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L’INFORMAZIONE STATISTICA? MEGLIO PUBBLICA

L’affidabilità, imparzialità e accessibilità delle rilevazioni statistiche sono di fondamentale importanza per un sistema d’informazione democratico. Solleva perciò perplessità la decisione dell’Istat di affidare alcune fasi della rilevazione delle forze di lavoro a una società privata di ricerca. In casi simili, non ci sono garanzie istituzionali dell’autonomia e indipendenza delle ditte private esterne, sulle quali potrebbero esercitarsi pressioni indebite. E l’esternalizzazione potrebbe accrescere i costi e peggiorare la qualità delle rilevazioni.

LE CICATRICI DELLA CRISI

Le grandi crisi finanziarie del passato hanno lasciato importanti eredità sulla struttura economica e politica dei paesi interessati. L’analisi statistica mostra che le recessioni hanno un impatto significativo sulle opinioni degli individui, specialmente se questi hanno tra i 18 e 25 anni. Per esempio, chi ha vissuto durante un periodo di crisi economica tende a credere che il caso conti più dell’impegno personale per il successo nella vita. E si aspetta perciò una maggiore redistribuzione da parte dello Stato. Gli americani diverranno dunque più “europei”?

SETTE TESI SUL PLURALISMO IN TELEVISIONE

Non mancano i segnali preoccupanti per quanto riguarda il sistema dell’informazione e le garanzie del pluralismo in Italia. Derivano da una struttura di mercato estremamente concentrata, da una governance del gruppo pubblico che non garantisce una adeguata indipendenza dal governo e dai partiti politici e da un modo di fare informazione estremamente prono alle influenze politiche. Per comprendere e affrontare il problema proponiamo qui sette tesi. Tra problematiche condivise da altri paesi e peculiarità tutte italiane.

UNA DISCIPLINA UMILE*

Si continua a discutere di crisi e di economisti, anche in Francia o in Inghilterra. E qualcuno mette in dubbio l’utilità di una categoria che non ha saputo prevedere gli ultimi eventi. Sotto accusa anche la formazione, troppo concentrata sulla matematica. Ma il mestiere dell’economista non è fare previsioni. Così come sarebbe disastroso abbandonare un percorso di formazione rigoroso per sostituirlo con un disordinato miscuglio multidisciplinare. L’economia è una disciplina intellettuale che deve essere umile, che cerca di essere utile nella comprensione di un mondo reale estremamente complesso.

UN’ECONOMISTA RIGOROSA E CORAGGIOSA

Etta Chiuri è mancata ieri. Aveva appena compiuto quarant’anni. Era un’eccellente economista interessata all’analisi rigorosa dei complicati problemi economici del nostro paese. I suoi interessi di ricerca avevano solide radici nella teoria economica, e riguardavano temi di grande interesse sociale, come le imperfezioni dei mercati finanziari, i flussi migratori, gli aspetti economici dell’immigrazione clandestina, l’economia della famiglia e le scelte dei figli adulti.
Etta si laurea all’Università di Bari, prosegue poi gli studi in Inghilterra e consegue il Ph.D presso l’Università di York con una tesi molto ambiziosa sui modelli collettivi di scelte della famiglia, e poi un dottorato presso la Bocconi sulla relazione tra offerta di lavoro e disponibilità di servizi familiari. Da subito decide di lavorare in Italia, dove i legami familiari, di affetti e di ricerca sono molto forti. Inizia con passione molti progetti, collabora fin dall’inizio alle attività del CSEF di Salerno, di cui è stata una delle prime Research Fellows, contribuisce alla fondazione del Centro CHILD di Torino. Nel 1999 ritorna all’Università di Bari, dove percorre tutta la carriera accademica e con entusiasmo si dedica in modo serissimo alla didattica e al lavoro di costruzione del dipartimento.
Ma la sua passione per la ricerca è drammaticamente interrotta dalla malattia. Etta reagisce con grande coraggio, rigore e fiducia. Dopo lunghe cure si riprende e la malattia sembra completamente debellata. Ricomincia anche a lavorare con energia, a scrivere e presentare i suoi lavori in conferenze importanti. Collabora ad un progetto internazionale sull’economia della famiglia che coinvolge le maggiori università europee. Trascorre un periodo di studio presso la New York University. Nel 2007 vince il concorso da ordinario presso l’Università di Bari e subito dopo il premio Aldi Hagenaars Memorial Award attribuito dal Luxembourg Income Study al miglior LIS Working Paper scritto da un’economista con meno di quarant’anni  (“Do the elderly reduce housing equity? An international comparison”).
Cresce il suo impegno nell’ambito delle politiche del lavoro e dell’immigrazione, è consulente del Ministero, collabora intensamente con i siti de lavoce.info, neodemos, nelmerito. Scrive anche un libro di grande interesse e originalità “L’esercito degli invisibili” con dati tratti da una delle prime indagini sul campo sull’immigrazione clandestina (con N. Coniglio e G. Ferri). Qualche mese dopo è Visiting Fellow presso il Collegio Carlo Alberto di Torino ma non riesce a completare il periodo di ricerca. La malattia è ritornata. Etta ricomincia a lottare, non prende neanche un mese di congedo dall’università, continua a insegnare e fare ricerca, e a curarsi, ma il coraggio non basta.
Oltre che un’economista eccellente, Etta era una persona meravigliosa e dolcissima da cui è straziante separarsi.

