Il fallimento di Alitalia arriva da lontano. Veti vari hanno impedito che funzionasse l’alleanza con Klm, specializzata sui voli internazionali. E dopo i soci privati hanno scelto di concentrarsi sul mercato domestico invece che sul lungo raggio.
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I tre commissari Alitalia dovrebbero definire quella strategia industriale che manca da quindici anni. Puntando sul lungo raggio, com’è nell’interesse del paese e scegliendo con attenzione le alleanze. Anche il governo dovrebbe avere un ruolo più attivo.
In un’ottica di minimizzazione del danno, è ragionevole aver messo altri soldi pubblici in Alitalia. Ma se i commissari non riusciranno a rimettere rapidamente ordine nella compagnia e a trovare un compratore, il conto per il contribuente salirà ancora.
Alitalia non è fallita perché svolgeva un irrinunciabile servizio pubblico. È fallita perché non ha saputo fare il suo normale lavoro di compagnia aerea. Proprio quello che invece le low-cost fanno benissimo. Per profitto, certo, ma perché demonizzarlo?
Il contributo straordinario che si aggiunge agli oneri di urbanizzazione non risolve la crisi fiscale delle città. Ma è utile perché cattura l’aumento di valore degli immobili generato dalle trasformazioni urbanistiche. E finanzia infrastrutture necessarie.
Non mancano gli esempi di grandi opere che si sono rivelate uno spreco di soldi dei cittadini. Il ministero ha ora creato una struttura tecnica che valuterà gli investimenti pubblici secondo regole precise, per rendere meno discrezionali le scelte politiche. Ma riuscirà a svolgere il suo ruolo?
Una liberalizzazione completa dei taxi annullerebbe il valore alle licenze. Ed è un’eventualità a cui i tassisti si oppongono con forza. Ma una tassa sul servizio destinata a finanziare un indennizzo per chi possiede oggi una licenza potrebbe risolvere la questione. Con vantaggi per tutti.
Alitalia è rimasta ancorata a un vecchio modello di business, fondato sul monopolio dei voli nazionali. E di fronte a una concorrenza agguerrita, ha abbassato i prezzi dei biglietti, senza però diventare una low-cost. Nasce da qui la sua ultima crisi. Che si può risolvere con scelte precise.
Alitalia è un vettore fuori rotta economica. Sui viaggi intercontinentali può ancora stare sul mercato, ma con la sua struttura dei costi non può sostenere la concorrenza dei low-cost sul breve-medio raggio. La soluzione potrebbe essere proprio quella di trasformarla in una compagnia a basso costo.
Un complesso processo di riforma interessa ormai da anni l’organizzazione sul territorio dei servizi di trasporto pubblico. Le iniziative delle regioni si sono spesso arenate per i contenziosi dovuti a normative nazionali ed europee mutevoli. Ma il sistema ha necessità di una cornice coerente.