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Autore: Floriana Cerniglia

cerniglia Professore ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali.

Direttore del Centro di ricerche in Analisi economica e sviluppo economico internazionale (CRANEC).

Nel marzo 1994 si è laureata in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica, relatore Prof. Alberto Quadrio Curzio. Nel 1996 ha conseguito il Master of Science in Economics, presso University of Exeter (UK) e nell’ottobre 2001 ha conseguito il Phd in Economics, presso University of Warwick (UK). E’ autrice di numerose pubblicazioni nazionali e internazionali. E’ Associate Editor (coordinator) della Rivista Economia Politica, Journal of Analytical and Institutional Economics, Springer. E’ componente del comitato di consulenza scientifica del mensile Aggiornamenti Sociali, del comitato scientifico della Fondazione Edison e del comitato direttivo dell'Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Due obiezioni sull’autonomia differenziata

Le intese raggiunte dal governo Conte1 con Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna andrebbero radicalmente riviste. Perché le materie richieste sono tantissime, forse troppe, e i meccanismi di finanziamento dubbi. Tutto il percorso si basa su un equivoco.

Quante incertezze sulla strada del federalismo differenziato

Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna chiedono più autonomia e più risorse. Ma l’operazione è complessa, sotto il profilo politico e tecnico. E la Consulta dovrà esprimersi su moltissimi aspetti di conflitto con i principi fondamentali della Repubblica.

Sicilia, una regione troppo speciale

Negli ultimi giorni si è discusso molto di un possibile commissariamento della Regione siciliana. Ma qual è la situazione reale? Intanto, lo Statuto speciale assegna competenze molto ampie, per il cui esercizio sono previste risorse altrettanto elevate. Ma la gestione che ne è stata fatta nel corso degli anni ha portato alle attuali difficoltà di cassa e pregiudica anche la situazione futura. Se guardiamo i dati relativi al bilancio di competenza della Regione per l’esercizio finanziario 2012 si riscontrano ancora molte opacità e un peggioramento dei conti.

Una riforma in dieci punti

La riforma costituzionale incide sul 40 per cento degli articoli della Costituzione vigente. Diminuiscono deputati e senatori. Ma sono previsti almeno tre procedimenti legislativi. Il Senato è sottratto al circuito fiduciario Parlamento-Governo. Nei rapporti tra Stato e autonomie locali alle norme pro-devolution si affiancano quelle anti-devolution. Nuove funzioni per il Presidente della Repubblica. E con il premierato si instaura un modello costituzionale inedito, che elimina alcuni dei sistemi di pesi e contrappesi tra esecutivo e legislativo.

Il Titolo V e la “bozza di Lorenzago”

Molte le novità nella proposta di riforma costituzionale elaborata dai quattro saggi a Lorenzago e approvata dal Consiglio dei ministri. Il mero elenco basta a indicarne la portata, si va dal premierato al Senato federale, al presidenzialismo. Ma sul federalismo, l’attuazione del Titolo V, questo nuovo progetto rimette in discussione e contraddice i precedenti, elaborati dalla stessa maggioranza. Aumenta così la confusione, mentre a procedere speditamente nel suo iter parlamentare è solo il progetto di devolution di Umberto Bossi.

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