Per valutare le politiche pubbliche servono informazioni adeguate e facilmente accessibili. Come spiega Paolo Sestito, Ministero del Lavoro e Inps hanno creato il Clap, campione longitudinale degli attivi e dei pensionati. Tuttavia, rileva Michele Pellizzari. chi fa ricerca rin Italia si trova ad affrontare la carenza di dati statistici individuali, e il Clap si limita alla diffusione di numeri aggregati. Speriamo che non rallenti il processo di distribuzione dei microdati.
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Chi fa ricerca in Italia si trova ad affrontare la carenza di dati statistici individuali, informazioni dettagliate su ciascuno degli individui considerati, rese opportunamente anonime secondo la vigente normativa sulla privacy. Ora, la distribuzione on line dei dati provenienti dagli archivi Inps è presentata come un primo passo per ovviare a questa situazione. E’ certamente un’iniziativa interessante, ma si limita alla diffusione di numeri aggregati. Con il rischio che finisca per sostituire o rallentare il processo di distribuzione dei microdati.
Negli ultimi anni, statistiche ufficiali, sondaggi dopinione, commenti raccolti per la strada, stime econometriche sono diventate “realtà” indiscutibili, finendo però per rendere tutto indeterminato. Ora è necessario arrivare alla definizione di un insieme condiviso di dati e indicatori statistici per vagliare la situazione di un paese sotto vari aspetti. Anche lItalia deve accelerare la riflessione su questo tema chiave. Perché lo sviluppo di scelte politiche valutabili su dati di fatto è una caratteristica irrinunciabile di un paese moderno.
Prima di rifinanziare i progetti di incentivazione alla diffusione della cultura informatica tra i giovani italiani, andrebbero valutati i risultati ottenuti con le iniziative già attuate. L’effetto di alfabetizzazione addizionale sembra infatti aver riguardato solo il 3 per cento dei sedicenni. Se invece gli incentivi fossero assegnati casualmente a persone “simili”, non solo per età, ma anche per background familiare e livello di istruzione, l’eventuale variazione delle abilità informatiche potrebbe essere ascritta più rigorosamente alla partecipazione al programma.
Si occuperà di bio-nanotecnologie, scienze neurali, automazione e robotica, settori di frontiera e ad alta ricaduta applicativa. Sarà una struttura snella, de-burocratizzata e autonoma, basata su criteri meritocratici, che dovrà contare anche su finanziamenti privati. Perché la sfida dellIstituto italiano di tecnologia è innovare il sistema della ricerca nel nostro paese, stimolando la competizione e mettendo in rete le realtà di eccellenza. Così da consentire allItalia di mantenere un ruolo primario nel gruppo dei paesi più avanzati anche prossimi decenni.
Il presidente Durão Barroso, non appena la nuova Commissione europea sarà insediata, dovrà dedicare molta attenzione al compito di ridare ordine e coerenza alle politiche economiche dellUnione europea. Si dovrebbe abbandonare la cosiddetta agenda di Lisbona per dare maggior spazio al coordinamento delle politiche macro-economiche e assegnare priorità assoluta al completamento del mercato interno dellUnione.
LItalia investe poco in ricerca e sviluppo. I dati mostrano che soprattutto i settori maggiormente high tech segnano il passo. Occorre una politica della ricerca che ci agganci al resto dellEuropa, non i pericolosi segnali di autarchia industriale che provengono dal Governo.
Lanalisi delle citazioni brevettali consente di misurare lutilità, la novità e la non ovvietà di una innovazione e fornisce una mappa delle connessioni che si instaurano fra brevetti successivi. Dal confronto internazionale emerge che lItalia ha una propensione a brevettare inferiore a quella dei paesi tecnologicamente più progrediti. E non brilla neppure per il “valore” medio delle sue scoperte e invenzioni. Si conferma così limpressione di una debolezza endemica del nostro sistema nazionale dellinnovazione.
Il nuovo regolamento comunitario sulle fusioni tra imprese interviene su questioni importanti come la giurisdizione, i tempi delle procedure e i poteri di indagine della Commissione. Soprattutto, ridefinisce i criteri di ammissibilità, sulla falsariga di quelli americani. Si tratta di una riforma profonda e le incertezze applicative che ne deriveranno dovranno essere risolte in modo da favorire la capacità delle aziende europee di competere sui mercati internazionali e dunque il superamento del nanismo industriale che ancora caratterizza molti settori.
Per rilanciare la crescita dellItalia viene spesso indicato come esempio da seguire il modello spagnolo. Ma proprio la Spagna insegna che una strategia basata su poco Stato e unaccelerata liberalizzazione del mercato del lavoro non genera un aumento duraturo della produttività, il vero motore della crescita. Meglio allora guardare più a Nord, allesperienza finlandese. Dove si è riusciti a produrre innovazione utilizzando la spesa pubblica per finanziare riforme capaci di garantire i giusti incentivi per investire e fare ricerca.