Dopo il referendum e la sentenza della Corte costituzionale occorre individuare nuovi strumenti per rendere più efficiente il sistema dei trasporti pubblici. O almeno per ridurne le perdite. Due proposte coerenti con i principi di autonomia e responsabilità di Regioni ed enti locali.
Categoria: Infrastrutture e trasporti Pagina 30 di 58
Suscitano perplessità le misure della legge di Stabilità sul trasporto pubblico locale. Con la creazione di un fondo nazionale e la definizione di linee guida per l’allocazione delle risorse tra le Regioni, il potere decisionale torna al Governo centrale.
Uno studio dell’Ance rivela una notevole mortalità dei progetti di partenariato pubblico-privato. Quali ne sono le ragioni? E perché tempistiche delle gare e risultati variano così tanto da Regione a Regione e tra le diverse amministrazioni?
Condivisibili i tagli ai trasporti pubblici locali, perché abbiamo tariffe molto basse e costi di produzione molto alti, e un’offerta nel complesso sottoutilizzata rispetto al resto d’Europa. Bene l’istituzione dell’Autorità dei trasporti, che però non è ancora operativa.
Meritoriamente il Governo approva un disegno di legge per la valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo del suolo. Prevede diverse iniziative i cui risultati dipenderanno dall’attuazione che ne sarà data. Ma la procedura per disegnare la geografia delle aree edificabili nel nostro paese sembra macchinosa e potrebbe innescare conflitti tra territori e tra livelli istituzionali. Meglio sarebbe se ai comuni fosse consentito di approvare nuovi piani attuativi di aree già edificabili solo dopo la conclusione di quelli varati in precedenza.
Arsenale di Venezia, il luogo simbolo della città. In agosto, dopo due secoli di usurpazione, lo Stato decide di restituirlo ai veneziani: tutto, tranne i pochi edifici ancora utilizzati dalla Marina Militare. La legge prevede anche che ogni reddito proverrà alla città da quel complesso (che evidentemente è inalienabile) dovrà essere impiegato per la sua ristrutturazione.
Il settore trasporti fornisce una casistica esemplare dell’assoluta mancanza di responsabilità nell’uso delle risorse pubbliche, apparentemente impermeabile alla crisi delle finanze di enti locali e nazionali. A Pisa, una metropolitana leggera automatica in sopraelevata collegherà la stazione ferroviaria all’aeroporto: meno di un chilometro in linea d’area. A Susa, la nuova stazione per l’alta velocità è progettata da un’archistar giapponese, peccato che probabilmente resterà vuota. Il più oneroso, ma meno documentabile è il “terzo valico” tra Milano e Genova.
L’Enac pubblica un poderoso studio in vista dell’elaborazione di un Piano nazionale aeroporti. Il primo problema è che si prende come base per le previsioni di traffico il 2008, quando ancora le ripercussioni della crisi non si erano fatte sentire. Così come lascia dubbi la classificazione dei diversi aeroporti italiani, dove ritorna l’idea di fare di Malpensa un “hub multivettore”. Ma l’interrogativo principale è sulla scelta di redigere un Piano nazionale. Non sarebbe meglio lasciare che ciascuna Regione decida su quali scali puntare, considerate le risorse a disposizione?
La neonata e lungamente attesa Autorità dei trasporti non può iniziare il proprio lavoro perché i membri designati dal Governo non hanno ancora ottenuto il gradimento del Parlamento. La causa sono i veti incrociati espressi dai gruppi maggiori su due dei tre nomi. Si rischia così di pregiudicare una scelta che avrebbe dovuto scuotere dal torpore un settore infrastrutturale cruciale. Forse il presidente del Consiglio dovrebbe adottare anche in questo caso il “metodo Rai”, opponendosi alle pressioni dei partiti e facendo prevalere il bene comune. Nell’interesse primario degli utenti.
Sospesa da una discussa ordinanza del Consiglio di Stato, torna la congestion charge milanese. Intanto, i dati mostrano chiaramente che Area C è stata un successo. Ha ridotto gli ingressi in città del 34 per cento. La minor congestione ha contribuito al calo delle emissioni di tutti i principali inquinanti locali. La velocità dei mezzi pubblici di superficie è aumentata del 6 per cento e gli incidenti sono scesi del 28 per cento. Paradossalmente, proprio la sospensione estiva ha fatto piazza pulita della tesi che la riduzione del traffico fosse dovuta alla crisi economica.