Lavoce.info

Categoria: Stato e istituzioni Pagina 69 di 86

UN PREMIO TROPPO PICCOLO PER IL MERITO

Almeno negli enti locali, la riforma Brunetta rischia di fallire proprio nel suo punto di forza, il rilancio della meritocrazia. In media ai dipendenti pubblici meritevoli sarà riconosciuto un premio appena superiore ai 400 euro. Troppo poco per indurre i più passivi e improduttivi a mutare atteggiamento. Intanto, però, il nuovo sistema di valutazione determinato dalla riforma è assai complesso e richiede notevoli sforzi organizzativi. Con il rischio che a crescere sia la spesa per le consulenze necessarie per comprendere e applicare il sistema.

COOPTATI O VOTATI: COME SELEZIONARE POLITICI MIGLIORI?*

Il complicato sistema elettorale per i Consigli regionali prevede sia candidati “bloccati” dai partiti sia candidati scelti con il voto di preferenza. Abbiamo analizzato le differenze di profilo degli eletti con le due metodologie in Lombardia. Per capire su chi cadono le scelte dei cittadini considerando sesso; titolo di studio; età media, minima, e massima; incarichi precedenti in Consiglio regionale. Alcuni risultati destano qualche sorpresa.

DUE ANNI DI GOVERNO: ISTITUZIONI

L’unica riforma istituzionale sin qui iniziata è la legge delega sul federalismo fiscale, che in realtà è l’attuazione del nuovo articolo 119 della Costituzione modificato, nel 2001, dentro la riforma del Titolo V. Dico solo iniziata perché è una legge delega, i cui frutti matureranno negli anni, via via che si faranno i decreti legislativi attuativi. Il Pdl e la Lega avevano esordito con uno schema molto radicale, basato sull’idea che larga parte delle risorse restassero là dove si producono. Il Pd ha contrapposto un proprio schema organico alternativo. Il risultato complessivo ne è stato influenzato in modo significativo, tanto che il Pd si è astenuto nel voto finale sulla legge. Oltre al cambiamento dei criteri è stata decisa l’istituzione di una commissione bicamerale che seguirà da vicino l’elaborazione dei decreti e che ha avviato i suoi lavori in questi giorni. Le altre forze di opposizione hanno in larga parte condiviso questo lavoro, ma poi hanno voluto distinguersi dal Pd nel voto: l’Udc ha votato “no” e a quel punto, paradossalmente, l’Idv si è posizionata sull’unica casella rimasta vuota, il “sì” insieme alla maggioranza.
Tutto il resto rimane in un limbo, a cominciare dalla legge elettorale, dopo il fallimento del referendum del 2009. A seconda di come viene curvata la legge elettorale cambia anche il senso di tutte le altre riforme costituzionali. In realtà oltre all’interesse di Berlusconi a non cambiarla, ci sono anche incertezze del Pd. La legge attuale garantisce un obiettivo importante, quello della scelta diretta del governo, ma ne nega un altro, il rapporto tra l’elettore e il suo rappresentante. Per questo servirebbe il collegio uninominale, che garantirebbe al tempo stesso il rapporto tra rappresentanti e rappresentati e, in modo più naturale, la scelta diretta del governo da parte dei cittadini. Invece il sistema proporzionale alla tedesca recupererebbe il rapporto coi rappresentanti, ma ci farebbe regredire rispetto alla scelta diretta dei governi.
Questo è lo stato – non esaltante – dell’arte.

