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La statistica nel paese di Trilussa

Cresce l’attenzione alla qualità e completezza dell’informazione statistica. E l’Istat, pur con scarso personale e mezzi, riesce a sostenere il confronto almeno con gli istituti europei. Ma per ottenere una più ampia e rapida base di produzione e diffusione di statistiche ufficiali è necessario coinvolgere maggiormente il mondo accademico e della ricerca pubblica e privata. È quindi opportuno varare un piano di sviluppo che definisca la cornice normativa e finanziaria in cui dovranno operare i diversi soggetti.

Il conflitto che non c’è

Alla richiesta di dati disaggregati per studiare i meccanismi di inserimento professionale dei neolaureati, e in particolare il ricorso a canali informali, l’Istat oppone un diniego in nome della tutela della privacy. Si nega così l’accesso a informazioni essenziali per il ricercatore anche quando la riservatezza non è in pericolo perché è particolarmente difficile risalire alle persone fisiche. Fra Istituto di statistica e università dovrebbe invece svilupparsi un rapporto più aperto e trasparente. Ne guadagnerebbero la ricerca e la qualità delle indagini statistiche.

Comparabilità delle statistiche sui conti pubblici

La comparabilità delle statistiche europee di finanza pubblica è nettamente migliorata negli ultimi dieci anni. Tempestività, coerenza fra dati nazionali e dati di contabilità pubblica, capacità di rappresentare la situazione reale dei flussi finanziari e di stock sono invece le questioni ancora aperte. È sempre più importante perciò garantire l’indipendenza della statistica dal potere politico e guardare al di là dei saldi contabili.

L’11 settembre di provincia

Poche imprese quotate in Borsa. Management locale e azionariato senza ricambio, se non di padre in figlio. Banche “legate al territorio”. A Parma come altrove, le aziende fanno politica e controllano l’informazione, aumentano il loro potere con artifici contabili e sviluppando rapporti poco chiari con il mondo creditizio. È questo il quadro del capitalismo italiano, non solo di quello di provincia. Perché l’Italia ha potenzialità e meriti, ma deve ancora imparare le regole del grande gioco dell’imprenditoria globale.

Il no di Ciampi

Il Presidente della Repubblica Ciampi non ha firmato il provvedimento sul riassetto del sistema televisivo, la legge Gasparri torna così alle camere. Per i lettori de lavoce.info proponiamo il messaggio del Presidente e i contribuiti di Michele Polo (Una legge Gattopardo per la riforma delle televisioni) Marco Gambaro (La chimera del digitale terrestre ) e Antonio Sassano (Il digitale italiano, una rivoluzione a metà) che discutono alcuni dei punti cruciali messi in luce nel messaggio del Presidente Ciampi

Informazione e pluralismo nel sistema televisivo

La tendenza alla concentrazione del mercato televisivo è comune a tutti i paesi perché deriva dalle caratteristiche della concorrenza tra reti generaliste finanziate con la pubblicità. L’Italia è un caso estremo per la presenza di due gruppi multicanale che rendono difficile l’ingresso di nuovi operatori anche in segmenti non coperti. E per una struttura proprietaria altrettanto fortemente concentrata. Lo sviluppo del digitale terrestre non è una soluzione, soprattutto perché non avverrà in tempi brevi.

Potere economico e potere mediatico

In tutto il mondo, grandi gruppi industriali possiedono giornali e televisioni. Così come in molte nazioni lo Stato ha la proprietà di almeno un canale televisivo. L’anomalia italiana sta nel fatto che è di proprietà pubblica il 50 per cento delle televisioni, mentre la quota di media in mano all’industria è decisamente superiore a quanto avviene negli altri paesi. Molto più alto della media è anche il livello di concentrazione del mercato pubblicitario.

La copertura mediatica della Legge finanziaria

Il monitoraggio dell’informazione sulla Finanziaria 2004 di quotidiani e telegiornali rivela picchi di attenzione legati più al contesto politico che ai contenuti della manovra. Nei telegiornali, tempi e scelta dei temi dei servizi riflettono le diverse linee editoriali. I quotidiani pubblicano più tabelle con informazioni tecniche rispetto ai telegiornali, anche se questi spazi sono spesso dedicati a questioni a latere, come la riforma della previdenza, il dibattito nella maggioranza, i conti di riferimento.

Statistiche e privacy

Riproponiamo la scheda comparativa tra la Current Population Survey e le indagini sulle Forze Lavoro e i precedenti interventi nel dibattito su privacy e ricerca di Andrea Ichino, Nicola Rossi e i commenti di Mario Vavassori , Leonello Tronti e Saverio Gazzelloni.

Banche dati solo sui giornali

Per conoscere l’andamento dei salari reali gli italiani possono fare affidamento solo sui risultati di un’indagine realizzata dal Corriere della Sera. Che per ovvi motivi non può essere sottoposta a verifiche di attendibilità e replicabilità. Ma un approccio scientifico a questo tema, come ad altri, è problematico perché per applicare i metodi di ricerca riconosciuti internazionalmente mancano i dati necessari, che in Italia non sono raccolti o sono protetti dalla legge sulla privacy.

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