Gli aiuti allo sviluppo non frenano le migrazioni. Una politica che voglia gestire i flussi e fermare davvero il traffico di vite umane dovrebbe garantire quote certe per entrare a lavorare in Europa e corridoi umanitari per i richiedenti asilo.
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La politica del governo sugli immigrati sembra orientata a colpire i bersagli deboli. Ma al di là degli slogan, un rapporto positivo tra immigrazione e sicurezza si costruisce solo promuovendo il lavoro dei migranti nell’economia legale del nostro paese.
I ministri dell’Interno dell’UE hanno respinto il compromesso della presidenza bulgara sulla riforma del trattato di Dublino. Il Consiglio europeo di fine mese potrebbe perciò decidere di mantenere le norme attuali. Per l’Italia non sarebbe una vittoria.
Il governo Lega-M5s non si farà. Ma il loro programma rimane e prevede una politica dell’immigrazione basata su analisi e concetti confusi e di difficile realizzazione, soprattutto al capitolo rimpatri. Nessuna considerazione per i diritti umani universali.
Il contratto di governo Lega-M5s promette il rimpatrio di 500 mila migranti irregolari. Un obiettivo difficile da raggiungere senza la cooperazione con i paesi di origine e di transito e la condivisione delle responsabilità con gli altri stati europei.
L’immigrazione è uno dei temi più cari ai populismi e le fake news si sprecano. Si diffondono così false certezze su presunti complotti, che hanno il duplice pregio di individuare facili nemici e di evitare di doversi cimentare con problemi complessi.
Nelle aree dove la percentuale di stranieri è più forte, ha vinto il centro-destra. Mentre le zone a più alto tasso di disoccupazione hanno premiato il Movimento 5 stelle. Solo dove le istituzioni funzionano meglio i populismi si fermano.
Onu e Unhcr hanno presentato le prime bozze dei Global compact su migrazione regolare e rifugiati. Perché nessun paese da solo può gestire il fenomeno e coglierne le opportunità e le sfide. Dubbi sulla distinzione tra rifugiati e migranti economici.
Il tema dell’immigrazione andrebbe affrontato con una politica complessiva che tenga conto della sempre maggiore articolazione del fenomeno. E si dovrebbe puntare su quello che finora in Italia è mancato: percorsi di integrazione sociale e culturale.
La popolazione immigrata in Italia è da anni stazionaria. Con la crisi sono diminuiti gli ingressi per lavoro, così come i ricongiungimenti e le nascite. Ed è presto per vedere gli effetti della ripresa economica. Nel 2018 la situazione non cambierà.