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Categoria: Stato e istituzioni Pagina 60 di 86

BOCCONI GHIOTTI E AMARI NELLO SPEZZATINO TORINESE

Il comune di Torino ha iniziato l’iter per la cessione del 40 per cento di alcune delle sue aziende partecipate, con un possibile incasso futuro stimato attorno ai 200 milioni di euro. È un’operazione che coinvolge più attori: fondazioni bancarie locali, altri potenziali acquirenti e utenti, che non sono solo i torinesi. Il boccone più ambito è Trm, la società per il trattamento dei rifiuti. In futuro, dunque, il comune di Torino sposterà una parte del proprio ruolo virtuale di regolatore a una holding. Ed è a questa e alla qualità del suo apparato che i cittadini dovranno guardare.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio tutti i lettori dell’attenzione, e rispondo ai commenti più critici.

A Pietro il Cancelliere: conosco bene il problema di understaffing degli uffici giudiziari. Il personale invecchia e va in pensione, e in assenza di ricambio è diminuito del 20% almeno negli ultimi dieci anni. Il Ministero della Giustizia dovrebbe bandire concorsi? Giusto. Ma è verosimile, in tempi di crisi economica? Per nulla. E anche se venisse bandito un concorso nazionale, servirebbe questo a coprire i posti nel Nord Italia, visto che il pubblico impiego è appealing soprattutto per i meridionali? Difficile. 

A Franco Cantarano: rispondo che le grandi sedi metropolitane dovrebbero piuttosto essere deconcentrate: tutte le grandi città del mondo hanno tribunali di quartiere. Quale beneficio avrà mai il Tribunale di Roma – un monstre di otto sedi e con oltre duemila dipendenti – dalla soppressione della piccola, ma efficiente e ben tenuta, Sezione Distaccata di Ostia?  

A Paolo, che esprime l’idea radicata che la Giustizia sia un “monopolio naturale”, faccio notare che in realtà sono i sistemi economici e politici ad essere in concorrenza tra loro, e la giustizia con essi. Nel momento in cui un’impresa si localizza in un dato territorio, valuta tutte le infrastrutture, fisiche e non, su cui può contare, e tra queste ultime c’è certamente la tutela dei diritti. Quindi sì, in qualche modo si può ‘scegliere’ anche un tribunale.

I più dubbiosi, mi sembra, hanno ad oggetto non tanto la mia proposta, ma  l’idea stessa di federalismo, e la possibilità di trovare un soddisfacente punto di equilibrio tra Stato ed Enti territoriali (a Alfonso lavanna, a Bellavita).

In particolare, a Damiano Mereta:  è ben possibile che percorrere interamente questa strada potrebbe “aggravare la disparità … tra i cittadini di regioni virtuose e quelli di regioni meno capaci”, ma non credo che i diritti dei cittadini si tutelino meglio tenendo ferme le regioni più evolute, e allineandole tutte al minimo comun denominatore. Il senso dell’operazione federalista è piuttosto di liberare energie, scatenare la competitività e l’emulazione.
I dubbi sull’efficacia e sull’applicabilità delle ricette federaliste al nostro Paese sono ben legittimi, ma la Costituzione vigente offre non solo vincoli, ma anche opportunità: perché non approfittarne?
Ad esempio, essa, sin dal testo originario del 1948, prevede all’art. 106 la possibilità di eleggere i giudici. Se ciò avvenisse, i giudici di pace sarebbero “pressati dalla politica”, come dice Franco Cantarano, o non maggiormente soggetti a un controllo democratico? Non lo so, ma domando: che senso ha tenere delle norme nella Costituzione, e poi non attuarle?
Insomma, è possibile dare ai problemi della nostra Giustizia una risposta più creativa del solito “tagli, tagli, e ancora tagli?”

QUEL DOPPIO TURNO CHE MIGLIORA LA VITA *

In tempo di governo dei tecnici, i partiti tornano a discutere di riforma del sistema elettorale, spesso mescolando considerazioni sulla bontà di ciascuna particolare formula con calcoli di convenienza. Un’analisi svolta di recente sui comuni italiani mostra però che il sistema a doppio turno comporta una serie di vantaggi rispetto al turno unico. Ad esempio, favorisce la partecipazione elettorale, la rappresentatività negli organismi elettivi, la qualità della compagine di governo, la qualità delle politiche poste in atto.