ASSENTEISMO, DATI E POLEMICHE

La riduzione dell’assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche qualora il calo di assenze alla fine risultasse molto inferiore a quanto indicato dallo stesso dicastero. Per questo la polemica tra l’Espresso e il ministero appare stucchevole. Più importante sarebbe discutere come limitare l’assenteismo senza ricorrere a strumenti di contrasto draconiani. E come far sì che il ridimensionamento del fenomeno si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico.

COME LEGGERE I DATI SULLA CONGIUNTURA

Troppe letture discordanti sull’andamento dell’economia italiana. Perché si interpretano in modo sbagliato dati tra di loro coerenti. Stiamo facendo peggio di tutti o quasi, ma le imprese e le famiglie italiane si aspettano una forte inversione di tendenza. Anche se si dovesse materializzare, non dovrebbe impedire un ulteriore calo dell’occupazione. Bene, dunque, che la politica si prepari al peggio. In attesa di buone notizie sull’andamento effettivo dell’economia e non solo un miglioramento delle aspettative.

FINANZIATORI PRIVATI IN SCENA

Quali sono i criteri migliori per finanziare le attività culturali? E a chi spetta il compito di decidere quali attività finanziare? Se in Italia il tema è trascurato, nei paesi anglosassoni, dove il tema è fortemente dibattuto, si è optato per forme decisionali e di sostegno ibride. Una soluzione non ancora adottata nel nostro paese è quella di erogare un finanziamento statale solo alle organizzazioni culturali in grado di ottenere finanziamenti privati. Vediamone i vantaggi.

E SI VOLEVA RICACCIARE ROUBINI IN TURCHIA

Prendersela con “gli economisti” è un po’ come prendersela con “i medici”, “i giornalisti” o qualunque altra categoria. Fa di tutte le erbe un fascio, mette insieme quelli competenti e gli incompetenti, quelli che si occupano di sport, di spettacolo, di cronaca o di politica internazionale. Gli economisti non sono tutti uguali. Facciamo tante cose diverse, alcuni di noi si occupano di finanza, altri del sistema economico nel suo complesso, altri di specifici settori o specifici problemi (che so? dall’ambiente all’antitrust). Insultare in blocco “gli economisti” per non avere previsto la crisi finanziaria americana ha tanto senso quanto dire che dobbiamo insultare “i biologi” per non avere previsto l’insorgere del morbo dell’Aids.
Ricordare i fatti aiuta sempre. Un pesante rallentamento dell’economia era già stato ampiamente previsto, in Italia e altrove; qualcuno addirittura parlava di recessione, e tipicamente era etichettato come un corvaccio. Ciò che era stato previsto solo da pochi era la gravissima crisi finanziaria americana, che ha trasformato il rallentamento nella peggiore recessione del dopoguerra. E solo chi si occupa di finanza – e soprattutto chi se ne occupa negli USA – avrebbe potuto (e forse dovuto) farlo.
E infatti alcuni economisti del settore avevano dato l’allarme. Ad esempio, lo aveva fatto uno come Nouriel Roubini, economista di origine turco-italiana che insegna a New York, quello che nel 2006 a Davos Tremonti invitò a “tornarsene in Turchia” perché osò criticare la politica economica del governo di allora. Altri ancora, e tanti, hanno criticato la leggerezza con la quale l’amministrazione di Bush e il Governatore Greenspan gestivano i mercati finanziari, cosa che ha grandemente contribuito alla crisi. Forse Tremonti vorrà zittire anche chi disse che quella amministrazione sarebbe stata ricordata come una delle migliori della storia?
Le polemiche mi interessano poco, e anche per questo ho preferito non sottoscrivere l’appello dei colleghi. Ma hanno ragione da vendere.
Per carità, molti economisti che avrebbero forse potuto prevedere la crisi non la hanno prevista. E lo sanno benissimo, tanto che al Festival dell’economia di Trento sono stati loro stessi (molti dei firmatari della lettera) a organizzare un vero processo pubblico alla professione.
Ma da qui a dire “tacete” ce ne passa. Sarò un passatista, ma amo il dialogo e mi turba chi cerca di zittire gli altri, soprattutto in un paese ove quello che manca è proprio il dibattito sereno sui problemi concreti. Io vorrei un paese nel quale gli esperti si confrontano e dicono la loro. Soprattutto, vorrei un sistema politico, nel quale i governanti cercano mille opinioni per formarsi la loro. Forse sarò ingenuo, ma quando vedo un ministro che chiede agli esperti di tacere non capisco perché lo faccia.
Solo chi crede di avere la verità rivelata in tasca non è interessato al confronto. E non vedo nessuno che abbia questa verità. Ho il massimo rispetto per il Ministro Tremonti, eccellente giurista esperto di imposte, con ampie competenze nella sua materia. Ma su questi temi Tremonti si contraddice. Afferma che ci troviamo in una “terra incognita”, in un periodo di grande confusione e poche certezze, ma poi non ritiene di doversi confrontare con nessuno. Se fosse veramente coerente con quanto afferma, allora non dovrebbe zittire nessuno, dovrebbe invece chiamare a raccolta tutte le energie migliori del paese.
Amo il confronto, e rispetto le competenze. E’ per questo che se ho una malattia vado da un medico. So che alcuni medici possono commettere errori, ma dilettanti e guaritori non mi interessano.

NON STAREMO ZITTI

Tremonti chiede agli economisti di tacere perché non accetta critiche al suo operato. Una presa di posizione di economisti che ribadiscono che parte integrante della loro professione è valutare l’operato di chi ha in mano le leve della politica economica. Non si faranno intimidire. Quali che siano le pressioni che il ministro esercita sui media. Scriveteci.

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