia nei controlli sugli assetti proprietari degli istituti bancari sia sugli acquisti di partecipazioni da parte di banche. Dovuta alle peculiarità degli assetti dell’intero nostro sistema economico. Oggi lo scenario è però diverso. E regole speciali sulla proprietà delle banche non sono più necessarie. Per conservarle poi bisognerebbe contrastare gli indirizzi europei che non lasciano spazio a valutazioni sulla natura finanziaria o industriale dell’acquirente.

L’Opa e la direttiva da buttare

Il mercato unico degli strumenti finanziari in Europa è in grave pericolo e solo un’iniziativa politica di alto livello lo può salvare. Le minacce alla concorrenza arrivano dalla direttiva sull’Opa del 2004, che l’Italia si accinge a recepire. Preoccupano in particolare le norme sull’applicazione della regola di passività e sulla caduta, a certe condizioni, delle difese preventive anti-Opa. Ma soprattutto la possibilità di invocare la reciprocità. Il nostro paese deve farsi promotore di una immediata revisione, che porti a un compromesso ragionevole.

I comuni italiani, tra Paperone e Lenin

La presenza degli enti locali e regionali nella vita economica del paese è un fenomeno importante anche se poco indagato. Una recente ricerca ha provato a misurare la loro partecipazione nel capitale delle imprese. I comuni più ricchi, in termini di capitale a bilancio, sono Milano, Roma e Torino. Ma se si considera la dimensione della città, in testa è Brescia, seguita da Aosta. Le imprese energetiche sono considerevoli fonti di reddito. Effetti benefici dell’apertura al capitale privato in termini di redditività ed efficienza gestionale.

La Consob, un anno dopo

Lunedì 9 luglio il presidente della Consob terrà la sua relazione annuale al mercato. Cosa è cambiato nell’ultimo anno? Apportate le opportune correzioni alla legge sul risparmio, è però ancora lontano il riordino complessivo di una legislazione eccessivamente frammentata e al continuo inseguimento dell’attualità. Mentre l’Autorità dovrebbe sviluppare maggiormente l’analisi di impatto della regolamentazione e impegnarsi in una campagna per l’alfabetizzazione degli investitori. E tra le sfide per il futuro, c’è l’integrazione a livello europeo.

Se il deposito si sveglia

Il regolamento sui depositi dormienti individua le modalità per alimentare il fondo che dovrebbe risarcire i risparmiatori coinvolti nei grandi crac. Si applica alle banche e a tutti gli intermediari. Rimangono però ancora molti interrogativi su come potrà realmente funzionare evitando rimborsi generalizzati. Pericolosa la convinzione che nei casi di default, non solo degli emittenti privati, ma anche degli stati sovrani, possa comunque esserci una sorta di garanzia di rimborso, con grave pregiudizio per la funzionalità del mercato finanziario.

Un’atomica contro le piramidi

I gruppi piramidali sono stati costruiti nel passato. Sono però strutture che durano a lungo. Intanto si è impedito che ne fossero costruite di nuove, mentre il mercato crea forti incentivi ad abbassarle. Il Ddl presentato da alcuni senatori della maggioranza su controllo delle società quotate e contrasto al fenomeno delle cosiddette scatole cinesi si propone invece di smantellare le piramidi per legge. Si tratta di un’atomica giuridica. Che produrrebbe solo un bel mucchio di macerie. Sotto le quali resterebbero i risparmiatori.

“Matrimonio” tra Borse con qualche punto interrogativo

A pochi giorni dal richiamo del governatore sui pericoli dell’isolamento della Borsa italiana, arriva la notizia dell’imminente aggregazione tra le piazze finanziarie di Milano e Londra. Se l’accordo consente a Borsa italiana di essere valorizzata, è conveniente anche per Lse, in particolare per il suo management. Un aspetto delicato dell’operazione è però costituito dall’impatto sulla concorrenza tra mercati. E se per gli investitori i benefici derivano dalla maggiore liquidità di un mercato integrato, resta il punto di domanda degli effetti sui costi di transazione.

Quel che Sarkozy può fare per la Bce*

Il presidente francese ha ripetutamente criticato la Banca centrale europea durante la campagna elettorale: l’intuizione era giusta, ma sbagliato il bersaglio. Il problema è la mancanza di trasparenza della Bce, non le sue decisioni sui tassi di interesse. La trasparenza è alla base di quell’indipendenza ormai ritenuta indispensabile per attuare una buona politica monetaria, come hanno capito in molti paesi. Sarkozy dovrebbe usare la sua influenza per costringere la Bce a seguire quegli esempi. Si prenderebbe così anche una sottile vendetta.

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