FEDERALISMO DIFFERENZIATO PER LA GIUSTIZIA

È possibile tagliare il costo che i piccoli uffici giudiziari rappresentano per lo Stato e al tempo stesso salvare la giustizia di prossimità? Sì, chiedendo agli enti locali di assumerne la gestione diretta. Le Regioni sono interessate a una giustizia civile veloce ed efficace a sostegno del tessuto delle loro imprese. E, soprattutto al Nord, dispongono della risorsa che oggi manca negli uffici giudiziari: il personale radicato sul territorio. Per le Regioni è l’occasione di assumersi gli onori e gli oneri del federalismo. E di dimostrare di saper fare di più e meglio dello Stato.

SE UN PATROCINIO NON SI NEGA A NESSUNO

Dalla sagra strapaesana alle ricerche di mercato più improbabili: comuni, province e Regioni non lesinano denaro in sponsorizzazioni, patrocini e contributi. La normativa prevede la pubblicazione successiva della spesa sostenuta, ma non esiste una rilevazione nazionale del volume delle risorse erogate. E finora i tentativi di limitare le spese di rappresentanza hanno solo creato grandi polveroni. Eppure un totale divieto permetterebbe di risparmiare centinaia di milioni di euro. A quanti punti di pressione fiscale locale in meno potrebbero equivalere?

GARIBALDI E I MILLE? UN INVESTIMENTO

La spedizione dei Mille è stato uno degli eventi cruciali per l’unificazione d’Italia. Ai tempi non c’era internet ma il telegrafo, Parigi era la Borsa di riferimento e i prestiti erano erogati dalle grandi famiglie dei banchieri e non dall’Fmi. Eppure mercati finanziari e debito pubblico ebbero un ruolo nello sgretolamento del regno borbonico e nel successo dei garibaldini. E, col senno di poi, è un po’ come se Garibaldi avesse detto “obbedisco!” non solo al re Vittorio Emanuele, ma anche ai Rothschild.

POCHI RISPARMI SENZA LE PROVINCE

Se la manovra “salva Italia” non ha potuto cancellare le province, le depotenzia a tal punto da rivelarsi il primo passo decisivo verso la loro definitiva soppressione, anche con una certa “disinvoltura” costituzionale.

LA QUALITÀ CHE MANCA ALLA PICCOLA PROVINCIA

Si parla tanto, e da tempo, di abolizione delle province o comunque di razionalizzazione del sistema. Intanto il loro numero cresce: da 95 a 110 negli ultimi venti anni. Perché si pensa che avere molte province, di dimensioni ridotte, sia importante per le specificità dei territori: più è omogenea l’area governata dall’ente locale, migliore sarà la sua azione. Ma alla nascita di otto nuove province nel corso degli anni Novanta e al conseguente frazionamento territoriale non ha fatto seguito alcun miglioramento nella qualità di alcuni beni pubblici offerti.

VOTO GIOVANE, VOTO DA PONDERARE

Le grandi democrazie sono nate in un’epoca in cui il peso elettorale delle giovani generazioni era consistente e crescente. Ora invece è sempre più preponderante la presenza di popolazione anziana, tendenzialmente più interessata alle condizioni immediate che a investire sul futuro. Tanto più in Italia. Per riequilibrare la situazione si può pensare di attribuire a ogni elettore un voto il cui peso dipenda dall’aspettativa di vita, così come è avvenuto per la riforma delle pensioni. Il sistema  responsabilizza elettori e candidati di tutte le età.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, DALLA RETORICA AI FATTI

La modernizzazione della pubblica amministrazione è una questione cruciale per l’Italia, non solo perché ce lo chiede l’Unione Europea, ma perché servizi pubblici efficienti e di qualità sono un’importante risorsa per cittadini e imprese. Il miglioramento dei servizi pubblici arriverà attraverso il lavoro sul campo, la capacità di gestire le organizzazioni pubbliche e l’abilità di diffondere le innovazioni. Per farlo non servono nuove leggi. Ma si deve passare da una prospettiva autoreferenziale a una rivolta all’esterno, che parta dalle esigenze degli utenti.

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