Cresce in Italia il numero delle imprenditrici di origine straniera. Uno studio mostra le loro difficoltà a creare network, ma anche il possibile effetto traino sulla nascita di altre aziende al femminile. Molto dipende dalla cultura del paese di nascita.
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La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
L’imprenditoria immigrata rappresenta una risorsa per il nostro paese, sotto molteplici aspetti. Le province dove è più alta la presenza di immigrati stranieri esportano di più all’estero e non solo verso i paesi di provenienza dell’imprenditore.
La regolarizzazione dei lavoratori stranieri può contribuire ad aumentare le entrate tributarie, Iva compresa. Ma i benefici maggiori si avrebbero se il provvedimento riguardasse tutti i settori e comprendesse anche gli italiani che lavorano in nero.
Regolarizzare i braccianti stranieri irregolari potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno di lavoratori agricoli stagionali. È opportuno attivare i “corridoi verdi” previsti dalla Commissione europea, consentendo l’ingresso in sicurezza.
La “fase 2” potrebbe penalizzare parecchio i lavoratori migranti. Svolgono infatti mansioni che li espongono di più al rischio contagio. E contemporaneamente cresce per loro il rischio povertà e quello di perdere il diritto al permesso di soggiorno.
In tempi di emergenza sanitaria, si torna a parlare di regolarizzazione dei migranti. Andrebbe fatta per molti motivi, legati alla struttura del nostro mercato del lavoro. Un’analisi sulla sanatoria del 2002 ne indica gli effetti positivi per l’economia.
La regolarizzazione degli immigrati irregolari è oggi necessaria per ragioni di salute e di ordine pubblico. E va attuata rapidamente per riprendere il controllo del territorio. La bozza di decreto legge governativo è insufficiente su entrambi i fronti.
Nella distrazione generale, una sentenza della Corte di giustizia Ue condanna Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca per non aver onorato l’impegno di redistribuzione dei richiedenti asilo. Un risveglio di sensibilità per i diritti umani?
Alcuni settori cruciali della nostra economia oggi sarebbero paralizzati senza la forza lavoro straniera. Spesso sono però anche quelli dove più è presente il sommerso. Per garantire tutele e diritti, il governo dovrebbe pensare a una regolarizzazione.