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Tra mobilità e salario

I differenziali di reddito e occupazione fra le regioni dell’Unione Europea si attestano su livelli assai elevati. Tuttavia, la mobilità geografica resta bassissima. Né si riesce ad agire sui salari, spesso contrattati a livello nazionale, senza tener conto delle condizioni locali del mercato del lavoro. E la disoccupazione nel Sud Italia è tre volte quella del Nord. La politica economica deve fare una scelta chiara, in favore di una maggiore mobilità del lavoro o di una maggiore flessibilità regionale dei salari. Altrimenti, i divari tra regioni continueranno a essere pronunciati.

Imprese, formazione e cuneo fiscale

Le imprese italiane versano oggi un contributo obbligatorio per il sostegno delle politiche di formazione dei lavoratori. Le risorse si riversano in fondi destinati a co-finanziare gli interventi formativi. Peraltro, poco utilizzati dalle aziende. Si tratta dunque un sistema efficiente? Una valutazione complessiva del suo impatto sulle performance economiche delle imprese, in particolare di quelle medio-piccole, e sulle opportunità di carriera dei lavoratori, è indispensabile. Soprattutto alla luce della richiesta di riduzione del costo del lavoro.

La riforma della contrattazione collettiva: dialogo tra Eugenio Scalfari e Pietro Ichino

Il 18 gennaio, su “la Repubblica”, Eugenio Scalfari ha mosso alcune critiche radicali alla proposta contenuta nel libro “A che cosa serve il sindacato” (Mondadori) di Pietro Ichino, il quale ha risposto a quelle critiche il 20 gennaio con un editoriale sul “Corriere della Sera”, ponendo a sua volta a Scalfari alcune domande non retoriche. Il dialogo è proseguito nel corso di un incontro svoltosi a Roma il 14 febbraio scorso, di cui qui riportiamo i contenuti essenziali. La trascrizione è stata rivista e approvata da entrambi gli autori.

L’industria energetica

L’elevata dipendenza del nostro paese dai combustibili fossili di importazione ci rende estremamente vulnerabili alle turbolenze internazionali. Al di là delle misure d’emergenza, è necessario elaborare un politica che promuova il risparmio energetico, la diversificazione delle fonti energetiche, la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi prodotti con basse emissioni di CO2. Diminuire le importazioni di gas e petrolio non ha solo un effetto benefico sulla bilancia commerciale, è un’opportunità per la crescita di nuovi settori produttivi.

Decontribuzione: come e per chi?

Prodi si è impegnato a ridurre di cinque punti il cuneo fiscale nel primo anno di un suo eventuale Governo. Mancano ancora dettagli importanti sulla proposta, a partire dalle coperture e dalla platea di lavoratori a cui la decontribuzione dovrebbe essere applicata. L’analisi dei potenziali effetti della decontribuzione su competitività del paese, sistema previdenziale e finanza pubblica fa ritenere che l’intervento dovrebbe essere limitato solo ai percettori di bassi salari. Se così fosse, la manovra sarebbe interamente finanziabile con l’inasprimento della tassazione delle rendite finanziarie.

I privilegi fiscali delle coop

Con la riforma del diritto societario e la Finanziaria 2005 la quota esente da imposte degli utili delle cooperative a mutualità non prevalente è stata limitata al 30 per cento. Nasce quindi uno stock azionario nella disponibilità dei soci. Sembra coerente con la normativa dare piena trasferibilità alle azioni, anche per evitare una ulteriore concentrazione del rischio per il socio. Si può pensare a un fondo, gestito da intermediari specializzati, che raccolga azioni provenienti da varie cooperative ed emetta titoli il cui rendimento dipende dall’andamento medio delle azioni.

Eppur bisogna lavorare di più

I paesi con un numero elevato di ore lavorate pro-capite registrano una crescita economica maggiore. Lo dimostrano gli Stati Uniti e, in Europa, la Gran Bretagna e i nuovi Stati membri dell’Unione. La discussione sulla revisione della Working Time Directive dovrebbe essere l’occasione per ridurre i disincentivi che tengono basso il livello di ore medie lavorate. Soprattutto, dovrà rimanere in vigore la clausola opt-out, che consente di allungare il limite dell’orario di lavoro settimanale oltre le 48 ore. Ed è ritenuta vitale per assicurare la competitività.
Pubblichiamo, in seconda pagina, la replica dell’autrice ai commenti dei lettori.

L’occupazione dopo la legge Biagi

La legge Biagi ha modificato gran parte della legislazione sul lavoro. Ora si pone la questione se alla mera regolazione delle diverse fattispecie contrattuali, non debba affiancarsi un intervento di riordino delle aliquote contributive, la chiave per contrastare la cosiddetta “fuga dal rapporto di lavoro standard”. La stessa discrasia tra contratti a termine e a tempo indeterminato potrebbe ridursi immaginando meccanismi d’indennizzo monetario per l’interruzione del rapporto di lavoro. Forse è arrivato il momento di pensare al sempre rinviato Statuto dei lavori.

Luci e ombre della borsa continua del lavoro

La borsa continua nazionale del lavoro è uno strumento di trasparenza dell’intero mercato. Sfruttando le tecnologie informatiche, dovrebbe ridurre al minimo le asimmetrie informative Mancano però informazioni puntuali sui volumi di transazioni che passano per il sistema, perché non è stato predisposto, almeno a livello nazionale, un sistema di monitoraggio. E restano inattuate le funzionalità che consentirebbero di raccordarsi con l’attività dei servizi pubblici per l’impiego e che potrebbero attrarre anche gli altri intermediari e i datori di lavoro.

Quanto lavorano gli italiani

La tesi che gli orari dei dipendenti italiani siano inferiori a quelli dei loro concorrenti europei non ha sostegno empirico. Il vantaggio italiano si riduce però sensibilmente se si considera l’impegno lavorativo sul complesso dalla popolazione in età di lavoro. La causa è il basso tasso di occupazione, soprattutto femminile Tuttavia, il valore resta superiore alla media dell’Unione Europea a 15 ed è analogo a quello dell’Olanda. Per accrescere l’impegno degli italiani nel mercato dei beni e dei servizi, non serve ridurre le ferie, ma si devono aumentare i posti di lavoro.

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