DUE ANNI DI GOVERNO: AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Il merito iniziale del ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione è stato quello di riportare in cima all’agenda istituzionale l’impegno per la riforma amministrativa. Il programma viene formalizzato in un piano strategico nel maggio 2008 – il “piano industriale per la Pa” – che individua i seguenti obiettivi: riconoscimento del merito, trasparenza, rafforzamento delle funzioni del management pubblico, customer satisfaction, innovazione tecnologica. Sempre nei primi mesi di governo, nell’estate 2008, si adottano le misure di contrasto dell’assenteismo e per la trasparenza. Sull’assenteismo si registra un’effettiva diminuzione del fenomeno (di entità rilevante, anche se i numeri forniti dal ministro provenivano da una autoselezione degli enti più virtuosi). Tuttavia, sulla trasparenza totale si avvertono i primi segnali di cedimento alle resistenze: la norma per la trasparenza della dirigenza pubblica viene inserita nella prima manovra economica del governo, ma in sede di conversione del decreto legge la disposizione scompare. È l’inizio di un progressivo isolamento dell’azione di riforma amministrativa, cui viene a mancare il necessario forte sostegno dello stesso presidente del Consiglio per superare le prevedibili e diffuse resistenze. L’isolamento dell’azione di riforma, rimessa alle sole forze del ministro, la espone al rischio di ridursi a un cambiamento più annunciato che realizzato.
Non si tratta di un rischio potenziale, ma di battute d’arresto sostanziali: si pensi all’iter parlamentare della legge delega (n. 15 del 2009) e del decreto legislativo (n. 150 del 2009) che escludono dall’applicazione della riforma la presidenza del Consiglio dei ministri. È il sintomo preoccupante dell’incapacità del titolare della Funzione pubblica di imporre la riforma nella stessa amministrazione in cui opera. Oppure alla portata del tutto insufficiente della cosiddetta class action contro le pubbliche amministrazioni e i concessionari pubblici, troppo debole nei meccanismi di tutela degli utenti e inutilmente complicata nelle modalità di attuazione. E ancora all’evidente ostruzionismo che il ministero dell’Economia e delle finanze esercita sull’attività della Commissione per la valutazione istituita dalla riforma: sono ancora oggi fermi sul tavolo del ministro i decreti che sbloccano il funzionamento dell’autorità indipendente per la trasparenza e la valutazione, istituita dalla legge n. 15/2009, a sei mesi dall’approvazione dei suoi cinque membri da parte del Parlamento con la maggioranza qualificata dei due terzi.
Va inoltre tenuto in considerazione un piano parallelo di eventi che si pone in forte contraddizione con gli obiettivi di trasparenza e performance che la riforma vuole perseguire: è la questione delle gestioni emergenziali collegate alle vicende, anche giudiziarie, della Protezione civile. Lo scandalo sugli appalti mette in luce non solo l’opacità dell’azione amministrativa, sottratta alle regole dell’evidenza pubblica, ma anche come le gestioni derogatorie non garantiscano neppure l’obiettivo di migliori performance. Meno trasparenza e meno efficienza allo stesso tempo. Attraverso uno schema di deroghe che si è progressivamente ampliato passando dalla gestione delle emergenze, a quella dei grandi eventi, fino alla gestione di eventi che (seppure formalmente definiti “grandi”) appartengono al novero della programmazione e gestione ordinarie.
Per queste ragioni il primo biennio di governo dell’amministrazione lascia ancora in larga parte frustrate le aspettative iniziali – ampiamente condivise ‑ di un impegno tenace nell’innovazione del settore pubblico: la strumentazione per la misurazione della perfomance, il premio del merito, la trasparenza totale, la partecipazione degli utenti alla valutazione rischiano di rimanere sulla carta, senza tramutarsi in pratiche diffuse nelle organizzazioni. Il rischio è che lo stallo si traduca in un insuccesso che pregiudichi anche i futuri sforzi di cambiamento e che contribuisca ad alimentare la percezione di un settore pubblico strutturalmente inadeguato e irriformabile. Sacrificando, oltretutto, un’analisi più veritiera che dovrebbe far emergere le grandi differenze tra contesti e territori, e spingere a formulare iniziative e proposte differenziate, coerentemente con il quadro di federalismo amministrativo nel quale si muove il paese.

MA LE QUOTE DI GENERE FUNZIONANO

Sono poche le donne elette in Parlamento e nelle amministrazioni locali. Per ovviarvi molti paesi hanno introdotto quote di genere. Anche in Italia sono state in vigore per un breve periodo. Con quali effetti? La percentuale di seggi occupati da donne nei consigli comunali è cresciuta dal 7,6 al 18,4 per cento. Un andamento confermato anche dopo l’abolizione della norma. E le elette sono più istruite dei colleghi maschi.

IDENTIKIT DEL LEGHISTA AMMINISTRATORE

Chi sono i sindaci della Lega Nord? Meno donne, ma più giovani e con un livello medio d’istruzione superiore rispetto agli altri amministratori del Nord. Inoltre provengono da occupazioni con un alto costo opportunità dell’ingresso in politica: imprenditori, commercianti, avvocati e professionisti. I comuni leghisti hanno una maggiore percentuale di entrate proprie e una minore rigidità della spesa. Insomma, un federalismo municipale non solo predicato ma anche praticato.

LO SVILUPPO DEL SUD PASSA DALL’EUROPA*

Le statistiche ci dicono che dal punto di vista economico esistono due Italie: le regioni settentrionali che competono con i bacini industriali del Nord europeo e il Mezzogiorno, sempre più vicino alle zone più povere dell’Europa. Se non si interviene su questa situazione, il processo di disgregazione del paese diventerà inevitabile. Dobbiamo invece puntare su un’idea di Italia europea che, attraverso le strutture comunitarie, cerchi di trainare il Sud verso lo sviluppo.

LE 13 REGIONI DOVE SI VOTA IL 28/29 MARZO

Vedi anche le tabelle raggruppate per indici.

IL TEMPO DELLE RELAZIONI PERICOLOSE TRA POLITICI E IMPRESE

Gli appalti pubblici sono vulnerabili alla corruzione. Ma come si sviluppano quelle relazioni preferenziali tra politici e imprese che possono esserne l’anticamera? Nelle amministrazioni locali un fattore decisivo è il numero dei mandati ricoperti da un sindaco. Se viene rieletto per una seconda volta si verifica una sistematica riduzione nel numero di partecipanti alle aste, a cui corrisponde un maggior costo per la realizzazione dell’opera e un maggior aggravio per le finanze pubbliche.

SE LO SPOILS SYSTEM AIUTA LA CORRUZIONE

Insieme all’abnorme quantità di leggi complicate e continuamente modificate e derogate, il grande problema dell’organizzazione amministrativa è la dirigenza troppo collegata al potere politico. Solo negli enti locali il 12 per cento dei dirigenti è stato scelto senza concorso e in via fiduciaria. Spesso è una fiducia nella fedeltà all’appartenenza e allo sviluppo di gruppi di potere. E i rimedi proposti? Il disegno di legge anticorruzione non affronta il tema. La riforma Brunetta frena spoils system e sistema fiduciario degli incarichi. E l’Anci la osteggia.

Pagina 69 di 86

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén