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Un unico contratto e tante delucidazioni

Con il rallentamento della crescita dell’occupazione, certificato dalle ultime indagini sulle forze lavoro, vengono al pettine i nodi irrisolti delle riforme del mercato del lavoro degli ultimi quindici anni. E al persistente dualismo territoriale, si sovrappone il dualismo fra contratti permanenti e contratti temporanei. Un problema reale che abbiamo cercato di affrontare con una proposta di riforma pubblicata su lavoce.info più di due anni fa. Molti lettori ci hanno chiesto spiegazioni a riguardo e vogliamo qui offrire risposte ad alcuni dei quesiti più frequenti.

Quattro tappe per riformare il mercato del lavoro in Francia*

Rendere più sicuri i percorsi professionali e più efficace il sistema di indennità di disoccupazione cambiandone il finanziamento. Oltre a razionalizzare le procedure di licenziamento. Si tratta di riforme possibili per il mercato del lavoro francese. A patto di realizzarle contemporaneamente per ottenere l’assenso delle parti sociali. Una volta in atto, permetterebbero di ridurrebbe il numero dei senza lavoro, aprirebbero prospettive più stimolanti per i giovani. Soprattutto, garantirebbero una maggiore crescita economica.

Il gap manageriale del vecchio continente *

Perché l’Europa cresce meno degli Stati Uniti? Tra le varie cause, una non viene quasi mai citata: la differenza nelle pratiche manageriali. E la stessa letteratura economica non è di grande aiuto. Una ricerca recentemente condotta mostra come le pratiche manageriali abbiano un forte impatto sulla produttività d’impresa. E come mercati concorrenziali e lavori flessibili siano rilevanti per un management efficiente.

Quando il lavoro è intermittente

Il contratto di lavoro intermittente (o lavoro a chiamata) è stato fin dall’inizio tra le più controverse innovazioni introdotte dalla legge Biagi. Ma quanto viene usato? In che forma? Da quali aziende? I dati del Centro Impiego del Veneto possono aiutarci a fissare dimensioni e caratteristiche dell’adozione di questa formula che nel corso del tempo è stata sempre più utilizzata, ma che potrebbe sparire in seguito alla riforma del welfare.

Una defiscalizzazione costosa e aleatoria*

La Francia non utilizza efficacemente le sue risorse di mano d’opera. La scelta delle 35 ore di lavoro settimanale ha arrecato danni al paese, strangolando le attività. Ma la legge appena varata sulla soppressione degli oneri fiscali e dell’imposta sul reddito delle ore straordinarie non è una soluzione efficace: giocherà a sfavore delle nuove assunzioni; e rischia di costare più del previsto perché molte aziende dichiareranno ore straordinarie fittizie per beneficiare dell’assenza di prelievi.
Una scelta del genere dovrebbe prima essere sperimentata su alcuni settori.

La morte bianca è spesso un incidente stradale

I dati Inail dicono che gli infortuni stradali sono di gran lunga la prima causa delle cosiddette morti bianche. A essi è riconducibile circa la metà dei morti sul lavoro. La circolazione stradale è mediamente più rischiosa anche quando si fanno confronti con i settori produttivi a più alta frequenza di infortuni. Grandi le differenze fra la cultura della sicurezza sul lavoro e quella della sicurezza stradale, in termini di allarme sociale, di risorse umane e finanziarie devolute a formazione, prevenzione e controlli, di conseguenze giuridiche.

Una definizione per il lavoro usurante

I benefici previdenziali da assegnare ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti hanno avuto grande spazio nell’accordo tra governo e sindacati. All’elenco già contenuto nel decreto Salvi dovrebbero ora aggiungersi i lavoratori notturni, gli addetti alle linee a catena e i conducenti di mezzi pubblici pesanti. Ma il punto principale è trovare una definizione basata su criteri “oggettivi”, che tenga conto in maniera esplicita degli effetti sulla salute della mansione svolta, senza dover ricorrere a un criterio stringente come quello della effettiva invalidità.

Relazioni industriali: la paralisi e i rimedi

Sono quasi otto milioni i lavoratori dipendenti con contratto collettivo scaduto. E tra breve altre importanti categorie si aggiungeranno all’elenco. Le difficoltà di funzionamento del sistema di relazioni industriali dipendono essenzialmente dal difetto di una visione comune tra le parti del contesto economico in cui la contrattazione si colloca, dei vincoli da rispettare e degli obiettivi da raggiungere. Ad aggravarle contribuisce poi la centralizzazione del sistema contrattuale. E non sarà certo la triennalizzazione a risolvere la situazione.

Il lavoro tra Tavolo e mercato

La luna di miele del mercato del lavoro italiano sembra finita. Cresce sì l’occupazione, ma molto meno che in passato se si considera l’andamento dell’economia nel suo complesso. Dopo molti anni, non aumenta il tasso di occupazione. Si approfondisce il divario Nord-Sud: nel Mezzogiorno calano sia gli occupati che i disoccupati, mentre al Nord diminuiscono gli inattivi. Ecco di che cosa dovrebbero discutere governo e parti sociali per evitare il rischio di un confronto lontano anni luce dai problemi di chi presta lavoro e di chi offre opportunità di impiego in Italia.

Cosa succede agli studi di settore

Contrariamente a quanto si dice in questi giorni, lavoratori autonomi e piccole imprese pagano le loro imposte sul reddito effettivo. Mentre gli studi di settore sono solo uno strumento di accertamento. I nuovi indici di coerenza introdotti dalla Finanziaria 2007 servono a contrastare una duplice attività di “manipolazione” dei dati. Sono però diventati la testa di ariete per il tentativo di far crollare l’intero impianto degli studi di settore. Ma siamo sicuri che con un’evasione stimata attorno al 27 per cento del Pil, il nostro paese possa rinunciarvi?

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