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Categoria: Fisco

Il circolo vizioso dei condoni

Gli effetti economici delle amnistie fiscali dipendono molto dalle aspettative. E i risultati di un nostro sondaggio condotto da Demoskopea suggeriscono che le categorie più ricche, più istruite e con più capacità di evadere hanno effettivamente ridotto i pagamenti delle imposte dovute. Ma a loro volta queste riduzioni comportano un peggioramento del bilancio dello Stato e dunque la necessità di ulteriori “perdoni fiscali”. Con il rischio di un’auto-alimentazione dei condoni.

L’ottimismo delle regole

Sotto l’albero di Natale abbiano trovato l’ennesima legge ad hoc varata per sanare ex-post situazioni di crisi, il decreto Parmalat, e la proroga del
condono fiscale ai redditi del 2002. Confermano l’immagine di un paese in cui le regole esistono solo per essere disattese. Per far fronte alla diffidenza degli investitori esteri spaventati dalla truffa consumatasi in quel di Collecchio e per ridurre l’incertezza servirebbero, invece, regole credibili. Per far sì che vengano rispettate bisogna cominciare a premiare chi ne denuncia le violazioni. E informare sulle situazioni in cui vi è meno trasparenza. Cercheremo di dare, con il vostro aiuto, il nostro contributo nel 2004.

Dal concordato al condono preventivo

Introdotto in via sperimentale per il biennio 2003-2004, il concordato preventivo fiscale diventa uno strumento di massa. In quest’ultima formulazione, ha perso anche la caratteristica che ne poteva giustificare l’adozione, quella di essere un mezzo per la composizione degli interessi contrapposti di contribuente e Stato, basato sull’analisi delle singole situazioni. È ora un espediente per scambiare un aumento predeterminato del gettito con la tranquillità fiscale. E come tutti i condoni fiscali, premia chi non ha rispettato le regole.

La Borsa e la Finanziaria 2004

La manovra finanziaria prevede riduzioni di aliquote d’imposta per agevolare la quotazione in Borsa anche di società medio piccole. Sono interventi opportuni, anche se non mancano alcune contraddizioni. In particolare, appare criticabile la scelta di limitare a quindici mesi la durata dello sgravio. Si finisce per premiare solo quotazioni già avviate dal momento che chi volesse iniziare oggi le procedure non avrebbe tempo sufficiente a centrare il traguardo di fine 2004.

Il perdono che non serve

Annunciati agli evasori come un’ultima chance che non è mai tale, i condoni tributari si ripetono e determinano una sostanziale e pericolosa perdita di efficacia del sistema sanzionatorio. L’analisi empirica dimostra che lungi dal generare un nuovo e permanente flusso di entrate, i condoni hanno invece avuto un effetto negativo sul gettito dell’imposta del valore aggiunto. Il ricorso a questi strumenti di politica fiscale resta perciò legato al conseguimento di gettiti “facili” e, solo apparentemente, a basso costo.

Ridurre le imposte?

In risposta a una lettera di Luigi Spaventa, Francesco Giavazzi e Tullio Jappelli discutono sotto quali condizioni gli sgravi fiscali possono riuscire davvero a stimolare i consumi.

Quando Tremonti ha ragione

Diminuire le imposte è inutile perché un eventuale taglio non servirebbe a stimolare consumi e produzione, ma solo ad aumentare il risparmio. Lo dichiara il ministro dell’Economia citando a riprova delle sue affermazioni i risultati della Finanziaria, che pure ha ridotto alcune aliquote Irpef. È perfettamente vero. Le famiglie cercano di mantenere un livello di consumo stabile e reagiscono in modo diverso a variazioni di reddito percepite come temporanee o permanenti. Se gli italiani hanno continuato a risparmiare è perché hanno giudicato la riforma fiscale dello scorso anno poco credibile e certo non destinata a durare nel tempo.

Niente sgravi dall’Ires

Contrariamente a quanto si lascia intendere, la riforma della tassazione delle società approvata dal Consiglio dei ministri non comporterà una riduzione dell’onere fiscale che grava sulle imprese. Non è neppure vero che ci si adegui a un modello europeo, peraltro inesistente. È vero invece che dalle legislazioni degli altri paesi europei si mutuano le norme più favorevoli per le holding e per i gruppi, senza interrogarsi se il nuovo sistema sia o meno coerente con le proposte di coordinamento elaborate dalla Commissione europea.

Solo per ricchi

L’abbattimento della pressione fiscale promesso dal “contratto con gli italiani” riguarda solo una piccola fascia della popolazione, quella più ricca. Lo dimostrano le misure già adottate, come la soppressione della tassa sulle eredità di maggiore entità, e quelle previste per il futuro, come la revisione delle aliquote Irpef per gli ultimi scaglioni di reddito. Mentre gli effetti distributivi del primo modulo della riforma sono stati quasi nulli.

Imprese e formazione

Importante il ruolo degli strumenti di finanziamento pubblico nelle politiche di formazione, ma le imprese giudicano ancora troppo elevati gli oneri burocratici e scarsa l’informazione sulle opportunità offerte. E alla deducibilità fiscale delle spese, dovrebbero essere affiancati incentivi per particolari tipologie di interventi formativi.

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