Le poche ricerche empiriche che mettono a confronto compensi e qualità della classe politica sembrano indicare che se l’indennità è più alta, migliorano i risultati ottenuti dalle amministrazioni. Vale però per i governi locali. Più difficile valutare i deputati. Soprattutto se sono “nominati”.
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Poteri di proposta di nuove leggi e pareri sui provvedimenti approvati dall’altra camera. Si fermano qui le similitudini tra il Senato delle autonomie che esce dalla riforma costituzionale e il Bundesrat. Le differenze dovute a due diverse impostazioni: federalista in Germania, regionale in Italia.
Ragioni squisitamente politiche portano a riemettere in discussione l’Italicum. Si ipotizza l’eliminazione del ballottaggio e l’introduzione del premio di coalizione. Due novità che però minerebbero l’intero impianto di quella legge elettorale. Non sarebbe forse meglio ricominciare tutto da capo?
L’Unione Europea ha da tempo un registro dei lobbisti, che indica le regole per svolgere l’attività e prevede l’adesione a un codice di condotta. Per superare alcune lacune si prepara ora una sua riforma. Che potrebbe essere di ispirazione anche in Italia, dove manca una normativa sulle lobby.
Tra polemiche e mozioni incrociate provenienti da tutti gli schieramenti, l’Italicum è un cantiere ancora aperto e che non accenna a chiudersi. Con il rischio di trasformarsi in una legge elettorale approvata, ma mai utilizzata.
Nel ricordare la figura di Carlo Azeglio Ciampi va sottolineato il suo metodo di lavoro, che lo portava a prendere decisioni solo dopo aver ascoltato attentamente le idee dei suoi collaboratori, riconoscendone sempre il valore. E una visione lungimirante nei grandi come nei piccoli progetti.
Il testo unico che riforma le società a partecipazione pubblica riduce la possibilità di costituirle o mantenerle, aprendo realmente alla concorrenza. Ma i criteri sono ampi e lasciano ancora troppo spazio alla discrezionalità. Né si capisce cosa succederà una volta chiuse le vecchie partecipate.
Non è semplice valutare dall’esterno la gestione delle municipalizzate romane. Ma in generale le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità di amministratori e dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, si rischia la peggior deriva.
La selezione dei dirigenti pubblici basata sui curricula promossa dalla riforma Madia difficilmente funzionerà. Tra le falle, gli astratti criteri di selezione e la struttura delle commissioni, troppo piccole e politicizzate. Non è che questa procedura è un velo per mascherare sistemi di cooptazione?
La riforma costituzionale così come è stata approvata e l’Italicum rafforzano il centralismo e aumentano la governabilità. Il contrappeso per una simile preminenza governativa è il limite di mandato. Istituzioni che dovrebbero facilitare la partecipazione e la libertà preservata dalla collegialità.