A sette anni dalla legge regionale che ha abolito le province, la maggior parte dei consorzi e delle città metropolitane siciliani si trova senza risorse sufficienti per far fronte alle nuove funzioni. Serve una riforma complessiva all’insegna della flessibilità.
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Si è gridato allo scandalo per la consulenza di McKinsey al ministero dell’Economia. Ma chi lavora con la pubblica amministrazione sa che i servizi di assistenza tecnica sono prassi comune. La soluzione è una riforma profonda del pubblico impiego.
La Corte costituzionale ha definitivamente chiarito che la gestione delle politiche contro le epidemie spetta allo stato. Diventa così pretestuoso tutto il dibattito sul Titolo V. Ma va costruito un più corretto rapporto istituzionale centro-periferia.
Il deficit di trasparenza nella gestione della pandemia influisce negativamente sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Lo confermano le pronunce del Tar del Lazio sulle mascherine chirurgiche a scuola e sul piano nazionale di emergenza.
Dopo la rinnovata fiducia di Camera e Senato, il governo va avanti. Il quadro politico rimane però particolarmente instabile, con una maggioranza sempre meno coesa. Per il Conte II, la fine potrebbe essere già iniziata, ma non per il Parlamento.
Forme asimmetriche di decentramento potrebbero offrire soluzioni flessibili ed efficaci per prevenire i conflitti intergovernativi, accentuati dall’emergenza Covid-19. Ma come garantire vantaggi alle regioni con più autonomia senza danneggiare le altre?
Con l’accentramento delle decisioni anti-pandemia, diventa complesso per i cittadini distinguere le responsabilità dell’esecutivo da quelle delle amministrazioni locali. Così misure impopolari penalizzano i sindaci più vicini al governo centrale.