Molte le novità nella proposta di riforma costituzionale elaborata dai quattro saggi a Lorenzago e approvata dal Consiglio dei ministri. Il mero elenco basta a indicarne la portata, si va dal premierato al Senato federale, al presidenzialismo. Ma sul federalismo, l’attuazione del Titolo V, questo nuovo progetto rimette in discussione e contraddice i precedenti, elaborati dalla stessa maggioranza. Aumenta così la confusione, mentre a procedere speditamente nel suo iter parlamentare è solo il progetto di devolution di Umberto Bossi.
Categoria: Stato e istituzioni
Il condono edilizio, pilastro della manovra finanziaria, è stato varato. Ma alcune Regioni lo attaccano. Appellandosi a passate decisioni della Corte costituzionale, sottolineano come la sanatoria potrebbe compromettere la propria gestione del territorio. Inoltre, invocano la maggiore autonomia garantita dal Titolo V. Un’analisi della giurisprudenza costituzionale mostra come il conflitto tra i due livelli di governo sia assai incerto negli esiti.
Le due province autonome istituiscono un Fondo pubblico e universale per erogare prestazioni alle persone non autosufficienti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche. Sono finanziati con i bilanci provinciali e con un contributo obbligatorio e progressivo di tutti i cittadini. Garantita anche la sostenibilità finanziaria futura. Un modello da esportare alle altre Regioni? Potrebbero sorgere problemi di equità e portabilità dei diritti. E’ comunque necessario pensare a un fondo nazionale.
L’effetto dei diversi assetti istituzionali sull’efficacia, efficienza e equità delle politiche pubbliche è incerto. Se davvero si vuole imprimere una svolta maggioritaria al sistema italiano, conviene forse guardare a “regole di minor livello”, più vicine però ai meccanismi decisionali, come i regolamenti parlamentari.