Per non deprimere ulteriormente i consumi sarebbe giusto evitare l’aumento dell’Iva. Ma non a tutti i costi, suggerisce un’analisi dei dati Istat. Se invece di ridurre la spesa pubblica, si aumentassero ancora le accise, la cancellazione dell’aumento Iva avrebbe indesiderabili effetti regressivi.
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La progressività del sistema tributario, dettata dalla Costituzione, consente di mantenere una equa distribuzione di risorse, fornire servizi di qualità e cure sanitarie adeguate. Ma non può essere la sola Irpef a rendere progressiva la tassazione. Anche l’Imu deve continuare a fare la sua parte.
Il problema strutturale delle imprese italiane non è tanto la mancanza di credito, quanto la carenza di capitali. Il settore assicurativo ha i capitali e spesso anche le competenze necessarie per la valutazione della qualità dei crediti societari. Perché non favorire un suo maggiore intervento?
L’idea di eliminare l’Imu sulla prima casa suscita molti entusiasmi. Ma è una tesi populista. Perché bisognerebbe indicare con chiarezza dove trovare le risorse per recuperare il gettito perduto. O quali spese si intendono tagliare. E queste somme non potrebbero avere utilizzi più proficui?
Buona parte della ricchezza degli italiani è investita in immobili. Un mercato oggi bloccato. Anche per un fattore di ordine fiscale: chi detiene immobili tramite una società, in caso di vendita, sconta una forte tassazione sulla plusvalenza realizzata. La soluzione è una legge di affrancamento.
Circolano varie proposte per rendere in ogni caso non pignorabile la prima casa. Una misura del genere avrebbe effetti devastanti sul mercato del credito. Semmai si può pensare a un intervento meno radicale, che metta le abitazioni dei contribuenti al riparo dalla voracità del fisco.
La decisione di pagare alle imprese parte dei debiti accumulati dalle amministrazioni pubbliche potrebbe rappresentare la più grande manovra di rilancio dell’economia italiana attuata negli ultimi decenni. A patto che si tenga conto di alcuni elementi, decisivi per l’efficacia del provvedimento.
Le simulazioni mostrano che è possibile una manovra di rimodulazione dell’Imu che aumenti il grado di progressività dell’imposta a parità di gettito. A condizione però di accettare un aumento dell’aliquota per gli immobili diversi dall’abitazione principale.
Si torna a parlare di reddito minimo, dopo l’infelice esperienza del reddito di inserimento e quella discutibile della social card. Ma quanto può costare? E come evitare la “trappola della povertà”? Come impedire gli abusi e l’accesso ai soliti furbi? L’esperienza promossa dalla provincia autonoma di Trento.
Politiche fiscali finanziate con debito pubblico sono più o meno efficaci di politiche redistributive che spostano il carico fiscale dai poveri ai ricchi? Calcoli su dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane stimano un effetto non trascurabile di queste ultime sui consumi a livello aggregato