Le conseguenze economiche della signora Thatcher: più rapida crescita, maggiore sensibilità delle variabili sociali alle fluttuazioni economiche e più rapida crescita della disuguaglianza. Difficile capire quanto i risultati siano dovuti alle politiche pro-market attuate dalla Lady di Ferro.
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La Banca centrale del Giappone ha annunciato un radicale cambio di regime nella propria condotta. Non è una semplice manovra di politica espansiva, è il tentativo di uscire dalla trappola deflazionistica. Sul suo successo non mancano i dubbi. Come risponderanno la Fed e la Banca centrale europea?
La vicenda dei marò si è ingarbugliata negli ultimi giorni. L’Italia ha ottime ragioni nel sostenere la sua giurisdizione sull’incidente. Così come non può essere limitata la libertà del nostro ambasciatore. Ma quali sono le ragioni della decisione del Governo di non rispettare l’impegno preso?
Nei paesi dove hanno dato risultati positivi in termini di crescita, le politiche di bilancio restrittive sono state accompagnate da una politica monetaria accomodante. Una strada preclusa all’Italia da quando è entrata nell’euro. Il nostro paese avrebbe dovuto seguire un’altra direzione.
Si chiama “diplomazia per la crescita”. È il tentativo di trasformare l’immagine del mondo dei diplomatici dalle tradizionali feluche ai panni dei manager dotati delle tecnologie più aggiornate. Per affrontare la complessità della globalizzazione. Dopo il salvataggio dell’Ice, rimane ancora molto da fare.
A quasi due anni dall’esplosione delle primavere arabe, solo l’Egitto, la Libia e soprattutto la Tunisia hanno realizzato significativi progressi in termini di libertà politiche e civili. Miglioramenti più marginali si sono avuti in Giordania e Marocco. Tutti gli altri paesi del Golfo, eccetto Oman e Kuwait, hanno visto ridursi le libertà. I regimi monarchici sono più stabili delle repubbliche e negli Stati ricchi di materie prime non agricole l’evoluzione democratica è quasi nulla. Scarso rispetto dei diritti politici e civili nelle democrazie uscite da guerre civili cruente.
Siamo all’elezione del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Ma un altro risultato elettorale sembra già definito. Stando ai sondaggi, ci sarà un sostanziale pareggio tra Repubblicani e Democratici, con i primi che manterranno il controllo della Camera e i secondi quello del Senato. Ma ciò determinerà uno stallo nelle decisioni su questioni fondamentali. E in particolare impedirà di arrivare a un nuovo patto sociale che produca una politica di bilancio sostenibile.
Il web è uno strumento attraverso cui semplificare la vita delle famiglie e delle imprese riducendo i costi connessi con la burocrazia. Ma per la digitalizzazione della vita politica e sociale nel nostro paese c’è ancora molto da fare. La bassa diffusione della partecipazione politica attraverso Internet fa ipotizzare che il successo del M5S non sia da attribuire solo agli elettori che tendono a informarsi e interagire tramite web. In prospettiva, ci sono possibilità di crescita per le formazioni che utilizzeranno la rete come primario canale di relazione con l’elettorato.
Si può guarire, in alcuni casi, da una crisi di debito accumulando altro debito, suggerisce il Nobel Paul Krugman. Che invoca una politica fiscale espansiva come unico strumento possibile per creare domanda e generare occupazione quando il settore privato ha un indebitamento eccessivo. Il costo si scaricherà sui contribuenti e se la spesa pubblica verrà utilizzata in modo produttivo, le generazioni future avranno più debito, ma anche più asset. In Italia, però, la ricetta non può funzionare. Ecco perché.